Lunedì 2 Giugno 2025

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  • 13/5/2025

Gender Work Gap: il ruolo dell'orientamento nel reinserimento delle donne

Secondo il Gender Policy Report 2024 dell'INAPP, in Italia persiste un divario occupazionale di genere di circa 18 punti percentuali, tra i più ampi in Europa. Nonostante un incremento del tasso di occupazione femminile al 52,5%, il 64% dell'inattività lavorativa continua a essere femminile, spesso legata a responsabilità di cura. A cura di Silvia Minestrini Piredda, Orientatrice Asnor e Consulente.

Inoltre, le donne rappresentano solo il 42% delle nuove assunzioni nel primo semestre 2024, con una prevalenza di contratti a tempo determinato e part-time, contribuendo a un gender pay gap stimato in 5.000 euro annui.

Ciò suggerisce che, al netto dei proclami e delle migliori intenzioni che poco o nulla influiscono sul risultato, il reinserimento al lavoro di donne in difficoltà è una sfida complessa, importante, urgente per la promozione della dignità di genere e per l'inclusione sociale.

L'orientamento professionale (Career Guidance), può giocare un ruolo cruciale nell’accompagnare e sostenere le donne che hanno subìto discriminazioni o traumi, o che si trovano in difficoltà economiche, ad affrontare periodi di disoccupazione prolungata. Occorre quanto prima abbattere le barriere psicologiche, sociali ed economiche che rendono il loro ritorno al mondo del lavoro particolarmente faticoso.

Approfondimento Gender Pay Gap in Europa: una sfida da affrontare

Le “resistenze” del lavoro femminile

Sono sufficientemente note le impasse che si trovano ad affrontare le donne nel corso della loro (r)esistenza lavorativa:

  1. discriminazione di genere - le donne soffrono i pregiudizi di certi datori di lavoro che le vivono come meno competenti rispetto agli uomini, in particolare nelle professioni tradizionalmente maschili (nelle materie STEM in primis);
  2. interruzioni nella carriera - spesso, gli iter lavorativi delle donne sono interrotti dalla maternità, da responsabilità familiari, dalla malattia. Tali interruzioni, nella migliore delle ipotesi, riducono le opportunità di aggiornamento professionale e rendono le donne meno competitive sul mercato del lavoro, nella peggiore arrivano persino ad allontanarle da esso;
  3. mancanza di competenze aggiornate - in un mercato del lavoro in continua evoluzione, la carenza di competenze aggiornate, soprattutto nel settore tecnologico e digitale, è un ostacolo più che rilevante per le donne che hanno avuto una lunga pausa nella vita lavorativa;
  4. barriere psicologiche e sociali - le donne ai margini, che hanno suìito abusi, violenza domestica o che provengono da situazioni di povertà, soffrono di bassa autostima, hanno paura di essere giudicate e del fallimento. Gli ostacoli emotivi e psicologici, più di altri, possono influire negativamente sul loro desiderio di rientrare nel mondo del lavoro e sulla loro capacità di affrontare un percorso di orientamento.

Il ruolo dell'orientamento professionale

L'orientamento professionale deve essere sensibile alle particolari necessità e problematiche che queste donne affrontano. Ecco alcuni approcci chiave che l’orientamento può adottare per aiutare le donne a reintegrarsi nel mercato del lavoro:

  1. valutazione delle competenze e delle esperienze pregresse: è fondamentale che l’orientamento inizi con una valutazione accurata delle competenze acquisite dalla donna, anche quelle non formalizzate;
  2. supporto psicologico e empowerment: il processo di orientamento dovrebbe includere anche un supporto psicologico che aiuti le donne a superare le barriere emotive che hanno eretto. L’empowerment è essenziale per restituire fiducia in se stesse e nelle proprie capacità, per attingere a risorse tangibili e intangibili. L’Orientatore può svolgere il ruolo di motivatore, incoraggiando le donne a guardare al futuro con ottimismo e a credere nelle loro capacità di affrontare il mercato del lavoro;
  3. aggiornamento delle competenze: per molte donne, l’accesso a corsi di aggiornamento professionale o a formazione specifica è un elemento chiave per rientrare nel mercato del lavoro. Offrire opportunità di formazione nell’ambito di tecnologia, salute e sostenibilità, può migliorare le prospettive di occupazione;
  4. supporto nella ricerca del lavoro: oltre a fornire competenze tecniche, l'orientamento deve includere anche un supporto pratico nella ricerca del lavoro. Ciò significa aiutare le donne a creare curriculum vitae efficaci, a prepararsi per colloqui di lavoro e a navigare nelle risorse di ricerca del lavoro online. Occorre anche favorire i contatti con aziende che sono particolarmente sensibili al tema del reinserimento delle donne, come quelle che promuovono politiche di inclusione e di pari opportunità;
  5. creazione di reti di supporto: creare una rete di supporto tra donne che affrontano sfide simili può facilitare il processo di reinserimento nel mondo del lavoro. Le reti di mentoring, i gruppi di supporto e le opportunità di networking possono aiutare a combattere l'isolamento sociale e a condividere esperienze e risorse.

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Iniziative e programmi vs realtà

Numerosi programmi di orientamento e reinserimento al lavoro per donne in difficoltà aventi come obiettivo di colmare il gap di genere nel mercato del lavoro, sono stati sviluppati in vari paesi, anche in Italia, soprattutto con i fondi dei bandi europei.

Alcuni esempi includono progetti di formazione professionale specifici per donne vittime di violenza domestica, programmi di mentoring, iniziative aziendali che offrono tirocini e stage per donne disoccupate. In generale, però, a caratterizzare questi progetti sono l’astrattezza e lo scollamento fra teoria e pratica, fra formazione e opportunità lavorative concrete, fra i tempi biblici di nuovi percorsi formanti e l’urgenza di rimettersi al più presto in gioco.

La realtà è che quando le donne trovano il desiderio, la forza, e in certi casi il coraggio, di uscire dalla loro precarietà e dalla loro confusione di rivolgersi agli enti (INPS, CPI, CCIA, Agenzie per il lavoro o Enti di formazione e similari), diversamente da quanto accade solitamente, devono trovare risposte chiare, recapiti e indirizzi di esperti e addetti ai lavori, attitudine, concretezza, conoscenza, empatia, gratuità, intelligenza emotiva, professionalità, proattività, perché quel momento è fondamentale e potrebbe non ripetersi.

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Conclusioni

Centri di ascolto e di orientamento come la Casa delle Donne, ad esempio, vengono smantellati o smettono di essere supportati per pregiudizi politici; non esiste un sistema nazionale di certificazione delle competenze acquisite in modo informale o non formale, giacché in Italia si è deciso di recepire la direttiva europea a livello regionale (ad oggi limitatamente alla Lombardia e all’Emilia Romagna) e la validità stessa della certificazione è limitata alla regione che la rilascia.

Il reinserimento delle donne in difficoltà nel mondo del lavoro richiede un approccio pronto, integrato e multidimensionale, che consideri non solo le competenze tecniche, ma anche gli aspetti psicologici, emotivi e sociali del percorso di orientamento. Ciascun attore deve fare la sua parte e velocemente perché il mondo corre veloce. L'orientamento professionale, se progettato in modo sensibile e mirato, può fare la differenza e fornire alle donne gli strumenti necessari per superare le difficoltà, acquisire nuove competenze e reintegrarsi nel mercato del lavoro con maggior fiducia e motivazione. Ma la parola d’ordine deve essere “urgenza”.

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Silvia Minestrini Piredda

Silvia Minestrini Piredda

Orientatrice Asnor e Consulente

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