Venerdì 22 Novembre 2024

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  • 17/2/2023

Cos'è il Work Life Balance, tra lavoro e vita privata

Quando parliamo di conciliazione tra lavoro e vita privata (work life balance) stiamo parlando soprattutto di equilibrio tra i tempi da dedicare al lavoro e quelli da dedicare alla vita privata e alla famiglia. C’è una cosa, però, di cui molti non parlano: le due sfere, quella lavorativa e quella privata, devono prima trovare un equilibrio interno, diversamente sarà difficile poterle conciliare. A cura di Dario Madeddu, Orientatore Asnor.

Cos’è il Work Life Balance

“Ciao Dario, mi chiamo Federica, sono una mamma single e vorrei capire come muovermi nel mondo del lavoro per trovare una posizione che mi permetta allo stesso tempo di lavorare, mantenere mio figlio e riuscire a dedicare la sera a lui. La mattina mi aiutano i miei, l’anno prossimo entrerà all’asilo, ma io sento di voler dedicare una parte della mia giornata a lui e alla sua crescita. Non voglio dover lavorare e basta per poi rientrare e metterlo a letto. Puoi darmi una mano?”.

Lo ammetto, prima di questa richiesta arrivatami via e-mail da parte di Federica, avevo dedicato i miei interventi di orientamento soprattutto a rendere efficaci le persone sul lavoro, ad aiutare gli altri a capire come esprimersi al meglio nel proprio lavoro. Gestire il tempo dedicato al lavoro in modo efficace ed efficiente è una passione che alleno ogni giorno su me stesso. Insegnarlo agli altri è un privilegio che ho da orientatore. Il problema di Federica, però, era differente.

Gestire in maniera efficace il tempo da dedicare al proprio lavoro e gestire allo stesso modo il tempo da dedicare alla propria vita privata non è un problema orientativo, ma sono tanti problemi orientativi e vi spiego perché. Il primo problema orientativo, in una situazione simile riguarda il lavoro. La prima dimensione che ho cercato di investigare è stata proprio questaSe non riusciamo ad essere soddisfatti e felici del lavoro che svolgiamo non riusciremo mai a conciliare la vita privata con il lavoro (work life balance).

Questa affermazione è apparentemente banale, ma racchiude il fulcro del problema. Per conciliare due sfere della nostra vita, lavoro e vita privata, quelle due sfere, prese singolarmente, devono ciascuna possedere un loro equilibrio interno. Diversamente, accadrà che una andrà a sopperire alle mancanze dell’altra divenendo un rifugio. Se il mio lavoro e la mia carriera non mi soddisfacessero, potrei ricercare nella vita privata le soddisfazioni che altrove non trovo.

Affiderò, così, tutte le mie aspettative alla vita privata e lì cercherò realizzazione, trascurando quella che correttamente potrebbe arrivare dalla mia vita professionale. A patto, però, che il lavoro sia solo non soddisfacente. Se, invece, la mia mansione mi genera stress ed ansia, tanto da condurmi a un burnout, io rischio di trovarmi con due sfere fondamentali della mia vita che, piuttosto che conciliarsi, rischiano di sgretolarsi simultaneamente e in modo concatenato.

Il problema funziona anche al contrario. Ecco perché si può parlare di conciliazione del lavoro e della vita privata solo a patto che le due sfere abbiano un loro equilibrio interno.

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L’aumento delle dimissioni volontarie: the great resignation

Il troppo lavoro genera forte stress, irritabilità, disturbi sonno-veglia, poca concentrazione, la sensazione di mancanza di tempo per fare qualsiasi cosa e difficoltà relazionali. In sostanza, lavorare troppo difficilmente significa lavorare bene ed efficacemente. Anzi, significa rovinare piano piano la sfera lavorativa e quella privata. Al contrario, gravi problemi nella sfera privata possono riversarsi nella vita professionale e disturbarla fino a farla fallire.

Il fenomeno di aumento delle dimissioni volontarie che viene chiamato “the great resignation” e che vede milioni di persone nel mondo abbandonare il proprio posto di lavoro per trovare altro che permetta loro di vivere più serenamente la sfera lavorativa e la sfera privata, non è un problema che va derubricato sotto i diversi cambiamenti sociali che il COVID-19 ha portato. È un fenomeno che fonda le sue basi nei cambiamenti intervenuti nel mondo del lavoro attuale e nella società che oggi viviamo. È un problema sociale che deve essere affrontato molto seriamente. Dietro si porta il senso del lavoro e il senso stesso della nostra vita.

Alcuni aspetti della nostra vita trovano appagamento nel lavoro. Mi riferisco al desiderio di autorealizzazione e alla crescita personale, ad esempio. È assolutamente vero, però, che anche la vita privata può e deve essere una sfera che ci permetta autorealizzazione e crescita personale.

Va da sé, però, che scegliere di non lavorare per dedicarsi solo alla famiglia o scegliere di lavorare talmente intensamente da non avere quasi una vita privata, sono scelte personali che comunque devono darci felicità. E quando si parla di scelte il problema è di fatto un problema orientativo. La scelta non deve mai portarsi dietro una sconfitta, né personale né lavorativa. Un problema orientativo risolto non ammette una soluzione di questo tipo: mi concentro solo sulla vita privata perché il mio lavoro non mi soddisfa e mi accontento di averlo pur di guadagnare ciò che mi occorre per vivere. Un problema orientativo risolto non ammette neppure una scelta a fattori invertiti.

La scelta che è frutto di un problema orientativo risolto, è una scelta felice, cioè una scelta che ci appaga sotto tutti i punti di vista. Diversamente, tornerà ad essere un problema. Accontentarsi non significa scegliere felicemente. Anzi, è esattamente il contrario. Significa solo ed esclusivamente ritirarsi temporaneamente in una zona di comfort dalla quale, prima o poi, per essere davvero felici, vorremo uscire.

La ricerca dell’equilibrio tra lavoro e vita privata

Rivedere le proprie priorità di carriera, anche ricercando lavori che possano coniugare meglio il lavoro con il tempo libero, necessita di un lavoro ben impostato sulle nostre scelte e che un orientatore può aiutarci a svolgere. Inoltre, la settimana lavorativa più corta, che qualche Paese ha già adottato, in alcuni casi può essere una soluzione, ma non è la panacea del work life balance. Avere più tempo può essere utile. Bisogna, però, prima scegliere come stare bene sul lavoro e nella vita privata per poi impiegare quel tempo in più nel modo migliore. Diversamente, avremo solo più tempo, ma non avremo trovato l’equilibrio.

Per tornare a Federica, il lavoro che ho dovuto impostare con lei, ha prima di tutto affrontato questi aspetti più profondi, proprio perché il work life balance non è solo questione di tempo. Non è solo questione di settimana lavorativa più corta. Può apparire tale, ma in realtà parte da qualcosa di più profondo. È lì che prima un orientatore deve investigare. Solo se l’orientatore trova davvero risolte le due sfere, allora può dedicarsi a formare il suo allievo/cliente su come gestire meglio i tempi o aiutarlo a verificare quali forme contrattuali può scegliere per permettergli tempi di conciliazione migliori.
 

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Dario Madeddu

Dario Madeddu

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