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- 29/9/2023
I repertori, cosa sono e come utilizzarli nell'orientamento
Spesso si parla di “cassetta degli attrezzi” indicando quell’insieme di strumenti, competenze, abilità e conoscenze di cui gli Orientatori dovrebbero disporre per poter condurre progetti e sessioni di orientamento efficaci ed efficienti. Tuttavia, tra questi ci sono alcuni strumenti gratuiti di cui spesso si fa a meno, un po’ perché complessi da utilizzare e un po’ perché ci sembrano freddi. Eppure, i repertori sono strumenti essenziali che non dovrebbero mai mancare nella cassetta degli attrezzi degli Orientatori. Ecco perché, compresa l’importanza di questi strumenti, non potrete più farne a meno. A cura di Dario Madeddu, Orientatore Asnor.
Cosa sono i repertori
Come ci dice la stessa definizione, i repertori sono degli elenchi contenenti liste. Si va da quelli delle figure professionali e/o delle qualificazioni, ai cataloghi di competenze, conoscenze e abilità. Chi non ne ha mai utilizzato uno, potrebbe pensare di trovarsi di fronte a un elenco “freddo” e poco comunicante. In realtà, i repertori delle qualificazioni e delle figure professionali ci offrono qualcosa che in orientamento è di fondamentale importanza: la misurabilità e la comparabilità.
Una delle più celebri citazioni di Lord William Kelvin, fisico e ingegnere britannico, recita: “Se non si può misurare qualcosa, non si può migliorarla”. Ecco perché i repertori sono indispensabili nel percorso di consapevolezza che offre l’orientamento: aiutano a misurare le competenze acquisite dalla persona; permettono di comprendere, per esempio, che tipo di preparazione sia necessaria raggiungere - in termini di competenze, abilità e conoscenze - per acquisire un determinato titolo o per svolgere una determinata professione.
Per poter trasferire rapidamente un Bilancio di Competenze in un CV, oppure di fronte a un problema orientativo che riguarda la scelta di un percorso di studi o una scelta professionale, i repertori ci sono di aiuto perché ci restituiscono uno standard, vale a dire un risultato misurabile già ottenuto o atteso al termine di un percorso, tradotto in un set di competenze minimo e necessario per acquisire una o più competenze o svolgere una determinata professione.
L’elemento fondante di tutti i repertori, infatti, è la competenza di una specifica Area Di Attività (ADA) che viene standardizzata in Unità di Competenza (UC). Se escludiamo i quadri europei delle Competenze Chiave, il LifeComp e eventuali altri repertori di competenze trasversali, i repertori si concentrano generalmente sulle competenze tecnico-professionali.
Questi ultimi ci permettono pertanto di tradurre in modo ragionato e ordinato le attività svolte da una precisa figura professionale o gli obiettivi di un percorso formativo e/o di istruzione. Le attività vengono suddivise in sequenze di attività che sono racchiuse in una o più competenze. Ci aiutano, inoltre, a confrontare gli standard e le competenze su diversi piani. Per esempio, su un piano internazionale o su un piano settoriale.
Altre informazioni utili sui repertori
I repertori sono uno strumento utile perché:
1. Danno maggiore peso alle competenze tecnico-professionali rispetto alle competenze trasversali, ma ciò più che essere un difetto è la loro forza. Infatti, le soft skills che la persona possiede, proprio perché trasversali, con qualsiasi qualificazione e in qualsiasi settore saranno sempre e comunque un arricchimento delle competenze tecnico-professionali acquisite, miglioreranno il grado di autonomia della persona e ci permetteranno di intravvedere meglio in orientamento i percorsi futuribili per la persona.
2. In orientamento danno accesso a quella che Goleman definisce la “via alta” perché, se è vero che il nostro lavoro è fatto di colloqui e di empatia, è anche vero che ci occorre sempre restare attaccati ai dati e alla realtà per favorire il processo di consapevolezza. Senza i dati che i repertori ci offrono e senza quel legame che le competenze ci permettono di fare tra studio, formazione e lavoro, quella consapevolezza e quelle possibilità che restituiamo correrebbero il rischio di restare nella “via breve”, nella parte istintiva del “ci riuscirò e lo farò”, che a volte può fermarsi e sostare distante dalla realtà.
L’importanza dell’utilizzo dei Repertori delle Competenze e delle Figure Professionali nei processi di orientamento
Nei processi e nelle attività di orientamento, i repertori:
1. consentono un maggiore allineamento tra competenze e carriere, aiutano le persone a comprendere quali competenze sono richieste per lavorare in un settore specifico e questo allineamento è fondamentale per evitare scelte di carriera sbagliate;
2. migliorano le decisioni di carriera, perché forniscono una visione chiara delle varie opportunità di carriera all’interno di un settore e consentono di prendere decisioni realistiche per poter definire obiettivi di carriera realizzabili;
3. aiutano a pianificare i percorsi di istruzione e formazione, infatti comprendendo e conoscendo le competenze richieste per una specifica figura professionale, le persone possono pianificare il loro percorso educativo e formativo in modo più mirato;
4. facilitano il processo di ricerca del lavoro, aiutano i candidati a individuare le competenze richieste per svolgere una posizione alla quale si candidano. Non sempre, infatti, tutte le competenze sono esplicitate nelle offerte.
Un migliore allineamento tra competenze e carriere può contribuire, inoltre, a ridurre il mismatching tra posizioni ricercate e titoli presenti e offerti in un determinato mercato del lavoro. L’utilizzo dei repertori, infatti, aiuta le persone a comprendere quali posizioni possono realmente occupare grazie ai titoli e alle competenze possedute o in via di acquisizione.
L’EQF - European Qualifications Framework
Pur non essendo un repertorio, l’EQF - European Qualifications Framework (Quadro Europeo delle Qualifiche) è di sicuro un riferimento per tutti i repertori europei. Lo EQF è un sistema di riferimento che viene utilizzato in Europa per descrivere e confrontare i diversi livelli delle qualifiche. È stato sviluppato dalla Commissione Europea per favorire la mobilità e la trasparenza dei titoli all’interno dell’UE. La sua creazione prende il via nel 2005 dai Paesi coinvolti nel cosiddetto Processo di Bologna.
Maggiori informazioni possono essere trovate qui.
I punti chiave dell’EQF sono i seguenti.
1. Ha una struttura a otto livelli: nell’EQF le qualifiche sono suddivise in otto livelli di riferimento. Si parte dal livello 1 (il più basso) e si arriva fino al livello 8 (il più alto). Questi livelli coprono una vasta gamma di percorsi educativi e formativi, dalla formazione professionale all’istruzione superiore.
2. Non descrive solo le competenze in uscita dai percorsi formali e non formali: ogni livello dell’EQF è descritto in termini di conoscenze, competenze e grado di autonomia. Questo rende più facile comprendere cosa ci si aspetta che un individuo sia in grado di fare dopo aver ottenuto una determinata qualifica, anche al termine di un percorso informale, cioè di un percorso di apprendimento o autoapprendimento sul lavoro o nella vita quotidiana. Risulta, perciò, indispensabile pure nei processi di individuazione, validazione e certificazione delle competenze acquisite in ambiti non formali o informali. Offre un riferimento per tutti gli apprendimenti.
3. Promuove la mobilità dei cittadini e dei loro titoli: le qualifiche referenziate all’EQF sono riconosciute in tutti i paesi dell’UE. Ciò agevola il trasferimento e il riconoscimento delle qualifiche e dei titoli in tutta Europa. Su questo punto è utile, però, aprire una parentesi. Le uniche qualifiche e gli unici titoli che ad oggi hanno piena mobilità in Europa sono quelli afferenti alle professioni sanitarie. Dall’OSS al Medico, in qualsiasi nazione UE si sia acquisita la qualificazione in ambito sanitario, la persona che possiede il titolo può esercitare la professione e il lavoro in qualsiasi nazione europea a patto che abbia una conoscenza adeguata della lingua del Paese in cui andrà a lavorare. Tutte le altre qualificazioni e gli altri titoli referenziati EQF sono trasferibili e riconoscibili in un’altra nazione UE, ma hanno prima necessità di essere sottoposti a un procedimento di riconoscimento che varia da Paese a Paese. Potrebbe, infatti, richiedere ulteriori conoscenze, abilità e competenze e sottoporre il riconoscimento al superamento di esami o prove di verifica. Generalmente, il processo di riconoscimento dei titoli viene effettuato su richiesta al Ministero competente dello stato estero. Lo stesso dicasi per chi vuole studiare all’estero e utilizzare e far riconoscere il proprio titolo in Italia.