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- 30/1/2025
Come sostenere la motivazione nei percorsi di orientamento
Una buona dose di motivazione può favorire il raggiungimento degli obiettivi di un percorso di orientamento. Quando questa variabile sembra assente e le persone orientate si mostrano scettiche e non collaborative, l’orientatore può rendere ciò che sembra un limite una risorsa da cui partire. A cura di Giuseppe Prinzivalli e Maria Grazia Sasso, Orientatori Asnor.
Perché la motivazione è così importante
La ricerca della felicità è un obiettivo fondamentale dell’essere umano, oltre che oggetto di riflessione per filosofi, psicologi e pensatori. Secondo Epicuro, la felicità era nei piaceri naturali e necessari, come un buon pasto o una vacanza in relax, e nell’assenza di dolore. Per Socrate, invece, la felicità era frutto della ricerca del bene, ossia legata alla virtù e alla crescita. Ad esempio, la gioia vissuta raggiungendo l'obiettivo della laurea, o ammirando un panorama dopo una salita.
Queste visioni, introducono il concetto di motivazione come forza interiore che spinge a superare difficoltà e ostacoli per raggiungere obiettivi. Questa energia è guida interna che orienta le scelte verso ciò che desideriamo e l'agire verso desideri e bisogni personali.
La motivazione è strettamente legata alla consapevolezza di sé e alla percezione di autoefficacia, ossia la fiducia nelle proprie capacità di affrontare un compito.
La motivazione può essere alimentata da pensieri personali o influenze sociali, come il supporto di figure significative. Per questo motivo, il ruolo delle persone che orientano la nostra vita, in particolare i modelli educativi ricevuti durante l’infanzia e l’età adulta, è fondamentale.
La rete sociale e familiare rappresenta il primo sostegno o, talvolta, il primo ostacolo, nella comprensione di ciò che desideriamo e nella costruzione della nostra autoefficacia. Sebbene la rete familiare e sociale iniziale sia qualcosa che non possiamo scegliere, successivamente diventa cruciale circondarsi di persone e ambienti che rafforzino le potenzialità e trasmettano energia positiva.
Selezionare “modelli di ruolo” che ispirino e orientino verso realizzazione personale e benessere diventa essenziale.
La psicologia ha dimostrato l’esistenza della “profezia che si auto avvera”, nota anche come EffettoPigmalione o Rosenthal: le parole e le aspettative altrui possono influenzare la percezione di noi stessi e delle nostre capacità, arrivando persino a plasmare la nostra personalità. Questo è particolarmente rilevante per chi ha il compito di orientare, sia nel percorso formativo sia in quello professionale.
In qualità di tutor e formatore, mi trovo spesso a riflettere sulla grande responsabilità di orientare il percorso di studenti e studentesse. Questo compito va oltre il semplice supporto didattico: può influenzare inevitabilmente scelte di vita e decisioni. Questa consapevolezza richiede di entrare "in punta di piedi" nella vita delle persone, valorizzando l’ascolto attivo e rispettando le scelte individuali, senza giudizio.
Il compito di un orientatore non è imporre una direzione, ma cogliere e potenziare la motivazione intrinseca, ossia ciò che una persona trova gratificante e stimolante per sé stessa, evitando di diventare un’ulteriore influenza estrinseca.
Comprendere cosa rende felice l’altro, cosa ciascuna persona considera benessere e realizzazione, e riconoscerne il potenziale, rappresenta il primo obiettivo di un buon Orientatore.
A cura di Giuseppe Prinzivalli (Pippo Prinzi),
Orientatore Asnor, Psicologo, Infermiere, formatore e Tutor Universitario, Psicoterapeuta in formazione
L’Orientatore può sostenere la motivazione?
La situazione ideale per un Orientatore è quella di svolgere percorsi di orientamento con persone già predisposte (motivate) in partenza.
Tuttavia, nella realtà, appare frequente la situazione opposta: alcune persone, infatti, accedono a servizi di orientamento con una scarsa consapevolezza del significato del percorso e di ciò che questo può comportare, risultando chiuse o apertamente reticenti verso le attività previste.
Durante il percorso, inoltre, può emergere la necessità di sostenere le persone nell’apprendimento e nell’adozione di modalità di comportamento diverse rispetto a quelle adoperate fino a quel momento: ad esempio, nuovi modi di compiere le loro scelte o di cercare informazioni, modalità più attive di cercare lavoro.
In questi casi, le persone motivate al cambiamento sono più predisposte a far proprie le informazioni acquisite durante l’orientamento e propense a sperimentare e mantenere nel tempo i nuovi approcci.
Dunque, la motivazione è fondamentale affinché le persone si sentano coinvolte nel percorso di orientamento e maturino cambiamenti significativi nella propria vita.
L’assenza di motivazione iniziale, però, non rende automaticamente inefficace il nostro intervento; al contrario, da orientatori possiamo agire per incrementare la motivazione e le capacità di apprendimento delle persone che accompagniamo e proprio in questo, a mio avviso, risiede una grande opportunità.
A tal proposito, sono due le “lezioni” tratte dal mondo della psicologia e del counselling di cui faccio tesoro nel mio lavoro:
- Alcuni insegnamenti di Daniela Lucangeli, professoressa di Psicologia dello sviluppo all'Università di Padova, che spiega che possiamo stimolare l’interesse per gli argomenti che proponiamo favorendo la scoperta attiva delle informazioni, invece di cercare di trasferirle in modo passivo, permettendo alle persone stesse di definire il proprio obiettivo di apprendimento.
- I principi alla base del colloquio motivazionale di Miller e Rollnick, che descrivono la motivazione come una dimensione appartenente alla relazione tra persona e operatore. In quest’ottica, da orientatori dobbiamo sapere che la motivazione non va inizialmente pretesa, ma può essere evocata attraverso la nostra capacità di stabilire una relazione collaborativa e di adattare il nostro approccio sulla base degli elementi che possiamo cogliere nella relazione stessa.
Conclusioni
La motivazione, elemento chiave nei percorsi di orientamento, può essere stimolata con ascolto attivo e strategie collaborative che trasformano le difficoltà in opportunità di crescita.
A cura di Maria Grazia Sasso,
Orientatrice Asnor, Formatrice, Psicologa e Psicoterapeuta