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- 1/2/2023
L'orientamento professionale al centro delle politiche attive del lavoro
L’orientamento professionale è il primo importante step affinché una persona prenda coscienza delle sue capacità e delle sue possibilità di inserimento nel mercato del lavoro. In questo senso, il ruolo dell’orientatore è fondamentale per raggiungere l’obiettivo. Ce lo spiega Francesca Laurano, esperta di politiche attive del lavoro e orientatrice professionale.
Francesca Laurano, 40 anni, è una psicologa del lavoro e, oramai da dieci, un’orientatrice professionale esperta di politiche attive del lavoro. Ricopre questo ruolo nell’Agenzia Work Experience, che attiva ogni mese più di trenta tirocini nei settori più diversificati con il programma nazionale Garanzia Giovani. L’aspetto che le piace di più del suo lavoro è “essere al fianco della persona, dalla stessa parte della scrivania”. Si sente come “un’allenatrice che ha come obiettivo principale far diventare la persona autonoma nella ricerca del lavoro”. In quest’intervista, ci illustra in maniera sintetica ma esaustiva che cos’è l’orientamento professionale e perché è il primo fondamentale passo per l’inserimento socio-lavorativo.
Chi è e di cosa si occupa l'orientatore professionale
Che funzione ha l’orientamento per l’inserimento socio-lavorativo?
Gli utenti che prendiamo in carico ci scelgono come agenzia accreditata per realizzare diverse misure di politiche attive del lavoro. Il primo passo consiste precisamente in un orientamento di tipo individuale, con l’obiettivo di supportarli in una ricollocazione lavorativa. In questa cornice, l’orientamento è un metodo fondamentale per aiutare le persone a fare le giuste scelte professionali. Le modalità in cui si svolge l’orientamento professionale cambiano a seconda del programma, e quindi delle ore a disposizione. Per capirci, noi lavoriamo principalmente su due macro-progetti. Il primo è Garanzia Giovani, un progetto che si sviluppa a livello nazionale e si rivolge ai ragazzi sotto ai 30 anni, che hanno la possibilità di scegliere diverse tipologie di inserimento lavorativo. Sicuramente la tipologia più comune è la misura del tirocinio. In questo caso, i ragazzi fanno con noi un orientamento abbastanza ristretto: abbiamo a disposizione 4 o massimo 8 ore. Con loro viene svolta quindi solamente la parte base dell’orientamento, una ricostruzione della loro esperienza lavorativa che viene poi riportata sul Curriculum Vitae. Una volta strutturato il Curriculum Vitae, si passa poi alla lettera di presentazione. Infine, vengono indicati alla persona quelli che sono i canali per cercare attivamente un’attività lavorativa.
Il lavoro di orientamento professionale cambia invece per i progetti con gli over 30, giusto?
Sì, perché il secondo progetto con cui lavoriamo, Generazioni (un programma della Regione Lazio per l’inserimento lavorativo delle persone sopra i 30 anni) è molto più complesso e articolato. Infatti, la persona resta in carico alla nostra agenzia per ben sei mesi. Nei primi due mesi eroghiamo 24 ore di orientamento specialistico individuale; la persona viene vista da un orientatore per 6 appuntamenti da 4 ore ciascuno. L’intervento è quindi naturalmente molto più complesso. Si inizia ricostruendo con le persone tutta la loro storia professionale e di formazione. Per farlo, abbiamo una serie di strumenti e di metodi che ci permettono di ricostruire tutte le loro abilità, le loro competenze, attitudini. L’obiettivo è quello elaborare e strutturare un bilancio delle competenze.
L’orientamento è quindi un passo fondamentale anche per chi deve ricollocarsi?
Esatto. L’obiettivo di queste 24 ore è capire, con la miglior precisione possibile, quello che può essere il progetto professionale di una persona. Una volta individuate le particolari competenze, valori, motivazioni e abilità individuali di una persona, si tratta quindi di capire come può andare a ripresentarsi sul mercato del lavoro. Il nostro ruolo di orientatori consiste essenzialmente nel tirare fuori le competenze trasversali, con l’obiettivo di rendere il profilo professionale della persona nuovamente spendibile e competitivo sul mercato del lavoro. Contestualmente, in questa prima fase di orientamento, c’è poi il lavoro di attivazione della persona. Infatti, l’orientamento serve soprattutto a prendere consapevolezza sulle proprie capacità, per presentarsi meglio e allo stesso tempo assumere quell’autonomia che permetta di sfruttare tutti i canali di ricerca, dalla semplice risposta all’annuncio alla promozione del curriculum vitae. D’altronde, Generazioni è un programma molto articolato che consente alle persone di scegliere – anche in base a quello che è emerso nella fase di orientamento- se cercare un lavoro di tipo subordinato o un lavoro di tipo autonomo. Ovviamente, il programma continua poi con attività diverse a seconda di quello che sceglie la persona.
Il programma Generazioni della Regione Lazio
Uno degli obiettivi principali dell’orientamento professionale è quindi un bilancio delle competenze. Come spiegheresti questo strumento a una persona che non lo conosce?
Alle persone che seguo, io spiego sempre che il bilancio delle competenze deve essere inteso come una vera e propria metodologia, un insieme di strumenti (questionari, schede, test veri e propri, ecc.) che ci permette di ricostruire il passato e il presente professionale. La questione fondamentale è che alla fine si produce un documento di sintesi e che questo documento non è assolutamente di tipo valutativo. Infatti, è la persona stessa a scrivere il suo documento, dove non c’è quindi nessun tipo di commento o di valutazione dell’orientatore. Al contrario, il nostro ruolo è solamente quello di facilitare la persona a prendere coscienza di quelle che sono le sue capacità, abilità e attitudini. L’obiettivo principale non è quindi valutare, ma permettere alla persona di acquisire piena consapevolezza delle sue competenze.