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- 2/2/2023
Competenze non cognitive, cosa sono e come possono essere sviluppate
Con la proposta di legge approvata dalla Camera e poi dal Senato sulla valorizzazione delle competenze non cognitive si prevede l’avvio a partire dal prossimo anno scolastico di una sperimentazione nazionale triennale per attività didattiche finalizzate allo sviluppo di tali competenze che sarà contemporanea ad un’attività di formazione dei docenti. Cosa sono le competenze non cognitive e come possono essere sviluppate.
- Proposta di legge: insegnare le competenze non cognitive
- Competenze non cognitive: cosa sono
- Competenze non cognitive: come svilupparle
- Orientamento e competenze non cognitive
- Il commento dell’Orientatrice Asnor, Maria Grazia Sasso
La proposta di legge: insegnare le competenze non cognitive
La Camera dei Deputati ha approvato il testo di legge che ha come obiettivo quello di avviare attività didattiche di sviluppo delle competenze non cognitive (life skills), ossia quelle capacità umane e sociali che rendono lo studente capace di far fronte alle sfide della vita di tutti i giorni.
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La proposta di legge prevede l’avvio a partire dal prossimo anno scolastico di una sperimentazione nazionale triennale per attività didattiche finalizzate allo sviluppo di tali competenze che sarà contemporanea ad un’attività di formazione dei docenti.
Competenze non cognitive: cosa sono
Con l’espressione competenze non cognitive si indicano tutte le abilità umane e sociali non legate alla cognizione, ma necessarie per lo sviluppo.
Al pari delle cosiddette competenze trasversali permettono agli studenti di possedere capacità di gestione dello stress, empatia, problem solving, motivazione e proattività.
Si tratta di una serie di abilità psicologiche che consentono agli studenti di sviluppare un approccio positivo e funzionale a ogni ambito della vita quotidiana.
Non cognitive skills o Character skills, sono, dunque, le predisposizioni della personalità quali l’apertura mentale, la capacità di comunicare e di collaborare, e sono fondamentali per rendere gli studenti dei cittadini attivi della società.
Tali competenze non cognitive sono ripartibili in tre aspetti dello studente che occorre tenere presenti:
- Il carattere: carattere e personalità degli studenti sono aspetti modificabili durante i percorsi formativi. Apertura mentale, consapevolezza e coscienziosità possono essere migliorati attraverso degli interventi educativi.
- L’atteggiamento: ottimistico e funzionale allo sviluppo di comportamenti positivi. Per lo studente significa essere in grado di sapere cosa si potrà attivare in caso di sviluppo di determinate competenze umane. Questo fornirà la giusta motivazione a fare.
- La motivazione: che consiste nella capacità di sapersi motivare sulle sfide della quotidianità, ovvero essere in grado di trovare la motivazione dentro di sé e non solo attraverso premi o punizioni.
Competenze non cognitive: come svilupparle
Per sviluppare e rafforzare le competenze non cognitive è importante cominciare a insegnarle sin dai primi anni di sviluppo, ossia già a partire dalla scuola dell’infanzia, ricorrendo a strumenti come ad esempio laboratori e giochi.
Le attività ludiche e laboratoriali permettono agli studenti di entrare in contatto con i propri pari e di sviluppare empatia divertendosi.
Nella scuola primaria, invece, gli insegnanti possono integrare percorsi di sviluppo delle competenze non cognitive con l’insegnamento delle tradizionali discipline.
Ma le non cognitive skills possono essere sviluppate anche fuori dall’ambiente scolastico attraverso il supporto dei genitori, con lo scopo di stabilire una continuità degli studenti ad acquisire maggiore consapevolezza delle proprie capacità, anche in un contesto familiare e non didattico.
Orientamento e competenze non cognitive
La sfida della scuola italiana è da tempo quella di innovare l’azione didattica anche e soprattutto con lo scopo di contrastare il problema dei giovani che non studiano, non lavorano e non si formano (NEET) - l’Italia è prima in Europa - e dell’abbandono scolastico, con numeri che purtroppo, secondo gli ultimi dati ISTAT, sono sempre più in crescita.
Orientare gli studenti significa sostenerli a compiere scelte consapevoli di istruzione e formazione che possano cambiare il loro futuro, anche attraverso l’insegnamento di capacità umane necessarie al vivere collettivo.
In questo caso, la formazione e l’aggiornamento dei docenti in materia di orientamento diventa un passaggio fondamentale, per cominciare già a scuola a parlare di futuro, e per imparare a vivere il mondo al di fuori del contesto scolastico.
Il commento dell’Orientatrice Asnor, Maria Grazia Sasso
In letteratura esistono numerose evidenze circa l’utilità di proporre interventi centrati sulle life skills e già da tempo numerosi psicologi, educatori, orientatori e insegnanti operano nelle scuole utilizzando metodologie che consentono a bambini e ragazzi di apprendere e contemporaneamente crescere come individui.
Nel contesto scolastico, inoltre, l'importanza dell’orientamento e della valorizzazione delle competenze trasversali era già stata riconosciuta ed è per questo che abbiamo assistito all'introduzione dei PCTO.
Nella mia esperienza lavorativa nelle scuole, inoltre, bambini e ragazzi hanno sempre accolto positivamente le attività che permettono loro di "lavorare" per sviluppare le proprie competenze emotive, relazionali e comunicative.
Ad esempio, a conclusione di un mio progetto, i ragazzi coinvolti hanno riferito di essere entrati più volentieri a scuola, di aver avuto modo di conoscere e relazionarsi meglio con i propri compagni di classe e con gli insegnanti e di desiderare di essere coinvolti con più costanza in attività di questo tipo.
Poiché la strada era già tracciata, accolgo con sentimenti contrastanti questa proposta di legge: in generale trovo positivo che si vada verso la valorizzazione delle life skills e confido che questa legge possa garantire una maggiore copertura rispetto a quei progetti che fino ad ora sono stati attivati sporadicamente e in base alla sensibilità di singoli. Mi spiace, tuttavia, che si tratti ancora di una fase sperimentale e nutro la speranza che si giunga presto a quella continuità che è necessaria e, come nel mio caso, richiesta espressamente dai giovani.
Personalmente spero anche che gli insegnanti meno abituati a lavorare per il potenziamento di tali competenze non percepiscano questa proposta di legge come un'imposizione dall'alto e che al contrario possano appropriarsi di eventuali metodologie innovative riconoscendo realmente il loro valore.
Bisogna avere fiducia nel metodo per poterlo utilizzare con successo. Non è così?
Maria Grazia Sasso, Orientatrice Asnor