Sabato 27 Luglio 2024

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  • 19/6/2020

Il divario di genere nell'istruzione in Italia

In Italia esiste un forte divario di genere nell’istruzione. Nonostante l’equità del sistema d’istruzione italiano sia superiore alla media Ocse per provenienza socio-economica, e nonostante negli ultimi decenni ci sia stata un’inversione di rotta (oggi le donne tendono ad essere più scolarizzate degli uomini), le maggiori competenze acquisite non si traducono in maggiori tassi di occupazione né in redditi più alti, mantenendo vivi i gravi squilibri di genere. 

Le ragioni di questa distanza possono essere ritrovate proprio nella disparità educativa. Nonostante i tentativi di incoraggiare la diversità di genere nella scelta del percorso di studi e delle carriere, la strada verso la parità in questo senso è ancora lunga. Il rapporto Education at a Glance mostra come sia ancora bassa la percentuale di donne sul totale dei laureati nelle tecnologie dell'informazione e in ingegneria. Questo genera disparità nel percorso lavorativo successivo, trattandosi di materie che nel mercato del lavoro attuale sono maggiormente richieste ed offrono maggiore stabilità lavorativa e redditi medi più alti. Una tendenza che coinvolge tutti i paesi Ocse ma vale in particolare per l’Italia.

Secondo il rapporto “Ocse, uno sguardo all’istruzione” ,alla stregua di tutti i Paesi dell’OCSE, gli uomini rappresentano la grande maggioranza dei laureati di primo e secondo livello nel campo delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (79% di primo livello e 86% di secondo) e in ingegneria, produzione industriale e edilizia (69% e 73%). Le donne sono sovrarappresentate nel settore dell’istruzione, delle belle arti e delle discipline umanistiche, nelle scienze sociali, nel giornalismo e nell’informazione; nonché nel settore della sanità e dei servizi sociali, sia nel primo che nel secondo livello di laurea, e anche in scienze naturali, matematica e statistica a livello magistrale, rappresentando più del 60% dei laureati in questi campi. L’Italia registra il divario di genere più pronunciato tra i Paesi dell’OCSE a riguardo delle lauree nel settore educativo: le donne rappresentano il 94% dei titolari di una laurea di primo livello e il 91% di una laurea di secondo livello.

Lo studio PISA ha inoltre rilevato che, in tutti i paesi e le economie che hanno raccolto dati anche sui genitori degli studenti, i genitori sono più propensi a pensare che i figli maschi, piuttosto che le figlie, lavoreranno in un campo scientifico, tecnologico, ingegneristico o della matematica – anche a parità di risultati in matematica.

Le ricerche di Unicef confermano questo aspetto, indicando come l'infanzia sia un'età più egualitaria di quanto ritenuto in passato. Le differenze di genere nell'istruzione, come in altri campi, spesso emergono durante l'adolescenza. Ad esempio con l'aumento del gap maschi-femmine sull'acquisizione delle competenze, con le ragazze che consolidano il vantaggio su quelle alfabetiche a discapito di quelle numeriche.

Il risultato è che, nei percorsi di studio e lavorativi, attualmente una bambina avrà meno probabilità di un coetaneo maschio di essere occupata da adulta e avrà una retribuzione media più bassa.

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