Domenica 22 Dicembre 2024

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  • 4/2/2023

Didattica orientativa e Didattica laboratoriale, un binomio inscindibile

È impossibile separare la didattica laboratoriale dalla didattica orientativa: la prima è incentrata sul qui e ora e permette di costruire la consapevolezza del sé attraverso l’esperienza concreta che un percorso didattico ben strutturato da un gruppo di professionisti seri e qualificati può rappresentare; la seconda apre lo sguardo verso un orizzonte che si raggiunge passo dopo passo ponendosi degli obiettivi concreti. A cura di Ileana Ogliari, Orientatrice Asnor, Esperta di Orientamento scolastico.

La Buona Scuola

Nel 2015, il mondo della scuola viene coinvolto in (o sconvolto da) una nuova riforma alla quale viene attribuito un titolo piuttosto ambizioso: “La Buona Scuola”. 
Tante le novità, numerosi i decreti attuativi, diversi gli spunti di riflessione sui quali interrogarsi, dopo un’iniziale e fisiologico scetticismo in merito agli elementi di cambiamento introdotti dal testo in esame. 
Tra questi, emerge un aspetto già presente nel percorso di attuazione dell’Autonomia scolastica, ma che diviene ulteriormente ribadito: la 107/2015 invita le scuole a voler rimodulare il monte ore prevedendo l’introduzione di discipline opzionali obbligatorie utili alla formazione del profilo digitale dello studente (commi 56-62). 

La riforma richiama il nostro impegno ad implementare didattica laboratoriale e cooperative learning, impone il potenziamento dei saperi e delle competenze attraverso (comma 3): 1) articolazione modulare del monte ore annuale; 2) potenziamento dell’orario scolastico; 3) programmazione flessibile dell’orario del curricolo; 4) articolazione del gruppo classe. 

Tale innovazione risponde altresì all’esigenza di ripensare l’offerta formativa ritagliandola sui bisogni formativi dell’utenza. Ed è proprio questo il punto: porre al centro l’alunna/o, la sua formazione, le sue esigenze, la scoperta e la cura dei suoi talenti. Forse è questo il modo in cui la scuola può guadagnarsi l’appellativo di “buona”, perché si concentra su come offrire alle piccole donne e ai piccoli uomini con cui ha a che fare la possibilità di scoprirsi portatori sani di talento da investire per la costruzione del proprio futuro.

Didattica laboratoriale e Didattica orientativa

Va da sé che diviene impossibile separare la didattica laboratoriale dalla didattica orientativa: la prima è incentrata sul qui e ora e permette di costruire la consapevolezza del sé attraverso l’esperienza concreta che un percorso didattico ben strutturato da un gruppo di professionisti seri e qualificati può rappresentare; la seconda apre lo sguardo verso un orizzonte che si raggiunge passo dopo passo ponendosi degli obiettivi concreti quanto più si sente a portata delle proprie mani la prospettiva che ne indica la strada. 

Del resto il termine “laboratorio” ha origine dal labor latino e ha il profondo significato di lavoro, fatica e, allargando un po’ i confini, si potrebbe dire “esperienza”, e fare esperienza di qualcosa vuol dire interiorizzarla e renderla veramente propria. 

Obiettivo: porre al centro l’alunno

Ciò che non si deve dimenticare, però, è il centro del nostro agire ovvero l’alunna/o, una persona che vive a scuola molte di quelle che diventano le sue nuove esperienze, il suo iniziale “sporcarsi le mani”, lo sperimentare in prima persona la scoperta graduale delle mille possibilità che il mondo reale offre se supportato da un motore insostituibile: la curiosità. 

Una scuola che punta sulla rimodulazione dell’orario per ampliare la propria offerta formativa a vantaggio di una didattica laboratoriale è un sistema che fa delle soft skills e delle competenze di cittadinanza un faro, un punto di riferimento, una meta a cui rivolgersi per far sì che i saperi di base siano davvero le fondamenta di un edificio solido, ma che diviene straordinario solo se si avrà il coraggio di puntare in alto, alla vera realizzazione di sé stessi. 

A supporto di tale prospettiva, una scuola a tempo prolungato favorisce la possibilità di un’organizzazione di attività laboratoriali svariate per cui diviene più facile incontrare interessi e gusti delle alunne e degli alunni e permette la strutturazione dei rientri pomeridiani attraverso gruppi a classi aperte, non necessariamente parallele per età delle studentesse e degli studenti, che vedono confrontarsi alunni che condividono tempi e spazi scolastici accomunati da uno stesso desiderio: provare cose nuove per capire se veramente soddisfano l’intrinseca ricerca di benessere e incontrano i propri interessi. E questa cos’è se non didattica orientativa? 

Un’esperienza concreta di didattica laboratoriale e orientativa

Nella scuola secondaria di I grado in cui insegno da vent’anni, questo sistema è ormai consolidato ed è proprio grazie ai docenti, che “si mettono in gioco” in attività altre da quelle propriamente curricolari, che molti dei nostri alunni hanno “trovato la loro strada”. 

Laboratori quali cucina, editoria, manualità, teatro, musica, arte, giochi matematici, orto hanno permesso a molti studenti e studentesse di toccare con mano e scegliere più consapevolmente la strada da intraprendere nel successivo percorso di studi

L’imparare facendo (learning by doing) assume il ruolo di una chiave attraverso la quale aprire diverse porte, rendere le studentesse e gli studenti protagonisti del loro sapere attraverso la pratica didattica della ricerca-zione; in questo modo l'insegnamento interdisciplinare fornisce le condizioni in cui si realizza un apprendimento efficace, che perciò migliora, e ogni alunno viene invitato a sviluppare il proprio metodo perché viene incoraggiato a ragionare sulle cose per poterle risolvere senza che sia l’insegnante a farlo per lei o lui.

Ne consegue che come docenti abbiamo una grande responsabilità: trasmettere a ciascuno, affinché la percepisca pienamente, la fiducia nel futuro nel quale poter trovare efficacemente la propria collocazione e realizzazione.

Ileana Ogliari

Ileana Ogliari

Orientatrice Asnor

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