Martedì 9 Settembre 2025

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  • 4/9/2025

Orientamento: una bussola umana in un mondo algoritmico

Usare l’intelligenza artificiale come confidente, amica, psicologa, è l’ultima frontiera sempre più intima. Succede, anche in Italia, da parte di giovani e non solo. A cura di Vito Verrastro, Direttore responsabile del Magazine l'Orientamento.

È lo specchio di una società che cerca cura rapida, accessibile e solitaria, che cerca scorciatoie veloci e non è disposta a rallentare, fermare, riflettere, approfondire. Del resto, le macchine forniscono risposte (dovremmo dire, meglio, risultati) pronte, accattivanti, precise, accessibili a chiunque abbia uno smartphone in tasca.

Gli algoritmi già ci suggeriscono cosa guardare, cosa leggere, cosa comprare. E, sempre più spesso, anche cosa diventare. Piattaforme di orientamento digitale sono ormai in grado di analizzare curricula, competenze, profili psicologici e perfino inclinazioni caratteriali per “consigliare” un mestiere, un percorso di studi, una traiettoria di vita.

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Ma possiamo davvero delegare a una macchina la responsabilità di aiutarci a scegliere chi essere?

Già. Perché “orientamento”, rispetto a qualche decade fa, è oggi un termine olistico, che fa riferimento non solo alla sfera professionale ma anche a quella umana. Se la domanda-chiave non è più “cosa vuoi fare da grande?” ma “chi vuoi essere da grande?” – ce ne occupiamo in diversi articoli in questo numero del magazine - la risposta non può essere affidata ad un algoritmo.

L’orientamento, quello autentico, non è mai una risposta automatica. È ascolto profondo, relazione, accompagnamento, sostegno. È uno spazio di fiducia in cui le persone - spesso in transizione - possano esplorare il proprio vissuto, le proprie paure, le proprie potenzialità. E tutto ciò richiede presenza umana, empatia, tempo.

Le intelligenze artificiali possono essere strumenti, mai sostituti; possono integrare dati, facilitare la raccolta di informazioni, fornire simulazioni o scenari, ma non sono in grado di leggere i silenzi, interpretare il non verbale; non colgono le esitazioni tra le righe di un racconto, non incoraggiano con uno sguardo, non consolano per un errore, non si emozionano nel vedere una persona trovare la propria strada.

Il rischio, affidandosi solo alla tecnologia, è di trasformare l’orientamento in una funzione previsionale, anziché educativa. In una somma di indicatori, invece che in un processo evolutivo profondo, un viaggio alla scoperta del sé e di cosa stia cambiando nella società liquida e mutevole che abitiamo.

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Le vite non sono equazioni: sono narrazioni complesse, fatte di sogni, inciampi, incontri e scoperte. E accompagnare una persona a orientarsi in questo intreccio è un atto umano, profondamente umano. Oggi, più che mai, serve ribadire con forza che l’orientamento non è una prestazione ma una relazione, e che dietro ogni scelta c’è un mondo interiore che nessun algoritmo potrà mai comprendere davvero.

L’intelligenza artificiale può suggerire direzioni. Ma solo un altro essere umano può camminare al fianco, nei momenti in cui la strada si fa incerta.

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Vito Verrastro

Vito Verrastro

Orientatore Asnor, Direttore responsabile del Magazine l'Orientamento, Giornalista, Founder di Lavoradio.

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