- 3858
- 3 minuti
- 16/4/2024
L'azione orientativa: oltre l'orientamento puramente informativo
Una diffusa e limitante opinione sull’orientamento, soprattutto in ambito scolastico, tende a rilegarlo ad un’azione di tipo informativo. Gli addetti ai lavori, però, sanno bene che l’obiettivo non è dare la soluzione su “cosa si debba fare il prossimo anno”, ma fornire gli strumenti per capire e per avere consapevolezza di sé, dei propri interessi, delle proprie attitudini. A cura di Doriana Bertolotto, Orientatrice Asnor.
In ogni processo di scelta non è sufficiente avere a disposizione il catalogo delle opzioni possibili: è fondamentale che il decisore abbia consapevolezza dei valori, dei bisogni, dei desideri, delle influenze che guidano la scelta e sappia leggere le possibili conseguenze delle strade “papabili” e delle azioni opportune e necessarie affinché tali strade si trasformino in un percorso agito e non solo dichiarato.
Le aspettative nei confronti dell’azione orientativa
Quando si inizia un percorso orientativo, e ci si confronta con i docenti, i genitori, i ragazzi, si scopre regolarmente che le aspettative riguardano l’aspetto per lo più informativo.
L’obiettivo è, in primis, conoscere le opzioni possibili, le opportunità presenti sul territorio, eventuali sbocchi professionali. Segue l’esigenza di conoscere “quanto” difficile o meno sia il percorso, se “c’è o non c’è” quella determinata materia.
Superati questi aspetti, la richiesta immediatamente successiva, soprattutto da parte delle famiglie, è quella di fornire una risposta alla domanda “che scuola deve fare mio figlio?”: risposta che dovrebbe trovare conferma scientifica in un qualche miracoloso strumento di indagine quantitativa e riflettere aspettative, stereotipi e pregiudizi familiari e socioculturali.
Ciò che va oltre non sempre viene compreso e apprezzato. Se l’orientamento avviene nel contesto scuola, emerge il problema delle ore a disposizione: molti docenti le considerano sottratte al programma e gli studenti, a cascata, le vivono come ore “in cui non si fa niente”.
Se la consulenza è individuale, i genitori hanno comprensibilmente fretta di chiudere la questione e di vedere un risultato il più concreto e rapido possibile.
Leggi anche l'approfondimento su Docente tutor e Orientatore
L’obiettivo dell’azione orientativa: una medaglia a due facce
Gli addetti ai lavori (Orientatori professionisti), però, sanno bene che l’obiettivo non è dare la soluzione su “cosa si debba fare il prossimo anno”, ma fornire gli strumenti per capire e per avere consapevolezza di sé, dei propri interessi, delle proprie attitudini, delle proprie aspettative e dei fattori di influenza che intervengono nella scelta, oltre al modo in cui lo fanno.
Si tratta di saper rileggere il proprio percorso scolastico cogliendo i propri punti di forza e di debolezza e di individuare in che modo essi possano favorire o ostacolare il percorso scolastico futuro.
Tempo. Cammino. Fatto di passi avanti e passi indietro. Lastricato di incertezze e insicurezze. Per questo si chiama percorso di orientamento.
L’azione orientativa deve avere lo scopo prioritario di fornire ai ragazzi e alle ragazze gli strumenti per leggere se stessi e per leggere e interpretare il contesto familiare, culturale, sociale in cui sono inseriti.
Solo in questo modo gli studenti possono agire come protagonisti consapevoli e responsabili della propria scelta sviluppando, nello stesso tempo, la capacità di affrontare e di gestire eventuali errori come tappe di un normale percorso di crescita. Solo con queste premesse, l’azione informativa diventa funzionale e ogni studente può elaborare il proprio progetto e agire consapevolmente per metterlo in atto.
Solo così l’azione orientativa non risponde solo ad una esigenza di breve termine ma agisce nel medio-lungo contribuendo al percorso di sviluppo del soggetto e alla lotta alla possibile dispersione.
Scopri come diventare
un Esperto in Orientamento scolastico
Conclusioni
L’orientamento è come una medaglia, dove informazione e formazione sono le due facce.
Si parla di soft skills, d’intelligenza emotiva, di educazione alla scelta, ma si fa fatica a superare il concetto di scuola come distributore di contenuti e di soluzioni preconfezionate: l’analisi, la riflessione, la messa in discussione di sé sono considerati importanti ma fuori dalle aule scolastiche dove invece Napoleone preme per entrare e Dante ha fretta di incontrare Beatrice.
Chi incontra i ragazzi sa che hanno mille silenziose domande, mille silenziose paure, mille silenziose preoccupazioni e sono circondati da adulti che spesso fanno loro credere di essere troppo giovani per decidere, troppo immaturi per capire il futuro, troppo superficiali per cogliere le cose che contano. Dirottandoli, di conseguenza, verso strade che non sono le loro e che nel profondo non vorrebbero percorrere.
Per questo l’orientamento deve andare oltre l’azione informativa e deve operare anche attraverso l’altra faccia della medaglia, perché, per capire cosa possiamo e desideriamo fare, è importante, innanzitutto, capire chi siamo.