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- 15/9/2023
Mindest: un libro di Carol S. Dweck per la pratica dell'orientamento
Imparare a conoscersi è sicuramente un passo importante anche in ottica orientativa. Il libro Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo, della psicologa americana Carol S. Dweck, titolare della cattedra di psicologia di Lewis e Virginia Eaton presso la Stanford University, incentra sul concetto di Mindset la trattazione delle possibilità trasformative del soggetto. A cura di Laura Fraccalanza, Orientatrice Asnor.
Secondo la docente, Carol S. Dweck , la forma mentis o mindset, termini interscambiabili, determina molto di quello che ciascuno pensa riguardo alla propria personalità e, dunque, rappresenta anche ciò che può impedire di esprimere il proprio potenziale.
La ricerca della Dweck dimostra che le credenze che adottiamo circa noi stessi influenzano profondamente la nostra vita: a tale scopo, Dweck individua e spiega, con numerosi esempi e questionari stimolanti - posti al termine di ogni sezione e intitolati “Coltivate il vostro mindset” - due tipi di mindset: quello statico e quello dinamico.
La trattazione affronta in primis la questione in generale, per concentrarsi poi su ambiti più specifici:
- dello sport;
- del mondo aziendale;
- delle relazioni genitoriali, amicali e amorose;
- del coaching e dell’insegnamento.
Infine, la Dweck propone un intero capitolo sul processo di cambiamento del mindset.
Mindset statico e Mindset dinamico
Secondo il mindset statico, le qualità sono presenti dalla nascita e questo crea la necessità di mettersi sempre alla prova: ogni situazione esige la conferma dell’intelligenza, della personalità e del carattere della persona.
Invece, secondo il mindset dinamico, le qualità innate sono solo il punto di partenza dello sviluppo e, grazie all’impegno, ognuno può cambiare e crescere attraverso l’applicazione e l’esperienza. Qual è la novità, dopo secoli di riflessione pedagogica sul tema della natura innata o meno dell’intelligenza e della abilità?
Una forma mentis dinamica genera pensieri e azioni molto diversi rispetto a quella statica; le persone con un mindset dinamico sanno che occorre del tempo per far fiorire un potenziale, accettano le sfide e si sentono al massimo solo quando s’impegnano per raggiungere il loro obiettivo; non si giudicano, né giudicano gli altri. Le altre, invece, si basano su un monologo interiore molto severo focalizzato sulla divisione tra positivo e negativo e si sentono soddisfatte quando ogni cosa è sotto il loro controllo, altrimenti abbandonano.
I due mindset modificano il senso delle parole “fallimento” e “impegno”: coloro che credono nei tratti immutabili, come detto, se riescono in un compito, ne sono orgogliosi; tuttavia, in questo atteggiamento, si cela un agguato” Se davvero sei qualcuno solo quando hai successo, che cosa sei quando non riesci?”
Le persone non imparano dai loro fallimenti, non s’impegnano, cercano solamente di riparare la loro autostima, ad esempio, frequentando persone meno capaci di loro, per essere in pace con se stessi, oppure scaricano su altri le colpe.
Per le persone con forma mentis dinamica il fallimento è un problema da affrontare e da cui imparare, non qualcosa che definisce per sempre un’identità. Credono nel potere trasformazionale dell’impegno, nel potenziamento delle proprie capacità e nella possibilità di diventare persone diverse, prima facendo convivere le vecchie credenze accanto alle nuove, poi, via via che queste ultime si rafforzano, considerandole come il modo migliore di sentire, pensare e agire.
La forma mentis degli adolescenti
La studiosa sottolinea come sia l’adolescenza il periodo in cui i ragazzi, trovandosi di fronte a grandi sfide, valutino con durezza se stessi, spesso con una forma mentis statica: si demotivano, abbandonando la scuola e l’università.
Nel suo libro spiega le tappe di un seminario rivolto a studenti che desiderino imparare la forma mentis dinamica: “Molti pensano che il cervello sia un mistero. Quando pensano a cosa può essere, credono che una persona sia nata intelligente, o mediocre, o stupida e che rimarrà così per tutta la vita. Le ultime ricerche dimostrano che il cervello assomiglia di più a un muscolo: si modifica e si rafforza quando lo si usa”.
Successivamente, l’autrice descrive come il cervello formi nuove connessioni e cresca quando si impara. Attraverso le otto lezioni del seminario, gli studenti analizzano le abilità e viene loro dimostrato come utilizzare il mindset dinamico nello studio. Questo seminario, come evidenziato dalla Dweck, ha un impatto reale: le prestazioni dei ragazzi che vi prendono parte balzano in avanti. La sola modifica delle convinzioni rispetto a se stessi “libera” il cervello e motiva gli studenti a impegnarsi per realizzare gli obiettivi prefissati.
Conclusioni
Quali indicazioni possiamo, dunque, ricavare da questa pubblicazione? Sono le stesse Linee guida sull’orientamento del MIM a indicarcele “I talenti e le eccellenze di ogni studente, quali che siano, se non costantemente riconosciute ed esercitate, non si sviluppano, compromettendo in questo modo anche il ruolo del merito personale nel successo formativo e professionale”.
L’analisi delle risorse personali utili a realizzare il proprio progetto in termini di interessi e attitudini, di conoscenze e di motivazione all’impegno, deve essere complementare alla consapevolezza dei propri punti di forza e dei propri punti critici. Solo in questo modo sarà possibile assumere decisioni realistiche e responsabili relativamente al proprio futuro.
Un libro davvero molto interessante, per tutti, molto consigliato agli insegnanti.
Bibliografia
- Carol S. Dweck, Mindest. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo, Editore Franco Angeli, Edizione Seconda, Marzo 2023.