Giovedì 21 Novembre 2024

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  • 15/7/2024

Il nuovo PEI, Piano Educativo Individualizzato per gli alunni con disabilità

La scuola è chiamata a generare protocolli metodologici e a elaborare congegni riflessivi che permettano agli alunni di diventare attori consapevoli del proprio apprendimento e del proprio  futuro. Concetti teorici ed implicazioni pragmatiche trovano così la propria espressione nell’articolazione del nuovo PEI come strumento per una migliore cultura inclusiva di tutti gli attori del mondo scolastico. Approfondimento a cura della Dott.ssa Marina Ferrari, Docente e Formatrice.

In cosa consiste il nuovo PEI, Piano Educativo Individualizzato

Il nuovo modello nazionale del PEI (Piano Educativo Individualizzato) su base ICF è concepito e strutturato, su base nazionale, per un uso da parte degli istituti scolastici dell’infanzia sino alla secondaria di secondo grado. 
Tale strumento rappresenta un documento che contiene la progettazione individualizzata e personalizzata per ciascuno studente con disabilità, per garantirne l’inclusione scolastica in cui si evidenziano risorse, interventi educativi, obiettivi e modalità di valutazione.

Quando si è feriti dalla diversità, la prima reazione non è di accettarla, ma di negarla, e lo si fa cominciando a negare la normalità. La normalità non esiste. Il lessico che la riguarda diventa un tratto reticente, vagamente sarcastico. Si usano, nel linguaggio orale, i segni di quello scritto: “I Normali” tra virgolette, oppure “I cosiddetti normali” (Pontiggia, 2000, 43).

La disabilità diviene, dunque, un “cortocircuito semantico” come afferma Medeghini (2006) in cui il costrutto eziologico del deficit non rappresenta l’istanza della categoria epistemologica e biomedica della disabilità, ma la significazione semantica che trova la propria espressione  nell’ambito di un modello bio-psico-sociale dell’ICF (International Classification of Functionning, Disability and Health), che pone l’assunto della disabilità in correlazione con barriere politiche, culturali, sociali e comportamentali, inficiando la vita di un individuo con e senza deficit.

Il pensiero ecologico che sottende l’ICF è il reticolo concettuale che definisce il nuovo piano educativo individualizzato per alunni con deficit, come sottolinea l’art. 7 del D. lgs. 66/2017 ed “individua strumenti, strategie e modalità per realizzare un ambiente di apprendimento nelle dimensioni della relazione, della socializzazione, della comunicazione dell’interazione, dell’orientamento e delle autonomie”. 

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Cosa è l’ICF e quali sono i princìpi cardine

L’acronimo di ICF (International Classification of Functionning, Disability and Health) è un modello concettuale da cui deriva un’interpretazione della disabilità come interazione fra le caratteristiche funzionali di una persona e l’insieme di aspetti fisici, psicologici attitudinali e sociali tipici dell’ambiente in cui si trova vivere. Si evince quindi come la disabilità sia recepita come un’interazione fra caratteristiche funzionali della persona e il contesto. Il modello eziologico e biomedico della disabilità su base ICD 10 quindi su adattamenti specialistici e in base alla nomenclatura della malattia viene superata con la classificazione internazionale del funzionamento della disabilità e della salute permettendo di comprendere il funzionamento di quell’alunno/a e a calibrare quindi “su misura” gli obiettivi e le attività.

A cosa serve il PEI

Il PEI deve essere pensato non tanto come il modello, ma come uno strumento che permette all’allievo di porre in essere una metodologia e un approccio sistematici tesi allo sviluppo e alla partecipazione sociale e che abbia in sé un carattere di individualizzazione. 

Sarà, quindi, necessario utilizzare il PEI come prospettiva che tiene conto delle funzioni del corpo (memoria, attenzione ecc…).

La comprensione qualitativa delle difficoltà raccolte nei diversi “ambiti” dell’alunno con disabilità possono essere lette come aree di potenziale sviluppo per un progetto futuro, in particolare in una prospettiva sociale e nei suoi ruoli in futuro. 

Si tratta, pertanto, di pensare all’individualizzazione non come ad un’accezione semplificatoria dei percorsi creativi-apprenditivi, ma come una valorizzazione delle differenze dei ritmi personali di ciascuno studente.

Il nuovo modello di PEI su base ICF, quindi, permette di comprendere come la flessibilità e la diversificazione educativa e didattica siano le modalità di intervento che generano protocolli metodologici e si avvalgono dei tempi e dei ritmi personalizzati per gli studenti con BES.

Dunque la normalità - sottoposta ad analisi aggressive non meno che la diversità - rivela incrinature, crepe, deficienze, ritardi funzionali, intermittenze, anomalie. Tutto diventa eccezionale e il bisogno della norma, allontanato dalla porta, si riaffaccia ancora più temibile alla finestra. Si finisce così per rafforzarlo, come un virus è reso invulnerabile dalle cure per sopprimerlo. Non è negando le differenze che lo si combatte, ma modificando l’immagine della norma (Pontiggia, 2000, 44).

Marina Ferrari

Marina Ferrari

Docente, Formatrice

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