Martedì 16 Luglio 2024

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  • 8/6/2023

Una storia di orientamento e cambiamento post Covid-19

Alvin Toffler, sociologo americano contemporaneo scomparso nel 2016, scriveva “La terza ondata” nel quale definiva gli ultimi quindici anni come un periodo di cambiamento così intenso da essere paragonato ai centocinquanta anni precedenti, che a sua volta furono così intensi da essere pari ai millecinquecento anni precedenti. Nel suo testo l’autore si concentra prevalentemente sui mezzi di comunicazione, ma il ragionamento di Toffler racconta di un cambiamento enorme che è continuato velocizzandosi fino a oggi e ampliandosi a tutti i fattori della realtà. A cura di Franco Ferrazza, Orientatore Asnor.

L’autista di UBER, l’Influencer, il pilota di droni, il social media manager, il tecnico di stampanti 3D, l’host di podcast, lo sviluppatore di APP, cosa hanno in comune queste professioni? Questi mestieri quindici anni fa non esistevano.

Tutto questo e molto altro fa parte del veloce cambiamento in atto che riguarda anche il mercato del lavoro che cambia. Recentemente abbiamo parlato di quella che ho definito una nuova soft skill, il mantenersi impiegabili, e che nessun lavoratore può permettersi di trascurare. Anche la formazione continua (lifelong learning), deve essere sempre nei nostri pensieri, come un attento sguardo al mercato del lavoro per sapere noi dove siamo.

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La storia di F.: Orientamento post Covid-19

Conosco F. una ventina di anni fa, all’epoca era il pivot di una squadra abruzzese, l’anno dopo si sarebbe trasferito nel basso Lazio, uno sportivo professionista. Ma F., durante la sua attività di cestista, prende una laurea triennale in economia, materia che gli piace e a cui si appassiona, e si porta avanti iniziando a lavorare in una piccola startup due o tre anni prima di smettere con il basket. Tutto per il meglio, o forse no, perché ad un certo punto arriva il Covid-19 e inizia un’altra storia.

F. separato con una bimba, che all’epoca era alle elementari, lavorava in una piccola società di servizi turistici, avendone di fatto la totale responsabilità, ma con il covid si ferma e perde il lavoro. F. è una persona propositiva, così si tira su le maniche e inizia a vedere cosa c’è in giro, non disdegna di fare lavori occasionali, come il cameriere e altro, ed è qui che rincontro F.

Pur essendo amici, negli ultimi 10 anni non erano venute fuori occasioni per rivederci, solo qualche saluto. Per una casuale coincidenza, mi risento con F. che mi chiama e, come se non fossero trascorsi 10 anni, di fatto tra me e F. riprende un dialogo che parte dal suo cercare lavoro e dal fatto che io sono un consulente aziendale, recruiter e orientatore.

Tra me e lui riprende un dialogo di confronto tra desiderio/ bisogno e realtà, che aveva sempre contraddistinto le chiacchierate tra noi in tempi non sospetti, molti anni prima.

Un’occasione in una realtà no profit permette a F. di ripartire, come assunto a tempo determinato e poi confermato a tempo indeterminato. F. è contentissimo, scopre il no profit e si innamora, ma i conti non quadrano, bisogna arrotondare. F. è laureato in economia  e “sa tener di conto”, così troviamo un paio di situazioni dove si può misurare, dare una mano e arrotondare. Alla fine si scopre “consulente”.

Oggi? la storia continua ancora tutta da scrivere, per non sbagliare da over 40 ha ripreso anche a giocare a Basket, studia l’Inglese e parlando con lui, questo percorso, iniziato un paio di anni fa, ha riacceso un gusto della vita e un guardarsi in un altro modo e gli ha permesso di capire e gustare ciò che la vita gli mette di fronte. Lavora nel no profit, aiuta un po’ di realtà a far quadrare i conti e più o meno quadrano anche i suoi.

Conclusioni

Da tanti anni ho il privilegio di accompagnare, e in questo caso di essere amico, chi cerca e ha una domanda sul lavoro. Se devo pensare a una storia “propedeutica” credo che chi si trova a un bivio nel suo lavoro e leggerà questa esperienza, probabilmente la sentirà più vera e più vicina di una storia cosìddetta di successo, dove si è caduti e ci si è rialzati diventando manager, creando aziende e depositando brevetti. Le storie che continuano come questa di F. danno fiducia a chi cerca, o chi ha una domanda sul suo lavoro, e credo facciano piacere anche a tutti quelli come me che fanno compagnia per lavoro o per volontariato a chi è in difficoltà con il lavoro.

F. a breve potrebbe rientrare nella categoria di quelle persone che hanno successo, vincenti, ma ciò che conta è stato l’aver riconosciuto la bellezza e essersi gustato la strada che ha percorso, accompagnato e guidato verso il suo obiettivo.

Su un muro di Roma tanti anni fa era scritto:

A forza de guardà la meta se semo scordati de quanto è bella la strada”

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Franco Ferrazza

Franco Ferrazza

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