
- 175
- 3 minuti
- 20/3/2025
Surfisti della complessità: 4 strategie per navigare nel caos
Viviamo in un mondo che assomiglia più a un flipper impazzito che a una scacchiera ben ordinata. Ogni volta che pensiamo di avere tutto sotto controllo, ecco che arriva una variabile impazzita a scombinare i piani. Per sopravvivere a questa giungla di decisioni, possiamo fare due cose: piangere in posizione fetale oppure allenarci alla complessità. A cura di Manuela Stefanelli, Orientatrice Asnor, Communication & Social Media Manager.
La nostra società è liquida, direbbe Bauman, e noi siamo costantemente costretti a reinventarci, adattarci e - diciamolo - improvvisare. Il che ci porta a tre fonti preziose: Daniel Kahneman e i suoi studi sulla mente umana, il libro "Allenarsi alla complessità" di Magni, Petrella e Varchetta, e la certezza che non esistono certezze.
Il cervello a due marce: quando decidiamo come un koala affamato
Kahneman, con il suo "Pensieri lenti e veloci", ha praticamente smontato il mito dell’uomo razionale. Spoiler: la maggior parte delle nostre decisioni sono prese in modalità pilota automatico, guidate da scorciatoie mentali (i famigerati bias) che ci fanno risparmiare tempo ma anche accumulare una discreta collezione di errori. Secondo lui, il nostro cervello funziona a due velocità:
Sistema 1: veloce, istintivo, perfetto per non essere sbranati da una tigre (o per scegliere il menu al volo), ma pessimo per prendere decisioni complesse.
Sistema 2: più analitico e lento, che però consuma così tanta energia da farci rinunciare dopo tre secondi di ragionamento intenso.
E ora la domanda: in un mondo dove tutto cambia alla velocità della luce, quale sistema dovremmo usare? La risposta, ovviamente, non è così semplice.
Allenarsi alla complessità: ovvero, fare pace con il caos
"Allenarsi alla complessità" ci dice una cosa chiara: smettiamola di cercare risposte definitive. La vita non è un quiz a risposta multipla, è piuttosto un escape room senza istruzioni.
Per navigare in questo marasma, dobbiamo sviluppare schemi di pensiero elastici, accettare l’ambiguità e ragionare in termini di connessioni, non di binari rigidi.
Questo concetto si sposa perfettamente con la visione di Bauman: viviamo in un’epoca in cui tutto è fluido, precario, in costante mutamento. Il lavoro? Non più un posto fisso, ma un mosaico di esperienze. Le relazioni? Meno "per sempre", più "vediamo dove ci porta". In pratica, dobbiamo diventare atleti mentali, pronti a saltare da un approccio all’altro senza perdere l’equilibrio.
Dalla complessità all’azione: 4 strategie per non andare in tilt
E quindi, come si sopravvive a questo caos strutturato? Ecco 4 dritte pratico-filosofiche:
- Dubita delle tue prime impressioni: il tuo cervello ama le scorciatoie, ma non sempre sono la strada migliore. Stop, respira, rifletti.
- Accetta l’incertezza: non tutte le decisioni hanno una risposta chiara. E va bene così. Non sei Google, non devi avere tutte le risposte.
- Pensa in modo sistemico: le cose sono connesse più di quanto sembri. Prima di prendere una decisione, chiediti: "che effetto domino potrebbe scatenare?".
- Accogli il rischio: non si può controllare tutto, e tentare di farlo è un biglietto di sola andata per il burnout.
Conclusioni: diventare surfisti della complessità
Se Kahneman ci ha insegnato a non fidarci troppo del nostro istinto, e Bauman ci ha ricordato che viviamo in un mondo in continuo scioglimento, "Allenarsi alla complessità" ci offre una strategia di sopravvivenza: smettere di cercare terreno solido e imparare a cavalcare le onde. Perché la vita non è fatta per essere controllata, ma per essere navigata.