Sabato 23 Novembre 2024

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  • 7/6/2024

Riflessioni sul futuro dei giovani e sulla nostra responsabilità di orientare

Ancora oggi, ciò che molto spesso vediamo essere definito “orientamento” mira a includere gli individui negli attuali sistemi di lavoro e di scambio economico, senza mettere in alcun modo in discussione l’impatto che queste forme di organizzazione hanno e avranno nel futuro. Editoriale di Annie Pontrandolfo, Presidente Asnor.

Il 21 novembre 2008, il Consiglio dell'Unione Europea ha concordato di dare una definizione ufficiale di orientamento professionale permanente: [Si tratta] “di un processo continuo che consente ai cittadini, a qualsiasi età e in qualsiasi momento della loro vita, di identificare le proprie capacità, competenze e interessi, di prendere decisioni educative, formative e occupazionali e di gestire i propri percorsi di vita individuali nell’apprendimento, nel lavoro e altri contesti in cui tali capacità e competenze vengono apprese e/o utilizzate. L'orientamento copre una serie di attività individuali e collettive relative all'informazione, alla consulenza, alla valutazione delle competenze, al supporto e all'insegnamento delle capacità decisionali e di gestione della carriera”.

L’anno successivo, un gruppo di ricercatori che lavoravano insieme da diversi anni ha reso questo approccio più radicale, proponendo di sostituire espressioni come “sviluppo professionale o di carriera” con il concetto di “progettazione della vita”: “I problemi di carriera sono solo una parte di preoccupazioni molto più ampie su come vivere una vita in un mondo postmoderno plasmato da un’economia globale e supportato dalla tecnologia dell’informazione. ”(…)

Gestire le interazioni tra diversi ambiti della vita è diventata una preoccupazione fondamentale per la maggior parte dei lavoratori il cui impiego è contingente, freelance, temporaneo, esterno, part-time e occasionale. Una conseguenza importante dell’interconnessione tra i diversi ambiti della vita è che non possiamo più parlare con sicurezza di “sviluppo di carriera” né di “orientamento professionale”. Dovremmo piuttosto immaginare “traiettorie di vita” in cui gli individui progettano e costruiscono progressivamente la propria vita, compresa la carriera lavorativa.

Al di là delle loro differenze, in entrambi i casi, gli interventi che supportano i soggetti orientati in tali sforzi consistono nell’aiutarli a proiettarsi in un certo futuro che dia significato alla loro esistenza presente.
Ancora oggi, ciò che molto spesso vediamo essere definito “orientamento” mira a includere gli individui negli attuali sistemi di lavoro e di scambio economico, senza mettere in alcun modo in discussione l’impatto che queste forme di organizzazione hanno e avranno nel futuro. Sebbene l’ingresso dell’intelligenza artificiale nel mercato del lavoro sia ormai un dato di fatto, esiste un significativo grado di incertezza riguardo gli effettivi sviluppi, nonché sulle azioni politiche più appropriate per gestire un cambiamento di tale portata.

I cambiamenti demografici, il livello di istruzione, la globalizzazione e la liberalizzazione, la tecnologia, la nuova organizzazione del lavoro, la crisi climatica e l’urgente bisogno di una transizione verso un'economia verde sono tutti fattori che influenzeranno inevitabilmente il futuro.

La riflessione che ne è scaturita, pensando alla progettazione delle attività di orientamento proposte in grande maggioranza in ambito scolastico e universitario è stata “in che modo le attuali pratiche orientative messe in campo sono orientate a contribuire a uno sviluppo che sia ecologicamente sostenibile, socialmente giusto e basato su attività lavorative dignitose?”

Una questione spesso ignorata: verso quale futuro i giovani dovrebbero essere aiutati a indirizzare la propria vita?

Fare orientamento oggi ci impone queste riflessioni, dando valore all’interdisciplinarità e alle pratiche didattiche partecipative, per “non calare dall’alto soluzioni e previsioni”, ma per iniziare un dialogo, soprattutto con le giovani generazioni, alcune delle quali già scettiche sul tanto decantato progresso del XX secolo.

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Annie Pontrandolfo

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