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- 28/3/2022
Le nuove risorse digitali e l'impatto sulla didattica
Progettazione, valutazione e azione didattica, nella scuola del XXI secolo, vanno ripensate alla luce delle nuove risorse digitali e in funzione delle soft skills che sono richieste anche dal mondo del lavoro. A cura di Marina Ferrari, Orientatrice Asnor, Docente e Formatrice.
La scuola in una società liquida
Gli ambienti di apprendimento della Media Education e delle competenze digitali offrono molteplici spunti di riflessione, ma allo stesso tempo devono essere pensati ed utilizzati con consapevolezza, al fine di individuare, nel complesso panorama informazionale, nuove prospettive didattiche.
La società liquida, come affermava Bauman (2000), produce nuove forme di rapporti umani, che sono anonimi, mutevoli ed effimeri; allo stesso modo la scuola, per essere al passo con la contemporaneità, ed in particolare i docenti, dovrebbero adottare uno stile di insegnamento che si potrebbe definire “liquido“, ossia flessibile, e che fornisca gli strumenti per comprendere ciò che rappresenta e ha bisogno la società.
Nei contesti scolastici e negli ambienti di apprendimento, Denze (2006) sottolinea come si assista a logiche differenti di gestione delle informazioni, improntate alla partecipazione ed alla condivisione dei saperi, all’accessibilità, alla ricombinazione ed al riuso in forme mediate delle informazioni stesse.
Quindi, come cambia il modo di apprendere degli studenti? E come ambienti semplessi potrebbero rendere possibili nuovi obiettivi di apprendimento?
Le potenzialità degli strumenti digitali per l’insegnamento e l’apprendimento
L’introduzione degli strumenti digitali spesso favorisce l’inclusione e l’acquisizione di competenze, ma per ottenere risultati, la tecnologia deve essere supportata da buone pratiche pedagogiche e dalla conoscenza dei contenuti disciplinari. La tecnologia digitale, infatti, ha il potenziale per fornire il supporto, nonché migliorare e agevolare numerosi aspetti dell’insegnamento e dell’apprendimento, ma allo stesso tempo presenta debolezze strutturali.
L’innovazione didattico-metodologica e le risorse di rete permettono di modificare l’idea di didattica e talora di lezione frontale attraverso processi che consentono all’alunno di interagire in modo più efficace al proprio apprendimento.
Si pensi, ad esempio, a bambini della scuola dell’infanzia che devono apprendere una lingua straniera; essi possono farlo nel modo tradizionale oppure attraverso risorse digitali, come l’uso di un breve storytelling associato ad un video con parole chiave o brevi canzoncine. Nel secondo caso, si produce un costrutto significativo e situato che permette al bambino di imparare divertendosi.
L’insegnante, un mediatore digitale
La scuola va considerata un ambiente aperto e semplesso che deve essere al passo con i cambiamenti della società del XXI secolo e alle interconnessioni tra sapere formale e non formale, che sono alla base del nuovo mondo informazionale. In tale contesto risulta semplessa l’Infosfera (Floridi,2009) che rappresenta quel locus in cui l’insegnante è mediatore tra il sapere epistemologico e il sapere disciplinare, co-costruisce artefatti e rimodula risorse fondanti ai framework educativi.
Si viene così a creare un dispositivo che permette di valutare da un lato la selezione dei contenuti e dei mediatori digitali ad essa afferenti e dall’altro la consapevolezza dell’alunno circa i risultati del proprio livello di conoscenza.
I mediatori, come afferma Rossi (2016), si muovono in una sorta di morphing continuo che permette loro di essere dispositivi didattici attivi, iconici, simbolici, analogici, densi, simulativi e allo stesso tempo di spostare i confini dell’aula e offrire esperienze immersive (Rivoltella & Ferrari 2010).
Tali medium agevolano la riorganizzazione e la manipolazione dei contenuti che risultano versatili, transcodificabili e inclusivi. La progettazione delle attività didattiche, attuata attraverso una scelta attenta, permette al docente di direzionare e sostenere le problematiche di carico cognitivo considerando due obiettivi: quello del significato disciplinare e quello della capacità di attivare un processo olistico di co-costruzione di significati e di ridefinizione degli spazi di azione ed interazione dei soggetti coinvolti (Fedeli, 2012).
In quale modo un mediatore digitale può attuare una maggiore efficacia didattica? La conoscenza va intesa come un ecosistema cognitivo in cui si conosce in relazione a o si entra in contatto con; si va così a delineare un’analisi di sistema in cui il mediatore digitale diviene risorsa tra linguaggi e modalità cognitive differenti. Il sapere formale, informale e non formale è così riconducibile alla semantica digitale, ossia a quelle tecnologie educative che inducono alla reificazione e alla produzione di artefatti. Tali artefatti possono essere considerati come strumenti della comunicazione educativa e della ri-mediazione didattica.
La New Literacy Education produce competenze che conducono alla socio-materialità e, allo stesso tempo, permette agli alunni di interfacciarsi con la realtà informazionale, di cui gli adolescenti sono i veri protagonisti.
La Scuola digitale e nuovi paradigmi educativi
Quindi “per realizzare i nuovi paradigmi educativi servono ambienti di apprendimento adeguati, in grado di porre al centro non la tecnologia - presente, nella misura in cui è necessaria - ma la pratica didattica, a favore dello sviluppo delle competenze, della collaborazione e della didattica attiva, per problemi e progetti” come viene evidenziato nel PNSD (Piano Nazionale Scuola Digitale). Il docente deve dunque ripensare quali siano i processi e le tecnologie a supporto della progettazione, dell’agire e dell’agito didattico, della produzione, della valutazione e - non meno importante - del proprio sviluppo professionale. Per poter rispondere a tale questione è necessario definire chiaramente gli obiettivi che si vogliono raggiungere, quali ambienti di condivisione e di collaborazione utilizzare per la creazione di risorse utili alla didattica. Bisogna, dunque, progettare percorsi anche attraverso ambienti di simulazione, di interazione, e ripensare agli strumenti che si intendono proporre per giungere ad una valutazione in un’ottica formativa ed inclusiva.