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- 23/7/2024
I percorsi di carriera non lineari e il ruolo dell'Orientatore
Uno studio della piattaforma GoodHabitz evidenzia come i lavoratori seguano percorsi di carriera sempre più dinamici e sempre meno lineari. A cura di Manuela Rapacchia, Orientatrice Asnor e Consulente.
In questo scenario, l’Orientatore può apportare un contributo prezioso alla ricerca del “fil rouge” che attraversa questi percorsi.
Lo studio di GoodHabitz
Uno studio condotto dalla piattaforma per la formazione aziendale GoodHabitz, in collaborazione con l’ente di ricerca YouGov, evidenzia che il 40% dei dipendenti, su un campione di 1000 lavoratori italiani, sta seguendo un percorso lavorativo “non lineare”.
Un altro dato interessante che emerge dalla ricerca è che il fenomeno dei percorsi non lineari non riguarda solo le generazioni più giovani (38%), ma coinvolge anche il 41% dei lavoratori over 45.
I percorsi “fluidi” e non lineari
Un percorso non lineare è un percorso professionale caratterizzato da cambi di settore o di ruolo all’interno della stessa azienda o di una realtà diversa. Il posto fisso è ormai quasi un ricordo, e il curriculum privo di “buchi” e di cambi di carriera è diventato quasi un pezzo da museo.
A questo trend si accompagna quello del lifelong learning, e le carriere non lineari vanno di pari passo con percorsi formativi sempre più eterogenei e personalizzati.
I percorsi non lineari riflettono la profonda intuizione espressa dal sociologo Zygmunt Bauman ormai oltre due decenni fa attraverso la metafora della società liquida.
Nella società liquida, la dinamicità e la fluidità si sono sostituite alla linearità e alle certezze. In ambito lavorativo, emergono costantemente nuove opportunità che da un lato possono consentirci una evoluzione personale e professionale e dall’altro possono causare un senso di incertezza e di smarrimento.
Il ruolo dell’Orientatore
Che siano agiti o subìti, i cambiamenti professionali rappresentano una sfida per ciascuno di noi.
Durante la nostra carriera, possiamo scegliere di cambiare ruolo o settore o magari essere costretti a farlo per ragioni personali o di contesto.
Supportando persone disoccupate o in cerca di un riposizionamento professionale, l’Orientatore si trova a lavorare parallelamente su due dimensioni temporali, quella del passato e quella del futuro.
Da un lato, l’Orientatore invita l’orientato a riflettere retrospettivamente sulle diverse esperienze che compongono il proprio percorso: seppur non sempre scelti e graditi, infatti, i cambi di carriera vanno assimilati e sviscerati per capire a posteriori quale valore hanno aggiunto nella propria storia professionale. In prospettiva futura, l’Orientatore ragiona insieme all’orientato sulla costruzione della sua carriera o sul riposizionamento del proprio profilo, riflettendo su quale ambito possa realisticamente rispondere al suo desiderio di cambiamento.
Conclusioni, il filo rosso dietro i percorsi non lineari
La ricerca della coerenza è un bisogno umano. Questo desiderio può portare ad essere spaventati dai cambiamenti professionali, specie se poco lineari e apparentemente incoerenti.
La sfida dell’Orientatore diventa allora quella di supportare gli utenti seguiti nell’integrazione e armonizzazione delle diverse esperienze professionali all’interno della propria storia. Come? Aiutando gli utenti a riflettere sui passaggi tra esperienze anche molto diverse l’una dall’altra e a scoprire, o evidenziare, il filo rosso, non sempre visibile, che si snoda lungo il proprio percorso.
Due aspetti risultano a mio avviso particolarmente importanti per la creazione di questo filo rosso: la riflessione sulle competenze “soft” che si possono “trasferire” da un contesto lavorativo all’altro e la costruzione di un personal storytelling in cui la non linearità non rappresenti uno svantaggio ma diventi un aspetto arricchente e da valorizzare.