Martedì 16 Luglio 2024

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  • 18/9/2023

L'analisi delle motivazioni del lavoratore che lascia un posto di lavoro

Nei percorsi di orientamento professionale non è mai da sottovalutare l'analisi delle motivazioni per cui un lavoratore decide di andarsene (o se ne è già andato) da un determinato posto di lavoro. A cura di Rovena Bronzi, Orientatrice Asnor.

Il seguente articolo serve a fornire una panoramica delle motivazioni più frequenti che portano un lavoratore ad andarsene da un determinato posto di lavoro e approfondisce il perché è cosi importante per un Orientatore partire da esse all’inizio di un percorso di orientamento professionale.

Le motivazioni del lavoratore che lascia un posto di lavoro

Tra le motivazioni del lavoratore che lascia un posto di lavoro ci sono quelle legate alla persona e quelle legate al posto di lavoro.

Le motivazioni legate alla persona

Tra le motivazioni legate alla persona, possiamo per esempio citare:

  1. il cambio di stile di vita: per esempio l’andare a vivere altrove o il volersi dedicare maggiormente alla famiglia, a sé stessi, alle proprie passioni;
  2. eventi improvvisi in cui mai nessuno vorrebbe incorrere ma che purtroppo accadono: un doversi vedere costretti ad assistere un famigliare o una malattia invalidante che impedisce al collaboratore stesso di continuare a lavorare alle attuali condizioni;
  3. scelte differenti maturate nel tempo e legate a nuove priorità, nuovi interessi, nuovi valori, nuovi e differenti obiettivi professionali non più conciliabili con l'attuale posizione, ruolo, azienda;
  4. il pensionamento, alcuni magari vorrebbero continuare a lavorare “come se niente fosse cambiato”, altri ancora a lavorare ma trasformando la loro attività professionale primaria  in una accessoria e occasionale (e non tutte le aziende permettono liberamente al collaboratore di scegliere);
  5. la decisione di diventare freelance ed aprire un’attività in proprio;
  6. la concorrenza che spesso è più attraente, perché offre proprio quelle opportunità che l’azienda in questione non è riuscita o non ha voluto dare al collaboratore.

A meno che non siano fin dall’inizio decisioni perentorie e non negoziabili, nella maggior parte dei casi, la decisione di andarsene subentra dopo che non si è riusciti a trovare un accordo con l'azienda e a ridefinire le attuali condizioni di collaborazione.

Queste sono solo alcune delle motivazioni più frequenti che, come si potrà comprendere, possono essere determinanti in un percorso di orientamento e consulenza di carriera, soprattutto nella ri-definizione degli obiettivi professionali e delle professioni obiettivo, in un’ottica di equilibrio, armonia, allineamento.

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Le motivazioni legate al posto di lavoro

Tali motivazioni sono principalmente legate a una serie di accadimenti e cambiamenti che subentrano nel tempo e che possono portare un lavoratore a decidere, più o meno liberamente, di non accettarli/subirli e quindi di volersene andare.

Tra queste possiamo per esempio citare:

  1. cambiamenti legati al contratto di lavoro, quali il ruolo e la mansione svolta o al contrario promesse non mantenute rispetto a cambiamenti attesi, quali un aumento di salario;
  2. caratteristiche intrinseche al ruolo, all’attività, ai ritmi e ai tempi di lavoro;
  3. mancanze da parte del datore di lavoro nel riuscire a cogliere i bisogni e le esigenze dei suoi collaboratori, di offrire loro opportunità di crescita e di formazione;
  4. politiche del personale inesistenti, troppo rigide o fortemente lontane da concetti attuali quali welfare aziendale e work life balance;
  5. incompatibilità con i capi, la cultura, i valori aziendali;
  6. presenza di manager o superiori autoritari, dittatoriali, incompetenti, totalmente disinteressati ai loro collaboratori con tutte le conseguenze che ne derivano, oltre che di colleghi magari troppo preoccupati di farsi notare e lodare da tali figure per riuscire a collaborare e a creare relazioni sane e costruttive;
  7. ambienti malsani caratterizzati da tensioni, competitività, assenza di meritocrazia e collaborazione, colmi di “zombie” che si aggirano per i corridoi o di “mine vaganti”pronte ad esplodere in qualsiasi momento;
  8. comportamenti illegittimi da parte del datore di lavoro, fino ad arrivare a situazioni distruttive quali quelle del mobbing, del sessismo o delle molestie.
     

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Conclusioni

In un percorso di orientamento, è importante, soprattutto per comprendere quale sia lo stato psico-fisico della persona orientata, analizzare attentamente la sua motivazione a trovare altro, il suo approccio verso il mercato del lavoro, la fiducia in se stessa e negli altri, il suo modo di fare ricerca, attiva o passiva.

Il mio suggerimento è di partire sempre dalla motivazione intrinseca ed estrinseca, dal cosa sta cercando e perché, dai motivi per cui se ne è andata o se ne vuole andare. Ma non solo. Anche dal come sta, come si sente, se ha elaborato il lutto della rottura, sia logicamente nel caso in cui è stata licenziata ma anche che abbia deciso di dimettersi e cercare altro.
 

Per approfondire: motivazione, cos'è e come trovarla

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Dott.ssa Rovena Bronzi

Dott.ssa Rovena Bronzi

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