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- 30/7/2024
Educazione all'ascolto: perché si dovrebbe insegnare a scuola e in azienda
Perché non insegnare l’ascolto attivo sia a scuola che in azienda? Una formazione specifica su come utilizzare l’ascolto, sin dai primi anni scolastici, permette di ottenere dei benefici fondamentali per lo sviluppo personale, professionale e sociale. A cura di Marco Labate, Orientatore Asnor.
Di recente, l'attore Elio Germano ha suggerito l’idea di includere la recitazione tra le materie di insegnamento a scuola: «Bisognerebbe fare teatro nelle scuole, perché l'esercizio di mettersi nei panni degli altri ci può far diventare una società migliore», ha dichiarato l’attore.
Lo sviluppo di soft skills come la comunicazione e l’ascolto è un fattore determinante del percorso di maturazione dell’essere umano: tramite queste competenze, la persona è in grado di affrontare positivamente la vita e di partecipare attivamente in un contesto relazionale, rispettando il multiculturalismo e collaborando all’evoluzione di una società più inclusiva e attenta al benessere, sia individuale che collettivo.
Perché allora non insegnare anche l’ascolto attivo sia a Scuola che in azienda?
Questo insegnamento permetterebbe di perfezionare la capacità comunicativa e di apprendimento, migliorare la cooperazione e il sostegno alle persone, potenziare la crescita e le prestazioni professionali, saper affrontare i problemi e i cambiamenti continui della vita.
Perfezionare le abilità di ascoltatori in età scolastica e successivamente nell’ambito lavorativo, permetterebbe di dare continuità al percorso di crescita delle persone nella comunicazione e nelle relazioni.
Ascolto: una materia indispensabile per imparare a comunicare
Quello che abbiamo sperimentato durante l’infanzia e che abbiamo sviluppato durante la crescita, lo applichiamo in età adulta. Il processo di socializzazione, attraverso il quale apprendiamo le competenze e i comportamenti relativi ai ruoli sociali, che inizia da quando siamo bambini, determina anche lo sviluppo dei modelli di ascolto di ognuno di noi.
In seguito, le nostre esperienze, i nostri studi, la carriera professionale vanno ad arricchire questi modelli determinando il nostro pedigree di ascoltatore. Come in tutti i processi di apprendimento, cresceremo con delle conoscenze ma anche con delle lacune o dei difetti che ci porteremo avanti anche senza esserne davvero consapevoli.
È da qui che nasce, a mio parere, la necessità di ricevere una formazione obbligatoria sull’ascolto sin dall’infanzia. Ci sono corsi di perfezionamento, spesso all’interno di percorsi formativi sulla comunicazione, che consentano di migliorare la nostra abilità di ascoltatore.
Non esiste, però, un percorso strutturato che ne definisca la competenza di base e soprattutto che sia erogato in età scolastica. Ci insegnano principalmente a leggere, scrivere e parlare, anche se dei quattro metodi di comunicazione (leggere, scrivere, parlare e ascoltare) passiamo decisamente più tempo a praticare l’ascolto. Nel corso della vita impariamo prima ad ascoltare, poi a parlare, scrivere e leggere, ma passiamo molto tempo a studiare come meglio leggere, scrivere e parlare e non ci viene insegnato ad ascoltare in modo efficace.
Ci troviamo di fronte a un controsenso, in quanto la didattica contemporanea è ancora in gran parte fondata sull’ascolto, che rappresenta di fatto il primo metodo che utilizziamo oltre ad essere il mezzo fondamentale per imparare tutti gli altri.
Esempi di successo di ascolto sul lavoro
Nel 2012, Google ha avviato un’indagine interna per determinare cosa rendesse efficiente un team. Sono stati coinvolti quasi duecento team, analizzando un gran numero di fattori:
- formazione;
- hobby;
- abitudini;
- coinvolgimento;
- struttura del team;
- metodi di incontro e di valutazione.
Nel 2015, alla fine della ricerca, lo staff di esperti, psicologi, statistici, sociologi e ingegneri, ha scoperto che a rendere un team coeso e produttivo era l’equilibrio comunicativo al suo interno.
I membri avevano tutti uno spazio equo per esprimersi e la comprensione delle emozioni era più alta, attraverso tutti i canali, verbali e non.
In sostanza, i gruppi più efficaci e di successo condividevano un ambiente propenso all’ascolto nel quale lo scambio di informazioni veniva favorito da una migliore sensibilità all’ambito sociale e al garantire rispetto per tutti i punti di vista.
I membri di questi team si sentivano liberi di contribuire senza timori di essere giudicati o ignorati. Questa ricerca, come altre effettuate di recente, ha dimostrato che l’ascolto attivo rappresenta una competenza basilaree quindi una "materia da studiare”, perché studenti e lavoratori, imparandone i princìpi e le tecniche fondamentali, ne facciamo un uso corretto.
L’International Listening Association (ILA)
L’International Listening Association (ILA), associazione internazionale dell’ascolto, fondata nel 1979 da R. Nichols, promuove lo studio, lo sviluppo e l'insegnamento dell'ascolto e la pratica di tecniche di ascolto efficaci. L'ILA è impegnata nella diffusione della cultura dell’ascolto attraverso una rete mondiale di professionisti e organizzazioni che si scambiano informazioni, inclusi metodi di insegnamento, esperienze di formazione e materiali, perseguendo la ricerca nel campo dell'ascolto. Nichols ha dedicato gran parte della sua carriera allo studio e allo sviluppo nel campo dell'ascolto.
Grazie al lavoro di Nichols e di altri ricercatori, il campo della formazione sull'ascolto ha ricevuto una forte spinta fino a raggiungere lo stato attuale. Secondo Nichols, chi vuole primeggiare nell’arte oratoria e di persuasione deve prima sviluppare la propria capacità di ascolto. Durante le sue ricerche effettuate presso l’Università del Minnesota, a metà dello scorso secolo, sono state testate le capacità di ascolto di una classe di matricole. I risultati positivi ottenuto da chi aveva seguito dei corsi specifici sulle tecniche di ascolto, hanno incoraggiato lo sviluppo di un programma composto da ricerca, programmi educativi, pubblicazioni e libri che hanno aiutato una moltitudine di individui e organizzazioni a diventare migliori ascoltatori.
Conclusioni, comunicare bene vuol dire ascoltare bene
È evidente che l’educazione all’ascolto è scarsamente considerata nella nostra vita quotidiana ed è sentita meno importante rispetto ad altre competenze comunicative. Pensiamo che il controllo, la parte attiva, sia una prerogativa specifica di chi parla, di chi trasmette il messaggio. Se parliamo e lo facciamo per primi, siamo vincenti, chi non lo fa è il perdente. In una visione competitiva, chi parla conosce, chi ascolta e fa domande non sa e quindi è relegato a un livello inferiore.
L’idea di cooperazione, dove entrambe le parti vincono non è contemplata. Ascoltare, in un certo senso, può essere vissuto come una perdita di tempo; significa non promuovere la propria idea, rimanere indietro e non posizionare correttamente la propria persona all’interno dell’ambiente in cui ci stiamo relazionando. Non farlo, o non farlo come vorremmo, può indurci una certa ansia da prestazione e non farci sentire socialmente appagati.
Sono disponibili diversi testi, tutorial e corsi dedicati alle tecniche di comunicazione. La maggior parte di questi dispensano consigli su come convincere, manipolare, sedurre, attrarre, vendere. Quando leggiamo uno di questi libri ci affascina il pensiero di ricevere quelle scorciatoie su come parlare, quali tecniche usare in una presentazione in pubblico o in una riunione. Forse perché, come accennato prima, preferiamo essere ascoltati e di conseguenza non percepiamo il saper ascoltare come un’abilità da dover sviluppare.
Nella realtà, se vogliamo essere convincenti e persuasivi, sedurre i nostri interlocutori, non possiamo esimerci dal padroneggiare anche un ascolto coinvolto e autentico, il preludio per ogni obiettivo comunicativo. Seguiamo i corsi di public speaking ma dovremmo seguire anche quelli di public listening.
Educare all’ascolto efficace e allenare l’abilità di ascoltare è determinante per saper padroneggiare la comunicazione. L’ascolto ha il potere di valorizzare la comunicazione, senza di esso o con un ascolto sbagliato, anche il più bravo oratore non riesce a trasmettere la sua idea e le sue doti persuasive saranno vane.