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- 9/7/2024
Professione Orientatore: un mestiere con tante sfumature
Quello dell'Orientatore è un mestiere con diverse sfaccettature. Un percorso di orientamento che si rispetti prende avvio da una conoscenza della persona da orientare, da cui partire per agire su diversi fronti. A cura di Manuela Rapacchia, Orientatrice Asnor e Consulente.
L’Orientatore come ascoltatore e negoziatore di significati
Grazie all’ascolto attivo ed empatico, è possibile entrare in punta di piedi nella sfera emotiva di chi ci sta di fronte. Dietro la storia che ciascuno racconta, infatti, non c’è solo una ricostruzione degli eventi e degli elementi oggettivi che hanno condotto una persona verso la situazione attuale, ma ci sono anche e soprattutto i significati che la persona ha soggettivamente attribuito a questi eventi.
Questi significati sono così potenti da strutturarne l’identità e l’esistenza, non sempre in una direzione positiv. Fortunatamente, però, i significati non sono scolpiti nella roccia ma possono essere oggetto di negoziazione e revisione.
L’Orientatore come sollecitatore e attivatore di nuove consapevolezze
Al principio di ogni negoziazione si collocano le sollecitazioni e le domande che l’Orientatore pone all’orientato per invitarlo a prendere in considerazione aspetti inediti della sua storia personale, formativa e lavorativa. Accade, spesso, che alcuni aspetti della storia vengano dati per scontati, pur rappresentando dei passaggi importanti nella vita di una persona.
D’altronde, la nostra cultura ci abitua sin da piccoli a riconoscere come importante ciò che è attestato da un pezzo di carta, mentre risulta molto più difficile riconoscere e raccontare ciò che non lo è: pensiamo alle life skills, ossia all’insieme delle abilità sociali, cognitive e personali che ciascun individuo sviluppa nel corso della vita, qualunque sia la sua storia. Scrive Antoine De Saint-Exupèry nel libro Il Piccolo Principe “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Ponendo l’attenzione su questi aspetti invisibili, l’orientato potrebbe acquisire una rinnovata consapevolezza e arrivare a vedersi da un punto di vista differente.
L’Orientatore come valorizzatore dell’altro
Generando una nuova consapevolezza nell’utente, l’Orientatore può adempiere a un ulteriore, fondamentale compito, quello di valorizzare la persona orientata e la sua storia. Vale la pena ricordare l’etimologia latina del termine valorizzare che deriva da valore, a sua volta derivato dal verbo intransitivo valere che il dizionario Treccani traduce come “essere forte, sano; essere capace; significare”.
Nella prospettiva di un Orientatore, valorizzare la persona vuol dire riconoscere le sue capacità e mettere in luce il suo valore e il suo significato. Solo da questo riconoscimento può prendere avvio la redazione di un curriculum vitae che non sia un mero elenco di esperienze ma il racconto di una storia.
L’Orientatore come attivatore di possibilità
I bias cognitivi sono delle distorsioni che tutti mettiamo in atto nelle valutazioni di fatti e avvenimenti. Queste distorsioni ci conducono a ricreare una nuova visione dei fatti che non corrisponde fedelmente alla realtà. Un Orientatore si trova a lottare costantemente contro i bias costruiti dalle persone orientate: tra questi sono particolarmente potenti il bias dello status quo, che rende le persone prigioniere della situazione attuale e avverse al cambiamento, e il bias della negatività, che affligge fortemente, ad esempio, le persone disoccupate inserite in un percorso di politica attiva.
Provare a scalfire questi bias significa dare alle persone l’opportunità di costruire un nuovo storytelling personale e quindi di aprirsi a nuove possibilità. Dare alla propria storia e alle proprie scelte una nuova chiave di lettura è spesso il primo passo verso il cambiamento e la costruzione di un (nuovo) progetto professionale.