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- 14/3/2024
Buone pratiche di orientamento scolastico: i giovani e la lettura
Nella mia ormai ventennale esperienza come insegnante di Italiano, ho tentato diversi approcci per avvicinare gli adolescenti alla lettura, convinta dell’utilità educativa, culturale, didattica che deriva dal confronto con testi, più o meno lunghi, scritti per l’infanzia e non solo, e dalla dimensione straordinaria nella quale essa riesce a trascinare chi si lascia coinvolgere. A cura di Ileana Ogliari, Orientatrice Asnor, Esperta di orientamento scolastico.
Scrivo questa breve riflessione facendo tesoro di un doppio ruolo, quello di insegnante di italiano in una Scuola Secondaria di I grado e quello di orientatore scolastico, constatando quanto queste dimensioni in realtà stiano coincidendo sempre più nella definizione di una figura di educatore e mentor quanto più completo possibile.
Viviamo un tempo in cui non si può più essere solo quello per cui abbiamo studiato. La realtà, concreta o virtuale che sia, ci appare sempre più come una sfida quotidiana da affrontare, e sperimentiamo costantemente nuove strade, senza perdere mai di vista le basi solide da cui partiamo e gli obiettivi ai quali tendiamo.
La motivazione nasce dall’esperienza di un rapporto con gli adolescenti che, bisognosi di uno sguardo teso verso il futuro possibile, necessitano di poggiare i piedi su un terreno che non disorienti la loro affermazione ma contribuisca alla scoperta di quelle risorse che, siano talenti, doti innate o competenze costruite con impegno e determinazione, contribuiscono all’individuazione della propria strada.
Come insegnante, educatore e orientatrice, quindi, sono chiamata a fornire conoscenze, stimolare desideri, offrire prospettive. Un compito arduo quanto affascinante perché indirizzato a persone, mondi sconfinati di umanità da scoprire.
Perché portare un libro a Scuola
Uno degli aspetti del mio lavoro, sul quale cerco continuamente strategie da utilizzare con gli studenti, è un esercizio che alcuni vivono come una passione, altri come un’imposizione, altri ancora come una pratica lontanissima dai propri interessi: la lettura.
Nella mia ormai ventennale esperienza come insegnante di Italiano, ho tentato diversi approcci per avvicinare gli adolescenti alla lettura, convinta dell’utilità educativa, culturale, didattica che deriva dal confronto con testi, più o meno lunghi, scritti per l’infanzia e non solo e dalla dimensione straordinaria nella quale essa riesce a trascinare chi si lascia coinvolgere.
Da quando ho iniziato il mio viaggio come Orientatrice, ho ripercorso con un occhio più critico e consapevole l’esperienza passata e ho modificato il punto di vista rendendomi conto di quanto fosse ancora più importante l’esempio rispetto alle parole.
Da qualche anno ho cominciato a portare a Scuola un libro, un romanzo per ragazzi, una lettura personale che, puntualmente, poggio sulla cattedra o sfoglio nei momenti in cui sono libera da impegni.
Questo atteggiamento ha destato reazioni diverse: da un senso di avversione alla curiosità, dall’indifferenza all’interesse. Fatto sta che in classe se ne è cominciato a parlare. Sono stati gli stessi studenti ad avvicinarsi e a chiedere cosa rappresentasse per me quell’oggetto, quanto tempo avessi impiegato a leggere il precedente, in base a che cosa lo avessi scelto e di cosa parla. Questo è il momento magico, l’attimo in cui ti rendi conto che qualcosa è scattato in chi hai di fronte. Lo hai colpito, meglio, sei arrivato a lui/lei e, da lì, tutto ha inizio.
Il messaggio di Alice
L’idea di dedicare questo contributo al potere della lettura mi è venuta qualche mese fa quando, inaspettatamente, ricevo da Alice, un’ex alunna ora diciassettenne, un messaggio che mi ha commosso: “Prof., può essere fiera di me perché l’estate scorsa ho iniziato a fare una cosa che fino a due anni fa era lontanissima da me nonostante i suoi continui inviti e incoraggiamenti: ho iniziato a leggere, addirittura non mi spaventano più i libri lunghissimi, ne ho letto uno di 670 pagine e ha sorpreso anche me il fatto di essere riuscita a finirlo in pochissimo tempo! Però, ho scoperto che mi piace tantissimo e penso che mi stiano aprendo gli occhi più i libri che tutto il resto”.
“La giornata del libro”
Queste parole, ovviamente, sono state da stimolo per proseguire con il mio esempio e mi hanno aperto un’ulteriore prospettiva come Orientatrice: ho ripercorso negli anni i titoli dei libri letti dai miei alunni per constatare di fatto quanto le loro scelte dicano molto del mondo che hanno dentro e che, a volte, anzi ormai sempre più spesso, faticano a comunicare.
Non è mia abitudine dare compiti per le vacanze se non la lettura di almeno un libro che ciascun alunno presenta ai compagni a settembre, subito dopo la ripresa delle attività didattiche. Durante l’anno, poi, fisso insieme alla classe altre due/tre date che definiamo “La giornata del libro” in cui propongo la stessa pratica: ciascuno presenta agli altri, scegliendo la modalità che ritiene più opportuna, il libro letto nell’arco di tempo indicato.
Conclusioni, leggere per esprimersi
Dare agli adolescenti la doppia opportunità di selezionare un testo in base ai propri interessi e di organizzare la presentazione dello stesso mettendo a frutto le proprie abilità, mi ha permesso di raccogliere elementi fondamentali per conoscerli più a fondo ed essere un’Orientatrice più consapevole nell’indicare le strade possibili per il loro futuro.
Ecco dunque che, dal mio punto di vista, la lettura libera può essere una lente di ingrandimento privilegiata per:
- far parlare i ragazzi attraverso la pluralità di linguaggio che essa stessa offre;
- illuminare le zone d’ombra legate all’indiscussa difficoltà che dimostrano i ragazzi nell’esprimere e chiamare con il giusto nome emozioni, sensazioni, sentimenti che provano, per far splendere le bellezze che spesso non hanno nemmeno contezza di possedere.
L’Orientatore è proprio colui che guarda oltre ciò che appare, per svelare di fatto cosa c’è nascosto dietro, e aiuta la persona a renderlo visibile.