Martedì 16 Luglio 2024

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  • 14/4/2023

Mi stai ascoltando? Quattro consigli per essere realmente ascoltati

Come capire se le persone ti ascoltano? Come assicurarti che ti prestino la corretta attenzione? Di seguito rispondo a queste domande attraverso alcuni accorgimenti che potrai mettere in atto ed evitare così di arrivare al punto di dover chiedere: "ma mi stai ascoltando?". A cura di Marco Labate, Orientatore Asnor.

L'incapacità di ascoltare

“L'incapacità dell'uomo di comunicare è il risultato della sua incapacità di ascoltare davvero ciò che viene detto.” C. Rogers

Ti è mai capitato di parlare e avere la sensazione di non essere ascoltato?
Chi ti ascolta può essere distratto o non voler ascoltare. Dipende da diversi fattori riconducibili all'argomento - più o meno interessante -, alla persona, con la sua voglia, predisposizione o energia necessaria all’ascolto, al contesto, che può essere non adatto e causare distrazioni, o a te stesso, per via della tua capacità comunicativa.
Come capire se le persone ti ascoltano? Come assicurarti che ti prestino la corretta attenzione? Di seguito quattro consigli che potrai mettere in atto.

Fai in modo che gli altri ti ascoltino

Vuoi essere sicuro che l'altro ti ascolti? Mettilo in condizione di farlo. 
Ci sono diversi fattori da considerare. Prima di tutto devi tenere a mente che la comunicazione per funzionare richiede interesse: se non attiri l'altro verso il tuo discorso, non stai mettendo in campo tutte le risorse necessarie.

Chi ti ascolta ha bisogno di sentire che stai parlando a lui e/o per lui, che vale la pena ascoltarti e che l’hai coinvolto in argomenti interessanti e soprattutto con contenuti nuovi. In ogni caso, un argomento in grado di stimolare il tuo ascoltatore può non bastare.
Sono necessarie altre attenzioni funzionali alla fase di acquisizione, comprensione e registrazione del messaggio trasmesso. Il nostro lessico, la nostra metrica comunicativa, la nostra voce (tono, velocità, volume) deve essere adeguata e variare in base alle necessità e al passo specifico del discorso.

Per esempio: dai enfasi ad un concetto o rallenta quando vuoi scandire le parole e assicurarti che arrivino al destinatario.
Inoltre, è necessario usare una terminologia chiara, attinente al messaggio trasmesso e che sia comprensibile all’interlocutore.
Ti è mai capitato di seguire una riunione con un oratore mono-tono e che usa sempre gli stessi predicati? Quanto hai resistito? Quanta voglia hai di rispondere alla telefonata di un collega o amico prolisso e noioso? L’effetto “monologo” è sempre dietro l’angolo.

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Chiedi conferme e feedback

Chiedi al tuo interlocutore la sua opinione o un suggerimento. Per esempio, chiedi: "cosa ne pensi?", "tu cosa faresti", "ti è mai capitato?". Anche un silenzio prolungato può, come per una domanda, portare l'altro a parlare. Oltre a verificare lo stato di attenzione, puoi ottenere un ulteriore risultato, permettendo al tuo interlocutore di partecipare, evitando di annoiarlo con un monologo. Chi ascolta tende a distrarsi: chi parla formula circa 200 parole, ma siamo in grado di ascoltarne più del doppio.

Se con una domanda lo inviti a fornirti il suo contributo, lo gratificherai e quindi lui ti ringrazierà con una maggiore attenzione.

Ci piace partecipare a conversazioni dove possiamo mostrare di sapere, di avere argomentazioni a riguardo e che siamo esperti in materia, anche solo citando una nostra esperienza. Una tecnica per catturare l’attenzione dell’ascoltatore è quella di iniziare con un argomento comune che sia di suo gradimento e con il quale si sente a suo agio. Fai in modo che si esprima per primo.

Approfondimento: Cos'è l'ascolto attivo e quali sono le sue regole

Ascolta il linguaggio del corpo

Parla e ascolta anche con il linguaggio non verbale.
La lettura del linguaggio del corpo non è una scienza esatta, si basa semplicemente su dati statistici e sull'interpretazione degli stati d'animo. Incrociare le braccia non corrisponde indiscutibilmente a un atteggiamento di chiusura, al contrario per alcuni corrisponde a una postura abituale e comoda o alla sensazione di freddo o a un gesto protettivo per una sensazione di insicurezza.
I segnali inviati dal corpo sono in ogni caso una fonte importante di informazioni che sono tanto più attendibili quanto confermate da altri segnali, sia del corpo che verbali: possiamo dire che più indizi fanno una prova.

Per esempio, se l'ascoltatore si distrae continuamente, se con gli occhi guarda ovunque, se si muove molto nella sua posizione e orienta il suo corpo di traverso, fissa continuamente un'uscita, guarda il cellulare in cerca di possibili messaggi, c'è poco da fare: hai perso la sua attenzione.

Al contrario, se è proteso verso di te, ha una posizione aperta e rilassata, ti fissa con sguardo espressivo e dimostra di voler intervenire (anche con cenni delle mani), tutto questo vuol dire che "è sul pezzo" e ti sta ascoltando. In aggiunta, se ritieni sia necessaria un’ulteriore conferma, fai qualche domanda di verifica e invita chi ti sta ascoltando a riassumere o a fornire una sua opinione in merito.

Scegli il contesto e il momento adatti

Nella comunicazione, oltre alla tua personale capacità, ci sono altri fattori "ambientali" che devi considerare. I principali sono: luogo, ambiente, momento. 

Un luogo adeguato

Non puoi chiedere un aumento dello stipendio al tuo capo andando a parlare al parco giochi. Il luogo deve essere adeguato al contesto e all'argomento e garantire i tempi che ritieni necessari. Chi ti ascolta sarà più focalizzato sul tema oggetto della discussione se percepirà il luogo come familiare e sicuro, oltre che consono per dedicarsi all'ascolto. 

Attenzione all'ambiente

Se ti trovi in un ambiente confuso con rumori e distrazioni, non stai aiutando il tuo ascoltatore il quale, come te, non può spegnere la ricezione dei clacson, del cane che abbia, ecc. Desideri che sia concentrato su di te e quindi devi evitare di indurre distrazioni che si andranno inevitabilmente ad aggiungere alle sue (queste ci sono sempre). 

Il momento giusto per parlare

Devi prima di tutto essere sicuro di avere il tempo necessario anche per chi ti ascolta. Poi, se hai bisogno di un'ora di tempo e sai che immediatamente dopo il tuo ascoltatore avrà un altro impegno, vedrai che più ti avvicini allo scadere più la situazione cambierà e lui andrà sempre più in ansia. La sua attenzione diminuirà e passerà a dare maggior spazio alla all'imminente impegno e alla preoccupazione per il suo possibile ritardo. Inoltre, se vai oltre, appena scade l'ultimo minuto, non sarai più ascoltato.

Conclusioni

Rendi la tua comunicazione interessante, perché il dono che ti concede l'ascoltatore venga premiato. Soffermati nel creare il contesto corretto per essere ascoltato come desideri.
Evita un ambiente o uno stile di dialogo che favorisca le distrazioni, sia personali che esterne.
Usa un linguaggio e un codice comune, comprensibile a tutti e se necessario inseriamo l’uso della metafora. Evita il monologo preferendo a questo lo scambio bidirezionale.
Fai domande di conferma e cerca un feedback di ascolto dal tuo interlocutore. 
Hai dei segnali discordanti? Usa il jolly della domanda, un elemento fondamentale (ma spesso sottovalutato) per la comprensione e per il chiarimento.

Altro discorso è quello relativo alla volontà e capacità del tuo ascoltatore ad avere un ruolo attivo nella comunicazione, per passare dal "sentire" all' "ascoltare".
Essere un ascoltatore efficace richiede volontà, umiltà e un particolare impegno. Non puoi obbligare gli altri ad ascoltarti ma puoi sicuramente adottare alcuni accorgimenti e creare il contesto ottimale per attrarre la sua attenzione e gratificare il suo ascolto.

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Dott. Marco Labate

Dott. Marco Labate

Orientatore Asnor, Life&Business Coach, Soft Skills Trainer

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