Mercoledì 29 Ottobre 2025

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  • 28/10/2025

Istruzione terziaria: più laureati, meno equità

L’orientamento come chiave per qualità e inclusione. Cosa ci racconta il Rapporto OCSE “Education at a Glance 2025”. A cura di Chiara Sartori, Orientatrice Asnor e Docente.

Un sistema educativo in trasformazione

Il sistema educativo mondiale sta attraversando una fase di profondo cambiamento.
L’edizione 2025 del Rapporto Education at a Glance dell’OCSE – il principale punto di riferimento internazionale per l’analisi comparata dei sistemi scolastici – mostra un quadro in chiaroscuro: cresce il numero di laureati, ma restano forti le disuguaglianze e si accentuano le criticità legate alla qualità dei percorsi e alla preparazione degli studenti.

Nei Paesi OCSE, quasi la metà dei giovani adulti (48%) ha conseguito un titolo di istruzione terziaria, un livello mai raggiunto prima. Tuttavia, la crescita si è rallentata: se tra il 2000 e il 2021 l’aumento medio era dell’1% all’anno, dal 2021 è sceso allo 0,3%.

Dietro questo rallentamento si celano i limiti di sistemi ancora troppo diseguali, dove le opportunità di accesso e completamento degli studi continuano a dipendere fortemente dall’origine sociale e dal contesto economico.

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Equità educativa e mobilità sociale: un nodo ancora irrisolto

In tutti i Paesi OCSE, i giovani provenienti da famiglie con basso livello di istruzione hanno molte meno probabilità di laurearsi: solo il 26% ottiene un titolo terziario, contro il 70% dei coetanei con almeno un genitore laureato.

In Italia il divario è ancora più marcato: secondo la Scheda Paese Italia dell’OCSE, il 63% dei giovani adulti con almeno un genitore laureato raggiunge a sua volta un titolo universitario, contro appena il 15% di chi proviene da famiglie senza diploma di scuola secondaria superiore.

Un divario di 48 punti percentuali, superiore alla media OCSE (44 punti), che conferma quanto l’origine sociale continui a influenzare il destino formativo.

La riduzione del tasso di giovani senza diploma (dal 24% del 2019 al 19% del 2024) è un dato positivo, ma non sufficiente. L’OCSE richiama i governi a rendere l’istruzione terziaria accessibile e sostenibile, e a investire su politiche di orientamento capaci di intercettare i talenti e di sostenere chi rischia di restare ai margini.

L’orientamento, infatti, non deve limitarsi al momento della scelta, ma diventare una dimensione continua del percorso educativo, capace di accompagnare le transizioni e di sostenere le motivazioni.

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Abbandoni e percorsi lunghi: l’importanza di orientare e accompagnare

Il Rapporto OCSE evidenzia un dato preoccupante: in Italia, solo il 37% degli studenti completa la laurea triennale nei tempi previsti, il 51% entro un anno aggiuntivo e il 56% entro tre anni, contro una media OCSE rispettivamente del 43%, 59% e 70%.

Il tasso di abbandono scolastico dopo il primo anno è pari al 13%, in linea con la media OCSE, ma rappresenta comunque un segnale d’allarme. L’OCSE sottolinea che le cause principali dell’abbandono risiedono nella scarsa preparazione iniziale, nella mancanza di orientamento e tutoraggio, nelle barriere economiche e nel debole legame tra studi e lavoro.

 Per affrontare questi problemi, è necessario un orientamento strutturato, precoce e personalizzato, che accompagni gli studenti già dalla scuola primaria nella costruzione del proprio progetto di vita, e che prosegua nei primi anni universitari con servizi di accoglienza, mentoring e supporto accademico.

L’orientamento, in questa prospettiva, non è solo una pratica informativa, ma una metodologia educativa che aiuta gli studenti a dare senso ai propri apprendimenti, a valutare le proprie competenze e a costruire percorsi coerenti e sostenibili.

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Più titoli, ma non più competenze

Aumentano i titoli, ma non sempre le competenze.

A livello OCSE, il 13% dei laureati non raggiunge il livello base di alfabetizzazione, segnale di una formazione che spesso non riesce a consolidare le competenze di base e trasversali. In Italia, la situazione è ancora più critica: il 37% degli adulti tra i 25 e i 64 anni possiede competenze alfabetiche di livello 1 o inferiore (contro il 27% OCSE).

I laureati italiani ottengono in media 19 punti in più nei test PIAAC rispetto ai diplomati, ma il divario resta ben inferiore alla media internazionale (+34 punti).

Inoltre, tra il primo e il secondo ciclo dell’indagine (2012–2023), i punteggi medi dei laureati sono diminuiti di 10 punti. Questi dati suggeriscono che la quantità di istruzione non garantisce automaticamente la qualità dell’apprendimento e che il sistema formativo deve integrare strategie di orientamento alle competenze, per rendere l’apprendimento più significativo e spendibile nel lavoro e nella vita.

Docenti e orientamento: una sfida congiunta

L’OCSE richiama anche l’attenzione sulla carenza di insegnanti qualificati e sulla necessità di valorizzare la professione docente. In Italia, gli stipendi dei docenti della scuola primaria sono inferiori del 33% rispetto ai lavoratori con titolo terziario, a fronte di una media OCSE del −17%. Dal 2015, le retribuzioni sono calate del 4,4% in termini reali.

Ma la questione non è solo economica.
Gli insegnanti sono oggi chiamati a nuove competenze orientative: devono saper guidare, accompagnare e motivare gli studenti nelle scelte, sostenendo la costruzione dell’identità personale e professionale.

La scuola e l’università possono diventare luoghi di orientamento solo se gli insegnanti sono formati e riconosciuti come mediatori di senso, non semplici trasmettitori di contenuti.

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Conclusioni: una sfida per l’equità, la qualità e l’orientamento

Il quadro delineato dall’OCSE è chiaro: l’istruzione terziaria cresce in quantità ma non in qualità, e resta fortemente diseguale nella distribuzione delle opportunità.
Perché l’espansione dei livelli di istruzione si traduca in reale mobilità sociale e sviluppo sostenibile, è necessario ripensare l’intero ecosistema formativo alla luce di una prospettiva orientativa continua, capace di accompagnare studentesse e studenti nelle scelte, nei passaggi e nei momenti di difficoltà.

In questo scenario, per l’Italia la priorità non è solo aumentare il numero dei laureati, ma rafforzare la qualità dei percorsi, la giustizia educativa e la capacità del sistema di orientare e sostenere ciascun individuo lungo tutto l’arco della vita.

Occorre agire su più fronti integrati:

  • potenziare l’orientamento formativo e professionale in tutti i gradi di scuola, a partire dalla primaria, affinché le scelte siano più consapevoli e inclusive;
  • promuovere percorsi di accompagnamento personalizzati nei primi anni universitari, contrastando l’abbandono e valorizzando le competenze maturate anche fuori dai contesti formali;
  • investire in formazione e ricerca, rendendo il sistema universitario più competitivo e aperto alle sfide del lavoro e della cittadinanza;
  • sostenere economicamente gli studenti più fragili, per garantire a tutti pari opportunità di accesso e completamento;
  • valorizzare la professione docente, riconoscendone il ruolo chiave nella costruzione di competenze orientative e di cittadinanza attiva.

Come sottolinea l’OCSE, garantire un’istruzione equa e di qualità non è solo una questione di giustizia sociale, ma un pilastro della competitività, della coesione e dello sviluppo sostenibile. L’orientamento, in questa prospettiva, non è un atto episodico ma una condizione strutturale della qualità educativa, la chiave per rendere l’istruzione terziaria realmente accessibile, significativa e trasformativa per tutti.

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In questo articolo si parla di

Chiara Sartori

Chiara Sartori

Orientatrice Asnor

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