Sabato 27 Luglio 2024

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  • 25/7/2022

Metodologie esperienziali nei percorsi di orientamento professionale

Chiunque cerchi un’occupazione può avvalersi di diversi strumenti per presentarsi ai possibili datori di lavoro e raccontare parte della propria storia e delle proprie competenze tecniche e trasversali. A cura di Maria Grazia Sasso, Orientatrice Asnor. 

Come vengono usati e considerati gli strumenti della ricerca del lavoro

Durante i percorsi di orientamento che svolgo con persone disoccupate, ho notato che molte di esse utilizzano degli strumenti della ricerca del lavoro senza aver riflettuto sul loro senso e sull’impatto che questi possono esercitare sul proprio interlocutore.

È il caso del curriculum vitae, quando viene riempito di informazioni molto personali, non rilevanti o che addirittura possono avere delle ripercussioni sulla propria privacy, o della lettera di presentazione, che spesso viene tralasciata o scritta in modo poco efficace.

In fase di orientamento, quindi, trovo utile dedicare del tempo ad esaminare insieme ad ogni persona come è abituata a cercare lavoro e quali sono gli strumenti che ha messo a punto, facendo emergere i punti di forza e gli eventuali aspetti che potrebbero essere modificati per incrementarne l’efficacia, anche riflettendo sul senso dello strumento, della forma e dei contenuti che si è scelto di inserire.

In queste circostanze, inoltre, ho individuato situazioni che si ripetono con una certa frequenza. Ad esempio, diverse persone mi raccontano di aver optato per un modello di CV solo perché un parente o un amico lo ha utilizzato a sua volta, ma senza interrogarsi su cosa avrebbero voluto e potuto ottenere tramite quella scelta.

Altri riferiscono di non aver cercato informazioni su come compilare il CV e di averlo scritto automaticamente, “semplicemente” riempiendolo il più possibile (o il meno possibile) di informazioni ed esperienze.
La lettera di presentazione, invece, è il più delle volte una grande assente oppure viene compilata spesso in modi che non aggiungono forza e valore alla propria candidatura.

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Le metodologie esperienziali di orientamento professionale

Sappiamo che la ricerca del lavoro è caratterizzata da elementi su cui è possibile intervenire e da altri che sfuggono al controllo del candidato.

Nel caso di una selezione, ad esempio, il candidato non può controllare la decisione di un selezionatore in merito a chi assumere, ma può indubbiamente mettersi nelle condizioni di presentarsi nel modo più valorizzante possibile. Proprio per questo, prima di qualsiasi altra cosa, è importante che la persona si chieda che immagine di sé vuole trasmettere e con quali strumenti, con quale forma e con quali contenuti ha più senso proporsi. 
Per aumentare la consapevolezza di tutti questi aspetti e facilitare l’apprendimento di nuove modalità, si può proporre a chi accogliamo in orientamento di “mettersi in gioco” attraverso delle attività esperienziali, come il role playing o in genere la simulazione di situazioni che comportino un cambiamento di prospettiva.

Si può ad esempio invitare la persona a ricoprire per qualche minuto il ruolo del selezionatore o di un datore di lavoro che ha ricevuto numerose candidature (tra cui la propria) e che dovrà scegliere chi contattare per un colloquio di approfondimento.

Nella fase iniziale dell’attività, l’Orientatore può descrivere lo scenario in cui la persona dovrà cercare di immedesimarsi, fornendo anche elementi realistici di cui dovrà tenere conto (come dettagli riguardanti la selezione, esigenze del contesto aziendale di riferimento, tempo a disposizione per la scelta, elementi caratterizzanti le varie candidature ricevute e via dicendo). In questo lasso di tempo, attraverso l’assunzione di un nuovo ruolo, la persona è invitata a fuoriuscire dal flusso delle proprie modalità abituali per immedesimarsi in chi è dall’altro lato, comprendendone compiti, obiettivi, esigenze razionali e bisogni emotivi.

A seguito dell’attività, inoltre, in un clima di fiducia e mai giudicante, l’Orientatore può incoraggiare la riflessione e favorire un’analisi più obiettiva della modalità che fino a quel momento la persona ha utilizzato per la propria ricerca del lavoro, andando a considerare i punti di forza e gli aspetti da ottimizzare dei propri strumenti di ricerca del lavoro.

Le modalità esperienziali si prestano perfettamente anche a contesti di orientamento in gruppo, poiché è possibile svolgere dei role playing simulando situazioni che coinvolgano più partecipanti e incoraggiando successivamente un confronto su quanto si è reciprocamente osservato e su quanto si è vissuto durante l’attività.

Nella mia esperienza di Orientatrice, l’assunzione di una nuova prospettiva sembra realmente facilitare l’acquisizione di nuove consapevolezze e successivamente favorire l’adozione di modalità di ricerca del lavoro più efficaci. È come se le persone vedessero per la prima volta nuovi elementi cui prima non prestavano attenzione o li rivalutassero dando loro un peso diverso, sentendosi maggiormente coinvolti e attivi nel processo di ricerca del lavoro.

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Dott.ssa Maria Grazia Sasso

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Orientatrice Asnor

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