Giovedì 21 Novembre 2024

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  • 30/9/2021

Inclusione scolastica: dai Bisogni Educativi Speciali ai Bisogni Linguistici Specifici, due mondi a confronto

La scuola è un’agenzia educativa che promuove apprendimento, ma anche inclusione, integrazione e accoglienza. Dai Bisogni Educativi Speciali ai Bisogni Linguistici Specifici, qual è il ruolo del docente. Approfondimento a cura della Dott.ssa Marina Ferrari, Docente e Formatrice.

Cosa significa promuovere l’inclusione scolastica

La scuola è un’agenzia educativa che promuove apprendimento, ma anche inclusioneintegrazione e accoglienza.
I docenti, nella realtà scolastica attuale, si trovano di fronte ad un mondo eterogeneo in cui vi sono le più diverse e contrastanti problematiche, dall’ambito eziologico certificato ad un bisogno speciale o specifico

È in questo momento che il docente predispone quei paradigmi teorici che gli permettano, sia in fase di progettazione sia durante il percorso didattico, di adattare l’insegnamento alle reali possibilità di apprendimento di ogni studente, attraverso quella che viene definita flessibilità didattica.

Le tappe della costruzione della valorizzazione delle differenze individuali si sono rivelate talvolta un sistema distopico. Infatti, la scuola si è fatta carico degli alunni con bisogni speciali attraverso, inizialmente, la realizzazione di classi speciali, per poi passare ad una integrazione degli alunni ed infine giungere ad un processo di inclusione

Negli ultimi anni, la normativa ha posto particolare attenzione al processo di inclusione sia con il D. Lgs. n.66 del 2017 sia con il D. Lgs n.96 del 2019 ed infine con il Decreto Interministeriale n.182 del 2020 che sembrano poter rimuovere gli ostacoli che non permettano la piena partecipazione alla vita della classe e al processo di apprendimento linguistico e disciplinare degli alunni con o senza bisogni educativi speciali.

Cosa si intende per alunni con BES

Gli alunni con bisogni educativi speciali rappresentano una macro-categoria in cui è possibile includere, oltre agli alunni con disabilità e disturbi evolutivi specifici, anche gli alunni non certificati che hanno bisogni che richiedano risposte tempestive a causa di svantaggi socio-economiciculturali e linguistici.

L’acronimo BES viene formalizzato con la Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 e sottolinea che “Ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare bisogni educativi speciali, o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta”.

Il Bisogno Educativo Speciale rappresenta, pertanto, qualsiasi difficoltà evolutiva di funzionamento in ambito educativo e/o apprenditivo che necessiti di un’educazione finalizzata all’inclusione e alla mediazione nei processi di apprendimento con una pluralità e una diversità che diventano un valore aggiunto e una risorsa anche per tutta la classe.

Dai DSA ai BiLS, un passo avanti nell’inclusione

La legge 170 del 10 ottobre 2010 precisa che la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia siano riconosciuti quali disturbi specifici di apprendimento, che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana.

In particolare gli alunni che presentano il disturbo della dislessia possono avere difficoltà nel riconoscimento delle parole sia a livello di accuratezza sia a livello di fluenza, nonché scarse abilità di spelling e di decodifica. Inoltre codesti alunni mostrano difficoltà nell’autonomia, hanno un’immagine di sé poco soddisfacente ed una scarsa stima. 

Il docente è chiamato a diventare facilitatore dell’apprendimento, proprio in questo momento in cui il bisogno da speciale diviene specifico, in particolare quando queste difficoltà a decodificare il testo scritto portano lo studente ad avere frequenti insuccessi a scuola.

È necessario, a tal proposito, introdurre la nozione di BiLS, acronimo di Bisogni Linguistici Specifici, che rappresenta l’insieme delle difficoltà evolutive di funzionamento sia educativo sia apprenditivo riferite all’Educazione Linguistica, per cui risulti necessario attuare interventi di adattamento, integrazione o ristrutturazione del percorso didattico ed educativo, per far raggiungere il proprio potenziale al discente. 

Il docente, per ridurre la presenza di barriere all’apprendimento e alla partecipazione, deve, quindi, pensare di costruire un’accessibilità glottodidattica che possa essere attuata sulla base dei bisogni speciali dell’alunno. 

Di fronte a tale disturbo è necessario da parte del docente attuare tutte quelle scelte teorico metodologiche che garantiscano pari opportunità agli allievi, rimuovendo gli ostacoli e favorendo l’apprendimento. 

Soltanto in questo modo la normalità eccezionale sarà fattore di promozione sociale.

Marina Ferrari

Marina Ferrari

Docente, Formatrice

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