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- 13/2/2023
Cos'è l'apprendimento permanente
Parafrasando un’affermazione di Michel Foucault potremmo brevemente dire che oggi la finalità dell’orientamento è formare gli altri per metterli nelle condizioni di “crearsi come un’opera d’arte”. Ciò significa preparare tutti, fin da giovani, perché contaminandosi con il mondo globalizzato riescano ad affrontarlo riorientandosi e formandosi continuamente. A cura di Dario Madeddu, Orientatore Asnor.
Cosa significa apprendimento permanente
Pensare all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita può apparire semplice quando ci riferiamo ai percorsi di formazione formale e, quindi, nei percorsi di Istruzione nei quali i giovani, per norma, sono obbligatoriamente inseriti. Il problema che nasconde l’apprendimento permanente, però, è già tutto dietro quest’obbligo, poiché non vi può essere soluzione di continuità tra formazione formale, informale e non formale.
Superata la fase dell’Istruzione “obbligatoria”, una volta che si entra nel mondo del lavoro o si intraprende un percorso di studi universitari, l’apprendimento permanente non è più “guidato”, ma affidato, in modo più o meno totale, alla volontà di auto-creazione del singolo. In questa fase di “autogestione” dell’apprendimento diventa più che necessario il supporto dell’orientamento.
Si potrebbe ribaltare il problema, però, poiché è corretto affermare che il compito primo dell’Istruzione, anche attraverso la didattica orientativa, è proprio quello di preparare l’individuo, fin da giovane, al momento in cui arriverà questa “autogestione”.
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Il Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente
Il “Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente” della Commissione Europea del 30 ottobre 2000 afferma: “Le conoscenze, le competenze e i modi di comprensione appresi da bambini o adolescenti, nell’ambito della famiglia, della scuola, della formazione, dell’istruzione superiore o universitaria non saranno valide per tutta la vita”. La ragione del perché l’apprendimento permanente sia oggi indispensabile è proprio questa.
Basterebbe su tutte la variabile della transizione digitale. Pensare solo al fatto che le modalità di erogazione dei servizi e di produzione dei prodotti si modificano costantemente grazie all’apporto del digitale, fa ben capire che se l’apprendimento si ferma, si sarà in qualche modo colpiti da un processo di obsolescenza delle proprie competenze.
Esemplificare può aiutare la comprensione. La competenza, come in più lavori ho provato a definirla restando vicino alla letteratura sul tema, è un insieme di conoscenze, abilità, attitudine, atteggiamento e dei modi in cui noi le esprimiamo in un contesto socio-organizzativo. Una volta acquisita, la competenza cresce se una delle parti che la costituiscono cresce. Al contrario, se una delle parti resta ferma o invecchia, anche la competenza invecchia.
L’importanza dell’apprendimento permanente
Per ingenerare un processo di crescita di expertise, arricchimento delle competenze già possedute o di acquisizione di nuove competenze, è quindi chiaro che l’apprendimento permanente diventa di fondamentale importanza. È corretto affermare che proprio in quest’ottica la competenza “imparare ad imparare” diviene “competenza vitale” e di vitale importanza. In un mondo globalizzato, connesso e tecnologico, una rivoluzione industriale conclude il suo ciclo di vita in un tempo talmente breve che ciascuno di noi vive molto più di una rivoluzione nel corso della sua vita, anche solo lavorativa.
Ecco la correttezza dell’orizzonte dell’apprendimento permanente che non può restare just a suggestion, ma diviene un imperativo. Non solo per le nuove generazioni, ma per tutte quelle che oggi vivono, lavorano, crescono e invecchiano in questa realtà.
L’apprendimento permanente inizia a scuola
“Premessa essenziale è un’istruzione di base di qualità per tutti, fin dalla prima infanzia. L’istruzione di base, seguita da un’istruzione o una formazione iniziali dovrà consentire a tutti i giovani di acquisire le nuove competenze di base richieste in una economia fondata sulla conoscenza. Essa dovrà inoltre “insegnare ad apprendere” e far sì che essi assumano un atteggiamento positivo nei confronti dell’apprendimento”.Questo passo fondamentale del Memorandum citato in precedenza, esplicita l’essenza dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita: inizia fin dalla prima infanzia. Questo perché quel processo di autovalutazione, di crescita del mindset e di autogestione dell’apprendimento, si può di certo apprendere a qualsiasi età.
Più tardi lo si apprende, però, più si rischia di vivere anche il periodo di istruzione formale obbligatoria, quasi ed esclusivamente come un obbligo. Il processo continuo di autogestione che impone l’apprendimento permanente, invece, non può essere vissuto come un obbligo.
Non smettere mai di apprendere, non è una prescrizione medica. Banalizzando, è come il processo che viene insegnato quando si va dal nutrizionista: per chi ha abitudini alimentari scorrette, non serve una dieta temporanea, serve apprendere un modo differente di nutrirsi quotidianamente.
E questo nuovo modo, queste nuove abitudini possono essere sentite come un obbligo solo inizialmente. Successivamente, deve avvenire un processo di interiorizzazione che porta a vivere l’abitudine sana con naturalezza e piacere. Ecco, sviluppare la competenza “imparare ad imparare”, fondamentale per l’apprendimento permanente, fin dalla Scuola dell’infanzia, serve proprio per qualcosa di simile. L’obbligatorietà del periodo di istruzione formale non è altro che una palestra durante la quale il giovane inizia a costruirsi come individuo, come opera d’arte.
Durante quel periodo in cui il gioco e lo svago sono di sicuro più attraenti, è corretto che inizi a sviluppare una competenza vitale che deve portarlo a interiorizzare un’abitudine che poi diviene piacere. Quella curiosità profusa nello scoprire il mondo deve comprendere e includere il fatto che dietro quella scoperta c’è il segreto stesso dell’apprendimento permanente. Mantenere attiva quella curiosità infantile e giovanile è il primo passo per trasformare un obbligo in piacere.
Se l’apprendimento permanente non avesse costantemente sul fondo la curiosità di comprendere e scoprire, la stessa logica di mettere sullo stesso piano tutte le competenze – formali, non formali e informali – perderebbe di senso.
Costruirsi come un’opera d’arte, non significa arrivare al compimento completo di quell’opera. La costruzione dell’individuo è permanente e libera. Inizia dall’infanzia e non termina.
Più ci si apre alla curiosità, più si apprende come contaminarsi positivamente di conoscenza di tutti i mondi, più quell’opera sarà completa. Tutto ciò racchiude anche il senso stesso dell’orientamento: la scelta autonoma.
Insomma, alla fine sono le competenze che apprendiamo a raccontarci. Più in profondità e prima impareremo ad andare e più lungo sarà il nostro apprendimento e il nostro racconto.