Sabato 27 Luglio 2024

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  • 3 minuti
  • 31/10/2023

Come funziona Linkedin: questo social network è proprio adatto a tutti?

Scopo di questo articolo a quattro mani è di condividere con il Magazine di Asnor alcune delle tematiche discusse nel corso della serata di martedì 3 ottobre 2023 all’interno del format “Ripartiamo”, in quanto certe che potranno essere di interesse e valore e avviare interessanti confronti. A cura di Rovena Bronzi e Elisa Severa, Orientatrici Asnor.

Per chi ancora non lo conoscesse “Ripartiamo” è un format ideato e condotto da Paola Triaca che nelle dirette affronta con i suoi ospiti – tutti professionisti affermati, appassionati e aperti a condividere il loro sapere – temi inerenti il lavoro, le opportunità professionali e private, le aziende e la cultura aziendale.

Qui il link della serata che trovate anche su You Tube e sui nostri profili Linkedin:

Linkedin funziona, se sai come usarlo - Elisa Severa e Rovena Bronzi - YouTube.

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Gli elementi che servono per essere attivi su LinkedIn

Questa è una delle domande per me più importanti che mi pongo nella progettazione di un piano d’azione di ricerca attiva lavoro, soprattutto (ma logicamente non solo) quando il target rientra nelle categorie fragili, svantaggiate e molto svantaggiate. Mode, divulgazioni o corsi generici sembrano considerare Linkedin uno strumento essenziale per tutti. Ma è davvero cosi?

A tal proposito, condivido un esercizio da cui poter partire per trovare risposte a domande quali: “Linkedin è per tutti?”, “Ma soprattutto è per l’utente che sto seguendo?” sia da parte dell’Orientatore che parte dell’utente orientato.

Partiamo da un elenco di alcuni dei principali elementi che servono per stare su Linkedin in modo funzionale e attivo.

  1. Impegno e tempo che si sceglie di dedicare a Linkedin;
  2. Almeno una di queste alternative: passione, interesse (motivazione intrinseca) per tutto ciò che è Linkedin: scrivere e commentare post, condividere, fare rete, allenarsi per migliorare (laddove non vi sia una vera e propria attitudine) ad esempio la propria presenza, conoscere e farsi conoscere, metterci la faccia, ecc.; attitudine (pensiamo alla scuola) per lo scrivere, relazionarsi, comunicare; motivazione (estrinseca) nel dire “sono sul Linkedin perché mi serve”;
  3. Basic skills ovvero almeno un livello minimo di scolarizzazione che permette di scrivere, leggere, esprimersi e relazionarsi a livello linguistico e di competenze digitali - soft skills quali, per esempio, apertura mentale, curiosità, gestione delle emozioni e dei conflitti;
  4. Strumenti basic come l’accedere a un pc/smartphone o a una linea internet /wi-fi, ecc.;
  5. Autostima e resilienza o almeno quel minimo di livello che porta a reagire in modo sano e lucido alle auto-celebrazioni e successi altrui e comprendere come debbano essere sempre contestualizzati e ricondotti a una specifica storia, magari fatta anche di sacrifici e insuccessi, anche se spesso non pubblicamente proclamati. E che non “è tutto oro quello che luccica”;
  6. Target. Il target a cui mi rivolgo è presente su Linkedin? Lo sono le realtà lavorative di mio interesse, gli HR o i datori di lavoro che necessitano di una figura come la mia? Nel mio specifico piano d’azione di ricerca lavoro Linkedin serve davvero?

Per ciascuno di questi elementi, chiediamoci e guidiamo il nostro utente nel chiedersi:

  • Rispecchiano il nostro utente? Si – no – perché? Possiamo fare qualcosa per aiutarlo?
  • Io, come utente, li posseggo? Si – no – perché? Cosa sono disposto a fare per possederli?

Se non c’è nulla di tutto ciò, allora quale potrà essere la spinta che porterà ad allenarsi e a scegliere di dedicare del tempo proprio a Linkedin anziché a fare altro?

A cura di Rovena Bronzi.
Orientatrice Asnor, Job & career Coach, Consulente di Orientamento professionale, Assistente del personale in Svizzera e laureata in psicologia del lavoro.

 

La creazione del profilo LinkedIn

Nel momento in cui decido come candidato o professionista di creare un mio profilo Linkedin, ciò che devo tenere bene a mente è che Linkedin è una community non una piattaforma dove inserire il proprio CV a disposizione dei recruiter/clienti potenziali. È un vero palcoscenico di relazioni umane, dove io promuovo la mia professionalità e le mie competenze, dove offro il mio valore, dove mi formo, e cerco offerte e committenti in linea con il mio background.

Se il settore in cui io voglio propormi e farmi notare è presente su Linkedin, ed io sono una persona che non vuole interagire, esporsi, con consapevolezza e comunicazione strategica, e se non mi rendo conto che il virtuale può diventare reale, in quanto io entro in relazione con persone vere, la risposta è “ Linkedin non è per me”. 

Scrivo solo di me come professionista o anche di me come persona con la mia umanità?

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo riflettere che “il me professionista” non può disgiungersi dal me persona. La differenza la fa sempre la mia comunicazione, come decido di raccontare uno specifico aneddoto della mia vita privata, mantenendo la mia identità professionale, i miei valori, restando congruente a quel tono di voce che ormai mi caratterizza e per cui il mio network mi apprezza e mi conosce.

Io stessa quando pubblico un contenuto in cui racconto dell’Elisa persona, lo contestualizzo ad un momento di crescita personale e professionale, in cui la mia rete può magari rivedersi e offrirmi il suo punto di vista. Soprattutto se lavoriamo nel mondo HR, non vi è nulla di più umano del mostrare la propria umanità, scusate il gioco di parole, con un linguaggio scritto e comunicazione visiva, divulgato con cura e rispetto della mia persona, che non ledano e non invalidino la mia immagine professionale.

Essere presenti su Linkedin è un grande atto di responsabilità verso se stessi ma anche verso chi ci legge, significa impegnarsi nel creare relazioni.

Invito a sperimentare un proprio linguaggio e una pianificazione delle attività su Linkedin, che sia funzionale al proprio obiettivo di carriera, cercando di somigliare solo a sé stessi, non guardando cosa fa Sofia o Roberto, se io non mi rivedo in quel linguaggio.

Invito inoltre a comprendere che nell’era del Digital Recruiting, non si cerca lavoro solo rispondendo agli annunci ma lo si attrae, attraverso la relazione e il proprio personal branding, e in questo Linkedin rappresenta un ponte di incontro potentissimo tanto per i candidati che i liberi professionisti che sono alla ricerca di nuove committenze.

A cura di Elisa Severa. Laureata in Economia Aziendale e Mangement, Orientatrice professionale iscritta al Registro Orientatori Asnor (L.4/2013).
Counselor e Formatrice con una significativa esperienza in Studi di Consulenza del Lavoro / Aziendale e Centri di Assistenza Fiscale.
Consulente R&S Jobify Recruiting. 

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