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- 25/6/2020
Digital divide: uno studente su cinque non ha un pc
Nelle classi virtuali, durante la didattica a distanza, alcuni alunni sono rimasti quasi sempre assenti. Istat: un terzo delle famiglie non ha computer o tablet in casa. La fotografia di un Paese con un digital divide che coinvolgerebbe migliaia di studenti e studentesse.
Il diritto all’istruzione è una delle basi per attivare il cosiddetto “ascensore sociale”, ovvero la possibilità di migliorare il proprio stato, di generazione in generazione. E però, durante il lockdown, molti studenti hanno sofferto più di altri la trasformazione della scuola in presenza in una scuola che si avvale dello strumento della didattica a distanza. Mentre la scuola affida alla Rete il compito più arduo, quello di portare avanti i programmi fermi dal blocco dei primi di marzo per l'emergenza sanitaria legata al Covid-19, nelle classi virtuali alcuni alunni sono rimasti quasi sempre assenti. L'emergenza ha messo in evidenza la necessità di avere a casa spazi sufficienti e una strumentazione informatica adeguata per consentire agli studenti la possibilità di seguire le lezioni a distanza. Stando ai dati diffusi dall’Istat nel rapporto “Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi”, però, un terzo delle famiglie non ha computer o tablet in casa. In sostanza, se uno su cinque non possiede un pc, un tablet o una connessione internet, imparare da remoto è praticamente impossibile.
In dettaglio, spiega l'Istat, negli anni 2018-2019, il 33,8% delle famiglie non ha un computer o un tablet in casa, il 47,2% ne ha uno e il 18,6% ne ha due o più. L'impatto del livello di istruzione è molto forte: nelle famiglie mediamente più istruite (in cui almeno un componente è laureato) la quota di quanti non hanno nemmeno un computer o un tablet si riduce al 7,7%. Nel 22,7% delle famiglie sono meno della metà i componenti che hanno a propria disposizione un pc da utilizzare. Solo per il 22,2% delle famiglie è disponibile un computer per ciascun componente. Il 12,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni (850 mila) non ha un computer o un tablet a casa e la quota raggiunge quasi un quinto nel Mezzogiorno (circa 470 mila). Il 57% lo deve condividere con la famiglia. In questi casi meno della metà dei familiari dispone di un pc da utilizzare. Sebbene la maggior parte dei minori in età scolastica (6-17 anni) viva in famiglie in cui è presente l'accesso a internet (96,0%), non sempre accedere alla rete garantisce la possibilità di svolgere attività come ad esempio la didattica a distanza se non si associa ad un numero di pc e tablet sufficienti rispetto al numero dei componenti della famiglia. Soltanto il 6,1% dei ragazzi tra 6 e 17 anni vive in famiglie dove è disponibile almeno un computer per componente. A concludere, nel Mezzogiorno il 41,6% delle famiglie è senza computer in casa (rispetto a una media nazionale del 30% circa) e solo il 14,1% ha a disposizione almeno un computer per ciascun componente.
Ma qual è la competenza digitale di ragazzi e ragazze, confinati oggi nell’ambiente familiare? Saranno nativi digitali, ma solo il 92% tra chi ha 14-17 anni ha usato internet nei 3 mesi precedenti l’intervista dell’Istat. E meno di uno su tre presenta alte competenze digitali (il 29% dei ragazzi e il 32% delle ragazze), circa i due terzi possiedono competenze basse o di base, il 3% nessuna competenza digitale. Anche qui, con profonde differenze territoriali, non solo fra Nord e Sud, ma anche fra territori dove almeno le competenze di base sono abbastanza diffuse (Italia centrale) e territori con alta polarizzazione fra ragazzi molto competenti e poco competenti (il Nord Est).
Un quadro che restituisce la fotografia di un Paese con un digital divide che coinvolgerebbe migliaia di studenti e studentesse. Nonostante la mobilitazione di risorse da parte del Ministero dell’Istruzione, prima fra tutte l’impegno di insegnanti e genitori, la didattica a distanza rischia di amplificare le differenze e di escludere invece che includere. Una possibilità che riguarderà soprattutto il prossimo anno scolastico, il rientro a scuola di settembre sarà il banco di prova per capire ancora meglio lo stato di salute del sistema scolastico in termini di parità di apprendimento e di povertà educativa.