Martedì 16 Luglio 2024

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  • 13/3/2023

Motivazione, cos'è e come trovarla

Il termine "motivazione" deriva dal latino motus ovvero muoversi verso, andare incontro a: la motivazione, dunque, è ciò che muove qualsiasi persona verso qualcosa. A cura di Selena Tomei, Orientatrice Asnor e Psicologa clinica.

Cos’è la motivazione

Senza motivazione non andremo mai da nessuna parte e senza la giusta motivazione probabilmente non inizieremo mai nulla di importante e significativo per noi, non prenderemo mai una decisione, non attueremo mai un cambiamento che invece sarebbe necessario.

Questo perché le persone hanno bisogno di avere una ragione, un motivo per fare qualcosa, per decidere di passare all'azione, per muoversi dal punto in cui si trovano.

Etimologicamente, infatti, il termine "motivazione" deriva dal latino motus ovvero muoversi verso, andare incontro a: la motivazione, dunque, è ciò che muove qualsiasi persona verso qualcosa.

Non ci sono persone non motivate: la motivazione è dentro ognuno di noi, è una compagna costante nella nostra vita.

La piramide di Maslow

L'interesse per la motivazione è da sempre al centro delle ricerche psicologiche.
Uno dei primi tentativi di sistematizzare lo studio della motivazione, che va ricordato non solo per la sua significatività ma anche per aver dato un forte impulso a tutti gli studi e le ricerche che si sono susseguite, è senza dubbio quello di Maslow.

Nel 1954, Maslow propose un modello motivazionale dello sviluppo umano basato su una gerarchia di bisogni, disposti secondo la famosa piramide, in base alla quale la soddisfazione dei bisogni di base è condizione necessaria per fare emergere - e quindi soddisfare - quelli di ordine superiore.

Questa teoria parte dalla premessa che le persone sono motivate da bisogni da soddisfare e che vi sono diversi fattori interni che stimolano il nostro comportamento:

  • bisogni fisiologici, legati alla nostra sopravvivenza, come il bere, il mangiare, il dormire;
  • bisogni di sicurezza, che riguardano la sicurezza, la protezione personale ma anche, ad esempio, la stabilità del posto di lavoro e la sicurezza dell’ambiente lavorativo;
  • bisogni sociali, relativi all’esistenza di un ambiente sociale gradevole e al bisogno di interazione sociale e di amicizia;
  • bisogni di stima, che riguardano la consapevolezza delle proprie capacità, il bisogno di essere rispettati, approvati e riconosciuti per le proprie capacità e abilità;
  • bisogni di autorealizzazione, che riguardano la realizzazione della propria identità in base alle proprie aspettative e la gratificazione della dimensione psicologica e spirituale.

Nel modello di Maslow, la motivazione viene definita come una spinta dettata dai bisogni che sono alla base del nostro comportamento: la motivazione unisce pertanto quelle che sono le nostre necessità e valori con quello che sappiamo fare.

In altre parole, quando si presenta un bisogno, ovvero quando vi è uno squilibrio tra ciò che desideriamo e la nostra situazione, la motivazione ci spinge ad agire unendo le nostre competenze e i nostri valori.

Motivazione intrinseca ed estrinseca

Le ricerche hanno inoltre messo in luce la diversa natura delle motivazioni che sono alla base dei nostri comportamenti:

  1. la motivazione estrinseca, responsabile di azioni che non sono fine a sé stesse ma che prevedono un riconoscimento finale, ad esempio una ricompensa oppure un aumento di prestigio in termini di status sociale. Nella motivazione estrinseca, quindi, la persona vuole ottenere qualcosa in cambio della messa in atto di un determinato comportamento: esso non è svolto per il piacere che ne può derivare, ma per motivi spesso totalmente esterni all’individuo.
  2. la motivazione intrinseca, è invece responsabile di azioni che vengono svolte come fine a sé stesse, per l’interesse, il piacere, e la soddisfazione di compierle, senza bisogno che vi sia un rinforzo esterno.

La motivazione estrinseca non è di per sé negativa, al contrario, la presenza di una ricompensa, di un vantaggio, potrebbe rappresentare la spinta necessaria per consentirci di fare alcune cose per le quali fatichiamo sul momento a trovare una motivazione interna, e che non possono essere "rimandate".

La motivazione intrinseca, al contrario, è la motivazione che ci consente di rimanere motivati e coinvolti in quello che stiamo facendo nel lungo termine, che ci consente di trovare quella forza necessaria per andare avanti nei momenti di difficoltà o durante una battuta d'arresto: è quella motivazione che rende i nostri obiettivi importanti, degni di essere perseguiti e al centro dei nostri interessi.

Per rimanere motivati nel lungo termine, dunque, è importante lavorare sulla motivazione intrinseca, ovvero su quella motivazione che ci consente di sentirci realizzati semplicemente svolgendo un compito che ci appassiona e che ci appaga.

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Come capire quando siamo intrinsecamente motivati

È una sensazione che possiamo sperimentare quando siamo completamente rapiti da un compito, non accorgendoci del passare del tempo, e concentrando al massimo tutte le nostre energie, senza che vi sia un premio esterno: in questo caso stiamo sperimentando quello che Mihaly Csikszentmihalyi ha definito un'esperienza di flow o di flusso. 

Il lavoro condotto da uno dei padri della psicologia positiva, si è focalizzato non tanto sulla motivazione intrinseca in sé, quanto piuttosto su ciò che rende un’attività intrinsecamente motivante per la persona (Csikszentmihalyi, Nakamura 2011).

Collaborando a stretto contatto con molti artisti, egli aveva notato come, indipendentemente dal fatto che per molti di essi le opportunità di ascesa sociale o economica fossero assai ridotte, la passione, la dedizione e la gioia per il proprio lavoro rimanessero pressoché invariate nel tempo.

Da questi studi prende vita la famosa Teoria del Flow (Csikszentmihalyi, 1990) inteso come uno stato di flusso, un’esperienza totalmente gratificante nella quale la persona si immerge ogni volta che fa qualcosa che gli piace e gli procura piacere farla.

Si tratta quindi di uno stato psicologico soggettivo, assolutamente positivo, che corrisponde alla completa immersione in un compito e scaturisce dalla relazione e dall'equilibrio tra abilità soggettive della persona (livello di competenza e abilità percepite) e il livello di sfida del compito.

L'esperienza massima di flow, quindi, può essere sperimentata quando abbiamo la possibilità di mettere in pratica le nostre competenze e abilità in un contesto/situazione sfidante, stimolante dove si ha la possibilità di mettere alla prova le proprie abilità e risorse (al contrario, attività poco sfidanti, potrebbero risultare con il tempo "noiose").

Bibliografia

  • Csikszentmihalyi M. (1990), “The domain of creativity” in Runco M., Albert R., (a cura di) Theories of creativity, Sage, Newbury Park. 
  • Csikszentmihalyi, M., Nakamura J. (2011). Positive psychology: Where did it come from, where is it going, pp. 3–8, in Sheldon K.M., Kashdan T.B., Steger M.F., Designing positive psychology: Taking stock and moving forward, Oxford, Oxford University Press.

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Dott.ssa Selena Tomei

Dott.ssa Selena Tomei

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