Mercoledì 6 Agosto 2025

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  • 5/8/2025

La mobilità internazionale come leva di orientamento

Viaggiare per conoscere sé stessi può essere uno strumento pratico per gli Orientatori. A cura di Enrico Armenia, Orientatore Asnor e Facilitatore per la mobilità internazionale.

L’orientamento è un processo in continuo movimento. Ma se c’è un tipo di movimento che più di altri può attivare consapevolezza, è quello fisico e geografico: la mobilità internazionale. Questo articolo nasce dalla mia esperienza personale – come giovane in mobilità e oggi come futuro orientatore – e vuole offrire uno spunto concreto ai colleghi su come la dimensione del viaggio possa diventare uno strumento operativo, formativo e trasformativo per i nostri utenti.

Il valore pedagogico del viaggio

Vivere all’estero non è solo cambiare paese né una fuga: è confrontarsi ogni giorno con la diversità, l’imprevisto, l’ambiguità. E questo confronto genera apprendimento. La mobilità internazionale spinge a sviluppare soft skills difficilmente acquisibili in contesti stabili: adattabilità, resilienza, comunicazione interculturale, pensiero critico, gestione emotiva. Elementi fondamentali per una crescita autentica, che si riflette anche nella capacità di compiere scelte professionali più consapevoli.

Un laboratorio di orientamento

Nel mio percorso, ho vissuto in Nuova Zelanda, Australia, Lituania, Portogallo e Danimarca, grazie a diversi programmi europei e permessi di lavoro. Ogni esperienza ha rappresentato una micro-crisi identitaria e al tempo stesso una palestra orientativa. Non c’è orientamento senza trasformazione, e non c’è trasformazione senza mettersi in gioco. La mobilità ti obbliga a ridefinirti: non come fuga, ma come percorso di ricostruzione.

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Scrittura riflessiva: il diario come strumento orientativo

In questi anni, ho tenuto più di 30 diari personali. La scrittura quotidiana mi ha aiutato a rielaborare esperienze, fallimenti, intuizioni. Scrivere è diventato un modo per mettere a fuoco il mio percorso. Come orientatori, possiamo proporre questo strumento ai nostri utenti: il diario di bordo, il journaling riflessivo, possono attivare processi di autoconsapevolezza e autovalutazione fondamentali nel lifelong guidance.

Il ruolo del confronto e del mentoring

L’incontro con l’altro è ciò che rende il viaggio davvero trasformativo. Durante le mie esperienze, ho imparato più dalle conversazioni informali che dai corsi strutturati. In Portogallo, con Erasmus per Giovani Imprenditori, un mentore mi ha aiutato a chiarire i miei obiettivi imprenditoriali e professionali. Come orientatori, possiamo valorizzare queste dinamiche: promuovere reti tra pari, mentoring formale e informale, creare spazi di confronto tra chi parte e chi torna.

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Accessibilità e strumenti europei

Uno degli ostacoli percepiti rispetto alla mobilità è quello economico. In realtà, esistono numerosi strumenti europei che rendono queste esperienze accessibili: il Corpo Europeo di Solidarietà, Erasmus per Giovani Imprenditori, DiscoverEU, Scambi Giovanili e tanti altri. Il nostro compito, come Orientatori, è conoscere e divulgare queste possibilità, ma anche accompagnare i giovani nella lettura orientativa di queste esperienze. Non si tratta solo di ‘fare un’esperienza all’estero’, ma di renderla significativa e narrabile.

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Perché promuovere esperienze internazionali nei giovani adulti

Per i giovani adulti, soprattutto nella fascia tra i 18 e i 35 anni, le esperienze di mobilità internazionale rappresentano una leva straordinaria di crescita personale e orientamento professionale. Spesso, in questa fase di vita, ci si trova in una “zona grigia”: si è usciti dal percorso scolastico, ma non ancora pienamente inseriti nel mondo del lavoro. È qui che strumenti come i programmi europei e le esperienze all’estero possono fare la differenza. Questi sono alcuni ma c’è ne sono molti altri.

Corpo Europeo di Solidarietà (ESC): questo programma offre la possibilità di partecipare a progetti di volontariato in tutta Europa (e oltre), con spese coperte. Non si tratta solo di “aiutare gli altri”, ma di mettersi alla prova in contesti interculturali, sviluppare competenze trasversali e vivere esperienze trasformative che spesso incidono sul futuro formativo o lavorativo del partecipante.

Scambi giovanili (Erasmus+ Youth Exchange): questi scambi brevi permettono a giovani di diversi Paesi di incontrarsi su temi specifici, promuovendo cittadinanza attiva, pensiero critico e collaborazione interculturale. Sono esperienze intense, brevi ma ad alto impatto emotivo, che aiutano i giovani a uscire dalla propria bolla sociale.

EURES ed EURES TMS: per chi è interessato a esperienze lavorative o tirocini extracurriculari in Europa, EURES (European Employment Services) e il suo strumento EURES TMS (Targeted Mobility Scheme) rappresentano risorse preziose. Offrono supporto pratico per trovare un impiego o un tirocinio in un altro Paese europeo, con assistenza personalizzata e, in alcuni casi, contributi economici per spese di viaggio, corsi di lingua o trasferimento. Non è solo un modo per lavorare all’estero: è un’opportunità per entrare nel mercato del lavoro europeo, arricchire il proprio profilo professionale e confrontarsi con contesti culturali e professionali diversi. Ideale per chi cerca crescita personale e professionale, mantenendo un orizzonte europeo.

Working Holiday Visa: per chi desidera esplorare opportunità fuori dall’Europa (Australia, Nuova Zelanda, Canada, Corea del Sud), il Working Holiday Visa è uno strumento straordinario. Permette di lavorare legalmente all’estero, mantenendosi autonomamente e scoprendo una cultura in modo profondo. Non è una vacanza: è un’immersione, spesso dura, ma formativa. Ideale per sviluppare autonomia, gestione del denaro, capacità relazionali, e per uscire dalla comfort zone.

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Consigli pratici per l’orientatore

  1. Integrare nei colloqui domande legate alla mobilità passata o desiderata: può rivelare molto sul profilo dell’utente;
  2. Utilizzare strumenti narrativi (diari, portfolio di esperienze, autobiografie ragionate) per valorizzare il vissuto all’estero;
  3. Proporre momenti di peer mentoring tra chi ha vissuto esperienze di mobilità e chi si appresta a partire;
  4. Collaborare con enti del territorio e reti europee per aggiornarsi sulle opportunità attive.

Conclusioni: orientare attraverso il movimento

La mobilità non è solo uno spostamento geografico: è un atto educativo. Per noi Orientatori, diventa un’occasione concreta per accompagnare i nostri utenti verso una maggiore conoscenza di sé e del mondo. Aiutarli a partire non significa solo indicar loro una destinazione, ma offrire strumenti per interpretare ciò che vivranno. Perché ogni viaggio, se accolto con intenzione, può diventare una potente leva orientativa

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Enrico Armenia

Enrico Armenia

Orientatore Asnor e Facilitatore per la mobilità internazionale

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