Venerdì 22 Novembre 2024

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  • 1/2/2023

Cos'è l'occupabilità e come può essere migliorata

Cos’è l’occupabilità e perché oggi è così importante per le persone prendersene cura e migliorarla. A cura di Flavia Tramontano, Orientatrice.

Cos’è l’occupabilità

Partiamo da una definizione: l’occupabilità è la capacità della persona di trovare lavoro, di mantenerlo il più a lungo possibile, o anche di cambiarlo, migliorando così il proprio ruolo professionale.
L’occupabilità, dunque, è il valore professionale della persona sul mercato del lavoro.
È molto importante prendersi cura della propria occupabilità e migliorarla, perché viviamo in un mercato del lavoro in cui domina una forte incertezza e flessibilità, soprattutto in uscita. Per affrontare al meglio questi snodi e queste transizioni da un lavoro ad un altro, tutti gli imprevisti e gli stop che si presentano nei propri percorsi lavorativi, le persone hanno bisogno di prendersi cura della propria occupabilità, cioè del proprio valore professionale, per evitare di trovarsi disoccupate, e soprattutto di restarlo a lungo.

La disoccupazione di lunga durata colpisce soprattutto le persone con un basso livello di istruzione e formazione e con competenze professionali non aggiornate, e quindi poco appetibili per le aziende che assumono.

I fattori interni ed esterni dell’occupabilità

Il valore professionale della persona - la sua occupabilità - sul mercato del lavoro dipende sia da fattori interni che esterni.
Vediamo quali sono i fattori interni:

  1. le caratteristiche oggettive della persona, i suoi dati biografici per intenderci, che influenzano la sua occupabilità, come l’età, il sesso, lo stato di salute, la condizione familiare (figli a carico etc) e il contesto socio economico di appartenenza;
  2. le capacità professionali della persona, ossia la capacità di saper svolgere, e di saperlo fare bene, tutte le mansioni previste per il ruolo professionale per cui ci si propone;
  3. le capacità personali della persona, le soft skills, vale a dire le capacità più facilmente trasferibili da un lavoro ad un altro, come quelle organizzative, di collaborazione, di comunicazione, di leadership, la flessibilità della persona (disponibilità a muoversi sul territorio, a fare turni di lavoro e via dicendo).

Va detto, per completezza di informazioni, che le soft skills (caratteristiche personali) si possono migliorare tramite un corso o un training on the job, ma non si impara a fare il leader se non lo si è, non basta un corso per diventarlo, perché è una caratteristica della persona che resta sostanzialmente immutata nel  tempo: o hai le doti di leader oppure no. Anche la flessibilità di una persona in termini di disponibilità oraria o di disponibilità a spostarsi per lavoro è un fattore che resta sostanzialmente invariato nel tempo.
Sicuramente, un orientatore può aiutare la persona a mettere in chiaro, a far emergere le proprie soft skills, a fare luce sulle caratteristiche personali sia come punti di forza sia come punti di debolezza su cui lavorare, per migliorarli, e potenziare la consapevolezza che esistono limiti su cui la persona dovrebbe lavorare.

Altra cosa, invece, sono le hard skills, vale a dire le capacità strettamente tecnico-professionali della persona. Si tratta di quelle capacità acquisite durante il percorso formativo e lavorativo, sono i saperi posseduti dalla persona, il bagaglio delle conoscenze teoriche da una parte e il saper fare dall’altra, quindi la capacità di svolgere bene determinate mansioni lavorative.

Quanto ai fattori esterni, invece, possiamo citare il contesto geografico e territoriale in cui la persona vive. Vivere in una grande città offre sicuramente più opportunità che vivere in un piccolo centro di provincia.
L’occupabilità è fortemente legata al contesto geografico in cui la persona vive, si muove e soprattutto in cui sta cercando lavoro, e dalle richieste del mercato del lavoro: chi e cosa cercano le aziende in quella specifica area geografica, quante opportunità di lavoro ci sono, ma anche quanta concorrenza esiste, cioè quante persone cercano lo stesso lavoro, sono tutti fattori che vanno a influenzare il profilo di occupabilità della persona.

Sui dati biografici della persona come età, sesso, condizioni fisiche, chiaramente un percorso di orientamento non può intervenire. Così come un orientatore non può intervenire e modificare il contesto del mercato di lavoro in cui la persona vive e si muove.

Come l’orientamento può migliorare l’occupabilità della persona 

Quindi, da dove si parte per migliorare la propria occupabilità? I fattori sui cui si lavora in un percorso di orientamento sono le competenze professionali, ossia le capacita teoriche e pratiche di una persona utili allo svolgimento di una determinata professione.

È da qui che si può e si deve fare manutenzione, per incrementare e potenziare la propria occupabilità, con il fondamentale supporto di un esperto, un consulente di orientamento, per poter poi sviluppare quelle skills o competenze di auto-orientamento che aiuteranno la persona a prendersi cura da sola della propria carriera lavorativa.
Il successo di un percorso consulenziale di questo tipo si raggiunge solo se la persona si sente capace di prendere in mano il proprio destino lavorativo, di fare scelte, di impegnarsi a migliorare.
La persona deve avere fiducia in se stessa, deve sapere di potercela fare nel prendersi in carico la responsabilità della propria carriera lavorativa. È fondamentale che ci sia questo prerequisito di partenza in chi si rivolge ad un servizio di orientamento, per essere supportato con successo nell’incrementare la propria occupabilità.

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Il colloquio di orientamento

L’orientatore accompagna e sostiene la persona in un percorso che sviluppa il suo empowerment, per potenziare e incrementare le sue capacità professionali: lo strumento più potente per sviluppare empowerment è il colloquio di orientamento.
Attraverso una sessione di uno o più incontri, la persona viene sostenuta nel prendere consapevolezza del proprio valore professionale attuale e nel mettere in chiaro dove vuole arrivare e quindi la necessità di potenziare quelle competenze e conoscenze tecnico-professionali che gli mancano per poter raggiungere il proprio obiettivo professionale.

I tre consigli pratici per iniziare subito a fare manutenzione e a potenziare la propria occupabilità, quindi la capacità di trovare e/o cambiare lavoro sono:

1) migliorare e potenziare le proprie competenze professionali, vale a dire le capacità tecniche, il cuore del proprio valore professionale, quello che le aziende cercano di più e per cui sono disposte a pagare di più quando vogliono assumere un candidato;

2) migliorare le proprie competenze digitali ed informatiche, utili sia per svolgere un lavoro sia per cercarlo. L’emergenza pandemica ha accentuato i processi di digitalizzazione del lavoro e quindi anche il digital divide, ossia il divario tra chi conosce gli strumenti informatici e chi no, rischiando di restare fuori dalle opportunità di lavoro;

3) migliorare la propria capacità di sapersi presentare alle aziende, aumentando le capacità comunicative sia scritte (per avere un buon cv, bisogna anche saper scrivere in modo corretto chiaro ed efficace) sia di comunicazione orale. Perché per sostenere un colloquio di lavoro devo sapermi presentare al meglio, non solo utilizzando le parole giuste per comunicare il mio valore professionale, ma anche sotto l’aspetto dell’immagine, quindi è importante anche la cura di sé, per presentarci agli altri e alle aziende che potrebbero assumerci.

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Flavia Tramontano

Flavia Tramontano

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