Giovedì 3 Luglio 2025

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  • 3/7/2025

Reelaunchers | Puntata 1: Intervista di Annie Pontrandolfo a Endrina Brito

Cambiare lavoro, tornare a studiare, mollare tutto e ripartire. A volte serve coraggio, sempre più spesso serve orientamento. Ciao, io sono Annie Pontrandolfo, Presidente di Asnor, Associazione Nazionale Orientatori e questo è Reelaunchers, storie vere di chi ha scelto di ricominciare. Un nuovo format del nostro magazine guidato da Endrina Brito, Orientatrice Asnor, con cui oggi raccontiamo come è nata l'idea e dove ci porterà.

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A.P. - Benvenuta Endrina.

E.B. - Ciao Annie.

A.P. - Ci racconti in poche parole chi sei e qual è stato il tuo percorso all'interno del mondo dell'orientamento?

E.B. - Ciao a tutti, sono orientatrice Asnor e business coach. Il mio percorso per entrare nel mondo dell'orientamento è partito, diciamo così, da una crisi, una crisi che oggi guardo davvero con occhi felici perché mi ha dato un'opportunità. Quindi io vengo dal mondo del business, ho lavorato per tanti anni sin da giovane in multinazionali sia in Italia che all'estero dove ho ricoperto diversissime posizioni quindi conoscendo tutti i meccanismi aziendali che vediamo all'interno di tutte le organizzazioni e ad un certo punto della mia carriera, direi anche florida fin da-da in giovane età ho avuto un momento di crisi perché ho perso il lavoro. Quindi come succede in tante realtà aziendali ci sono ristrutturazioni per cui diciamo il mio viaggio è ad un certo punto è terminato pur avendo avuto per tanti anni tantissime sicurezze come capita a tantissimi di noi.

Non sapevo esattamente cosa fare. Mi sono ritrovata che ero tornata dall'estero, da un'esperienza di tre anni e in più aspettavo anche il secondo bambino, quindi la seconda maternità ecco. Nonsapevo esattamente come ricominciare, come ricollocarmi, perché il tema della maternità tocca diverse donne e ti dà sempre quei limiti in merito ad orari o di disponibilità, nonostante io fossi competente e mi fossi anche ad un certo punto riqualificata - nel senso che ho fatto dei percorsi di upskilling e reskilling.

Quindi sono entrata nel mondo dell'orientamento associandomi ad Asnor, una grande realtà che mi ha dato la prima possibilità di diventare orientatore e appunto praticare questo bellissimo lavoro. In Asnor ho lavorato nei progetti europei come innovation thinker e poi ho avuto la possibilità di diventare coordinatore di progetti scolastici per l'orientamento ma avendo anche delle competenze legate al mondo del business in concomitanza ho anche lavorato, ho iniziato a lavorare come Orientatrice professionale. Il mio viaggio è partito da una crisi, passato attraverso una formazione lunga e diciamo così specialistica, per poi arrivare a dei progetti che mi hanno dato un grande respiro e mi hanno aperto tante porte.

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A.P. - Quindi diciamo che il tema del rilancio l'hai vissuto in prima persona, immagino che questo sia il motivo che ti spinto ad occuparti di questo argomento, di portarlo all'interno del contesto appunto dell'associazione, per far conoscere anche agli altri di cosa parliamo quando parliamo di Relaunchers. E quindi ti chiedo chi sono per te e che cos'hanno in comune? Perché non sono soltanto le donne che insomma terminano il periodo della gravidanza e si rimettono in gioco. Chi altro?

E.B. - Come ho detto già parlando della mia storia i Relaunchers hanno di sicuro in comune un momento di crisi. È per questo che io consiglio sempre, quando la persona diciamo è ancora titubante, scettica rispetto al cosa le può dare un percorso di orientamento, che l'orientamento è esattamente uno strumento molto utile proprio quando sei in un momento di crisi, di incertezza, di disorientamento appunto.

In più il Relauncher ha in comune anche la paura. La paura di ricominciare, perché quando tu intervieni nelle storie di persone che hanno perso il lavoro, di persone che in generale però hanno avuto un'interruzione che non è dipesa da loro ma non solo, hanno ad un certo punto come dire un livello di autostima su cui bisogna assolutamente diciamo così fare un lavoro. E qual è il lavoro che si fa appunto con l'orientamento? È quello di ricostruire e va- rivalorizzare no? Quelle che sono le risorse e le competenze delle persone.

In più i Relaunchers hanno in comune anche - come dire - la mancanza di informazionerispetto a quello che è il mercato del lavoro in quel momento, perché spesso sono persone, tantissime, che magari hanno avuto un lavoro fisso, per tanti anni delle certezze e non hanno più avuto input esterni o non si sono interessate diciamo così proprio perché vivevano con delle certezze.

Tu lo sai come me che il mercato del lavoro sta cambiando, cambia in fretta ed è proprio questo che disorienta le persone - quindi diciamo che facendo un resume veloce, determinate emozioni che accomunano queste persone sono paura e inconsapevolezza di quello che è il mercato oggi e di quello che può offrire, e comunque l'ultimo punto non meno importante è il bisogno, perché poi si capisce il potere dell'orientamento e di voler essere affiancati da un Orientatore.

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A.P. – Nella tua esperienza, sei stata affiancata da un professionista?

E.B. - Io sono stata affiancata da un professionista e purtroppo quando io ne ho avuto bisogno non conoscevo l'orientamento e oggi, col senno di poi, mi sarei anche rivolta assolutamente ad un orientatore, ma io sono stata seguita da un coach professionista ed esperto come me del mondo del business e devo dire che è stato questo tipo di percorso e questa guida che ha fatto la differenza nel mio rilancio. Senza questo supporto non avrei potuto farlo davvero perché ci vuole costanza, ci vuole pazienza per inseguire quello che io consiglio sempre alle persone - la tua chance è adesso. Hai avuto la crisi, hai avuto il distacco, hai paura è vero. Il mondo del mercato del lavoro è incerto in questo momento però hai una chance che non so se ti ricapiterà, ossia quella di veramente capire che cosa ti piace fare semplicemente come noi riassumiamo, no, noi tecnici cosa ti piace fare e cosa sai fare o che attitudine hai verso quella cosa e quindi è stata la mia chance per fare il lavoro che amo.

A.P. – Ti ringrazio e mi sorge una curiosità anche per spiegare meglio di che cosa si tratta quando appunto parliamo di supporto. Tu hai parlato della tua esperienza. Grazie ad un coach che ti ha sostenuto nella tua scelta, hai avuto ispirazione perché hai intrapreso questa professione. E allora, parlando proprio di quella che è la tua esperienza, ti chiedo di fare chiarezza, e spiegare in che modo l'orientamento e un orientatore può essere utile a una persona che si trova in questa fase. Quali sono i punti salienti, quali sono le cose più importanti che puoi condividere con noi in questo spazio?

E.B. - Ma guarda Annie, mi piacerebbe condividere. Quello che mi piace nel lavoro che faccio, nei percorsi che noi offriamo, è che l'orientamento professionale intanto è uno strumento, un percorso completo. Perché dico questo? Perché può seguire la persona dal punto zero, diciamo così no, dal punto della crisi fino all'accompagnamento proprio dell’andare al primo giorno di lavoro. Per cui facendo una carrellata veloce, abbiamo tutta la parte del bilancio di competenze, che permette di centrare la persona - come dicevo prima - ricostruire, rivalorizzare, che non è banale perché poi le persone dicono: Ah ma io avevo questa skill, ah ma quello non l'avevo non l'avevo diciamo così no valorizzato, ah ma quell'evento non avevo dato un significato. Quindi cominciano anche a leggere con altri occhi, a dare una chiave di lettura che può servire.

Poi c'è il bilancio sulle competenze sia tecniche che comportamentali e chiaramente su questa parte poi c'è anche un po', no, l'altra mia vena quella del coaching, la specializzazione nelle soft skills che aiuta molto, perché a volte ci sono anche dei blocchi emotivi legati a qualunque altra skill comportamentale e quindi quello aiuta ad andare avanti.

È per questo che sono due percorsi paralleli distinti, ma insieme possono completarsi.

Però ecco c'è questa parte dell'orientamento che come dicevi tu sembra semplice ma non lo è, forse è la parte più difficile perché la persona si mette in discussione, devi metterti a nudo, a nudo, creare questa relazione di fiducia con l'orientatore.

Questa è già una prima parte che io trovo fantastica, perché le persone si aprono, sanno che non vengono giudicate, non le giudichi e sanno che c'è una persona obiettiva che le accompagna a centrarsi. È molto bello perché abbiamo la possibilità diciamo così di spacchettare il percorso quindi la persona può decidere. Faccio l’esempio magari di qualche top manager che da solo decide di fare un percorso del genere ma non perché vuole andare via dall'azienda, semplicemente perché vuole ripeto fare un bilancio su se stesso, magari è inserito in un dipartimento e può andare in un altro perché ha delle skill che aiutano a fare la differenza. Quindi poi c'è questo studio diciamo - questa redazione del- curriculum - ma che è legata un po' alla costruzione di un progetto professionale, quindi il profilo, quindi capire realmente “ok ora dove vogliamo andare?”

E poi c'è tutta la parte della ricerca attiva del lavoro, della simulazione di un colloquio - che è il nostro obiettivo, produrre colloqui. Oggi, con una persona che ha bisogno di reinserirsi, una persona addirittura senza una fissa dimora - perché dopo il COVID non ha avuto più occasioni di lavoro, perché poi entri in quel circolo che esci fuori mercato - abbiamo prodotto, come vuole l'orientamento, due colloqui.

Fino ad arrivare a simulare, per le persone magari più insicure, che hanno ancora una bassa autostima o come diceva anche uno dei nostri orientatori nel magazine, la skill del good looking no, anche quel lavoro poi di rivalorizzazione, se vogliamo, anche dell'immagine, e arrivare appunto al colloquio - e si spera chiaramente al primo giorno di lavoro. Come vedi è una crescita che noi facciamo insieme alle persone, è fantastico.

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A.P. - È un percorso, un viaggio condiviso. Siamo partiti dalla tua storia personale, il fatto di voler acquisire competenze per sostenere altre persone. E adesso ti chiedo come mai questo desiderio di voler fare ancora un altro grande atto di condivisione, quindi hai proposto al Magazine questa rubrica. Siamo molto contenti, se abbiamo accettato immediatamente è perché credo che sia importante ascoltare anche le storie, no?

E.B. - Allora io intanto ringrazio te in quanto Presidente, ringrazio Asnor per questa fantastica opportunità, perché poteva semplicemente rimanere in un cassetto, no? Invece grazie a voi lo stiamo rendendo realtà.

Per due motivi l'ho pensato: perché in primis noi Orientatori - tutti i giorni - sentiamo storie dalla scuola, perché anche i ragazzi hanno storie, professioni, al mondo del lavoro, per non parlare poi di diversi target nell'orientamento.

Tu mi insegni, abbiamo tantissime nicchie, la disability inclusion, quindi anche il lavoro dei migranti che attualmente, per esempio, sto anche facendo. Poi, insomma, avremo modo magari di raccontare qualche storia, se qualcuno avrà piacere di condividerla. Quindi la condivisione, perché nei percorsi di orientamento di gruppo le persone all'inizio sono sempre un po' scettiche come dire: "ma perché io devo raccontare la mia storia davanti ad un'altra persona?"

Poi però diventa un lavoro di gruppo, un ragionamento di gruppo, consigli.

Ah, ma anch'io ho avuto questa esperienza. Per cui è un arricchimento, ehm, collettivo e quindi ho pensato: ma per quale motivo non condividere storie? È capace che oggi persone che ci stanno magari ascoltando e guardando sono sedute a casa su una poltrona, non lo so, dietro a una scrivania, dietro a un computer e non sanno esattamente come rilanciarsi.

A me è servito sentire storie di persone che prima di me si sono rilanciate.

Nomino una coach che è famosa, si chiama Marie Forleo, e il suo libro è stato tra i tanti input che io ho avuto per rilanciarmi e quel coraggio di continuare e di chiedere anche supporto.

Quindi, diciamo che credo che la condivisione delle storie sia qualcosa di utile, per dire non sei solo, non sei sola, esiste l'orientamento perché molte persone oggi ancora non lo conoscono e quando lo conoscono dicono: "Ah, ad averlo saputo prima, no? Potevo fare diciamo questo viaggio insieme a qualcuno".

E in ultimo, cercherò di dirlo brevemente se riesco, sempre attraverso il nostro lavoro e sempre attraverso le storie delle persone, credo di aver identificato un gap che probabilmente molti di noi già sanno. Offerta e domanda spesso non si incontrano.

Spesso, anche le aziende magari non sanno che c'è quella persona. Io stessa guarda, ti faccio il mio esempio veloce. Quando ho iniziato avevo tantissime skills, curriculum fantastico, ma di fatto poi l'orientamento non avevo esperienza no? Ero al punto zero. È come dire, ci deve essere sempre la possibilità di iniziare perché se non inizio come faccio a dire sul curriculum che ho esperienza?

E quindi è raccontare, speriamo con questa rubrica di arrivare a delle aziende e così ridurre questo gap tra domanda e offerta, nel senso di raccontare le persone, non i numeri.

Noi abbiamo statistiche, numeri, spesso raccontati nei telegiornali, anche da diversi professionisti. Io vorrei insieme ad Asnor, è questo che abbiamo scelto insieme quando tu hai accettato, raccontare le persone, quindi far emergere quello che facciamo nelle sessioni di orientamento, ma lo facciamo pubblicamente attraverso i racconti, far emergere risorse, potenziale, capacità e anche sogni delle persone e magari qualche azienda che ci sente può dare un'opportunità a qualcuno che deve cominciare.

Spesse volte, chiudo, le persone mi dicono: "Eh ma io non ho esperienza, ma chi mi prende?" E io dico sempre: "Prima o poi devi cominciare, così come ho fatto io". E quindi è un po' questo.

A.P. - Quindi volevo chiederti appunto se hai qualcosa da dire a chi ha bisogno di rilanciarsi e credo che sia appunto proprio questo, no? Di iniziare, no?

E.B. - Bisogna iniziare da qualche parte e avere fiducia.

A.P. - Di non aspettare il momento giusto perché non ci sarà mai la situazione in cui tutto è perfettamente a posto. Iniziamo a camminare perché, insomma, il cambiamento è un percorso che dobbiamo attraversare senza paura.

Grazie Endrina, grazie per aver condiviso con noi la tua visione dell'orientamento, di questo ambito specifico che appunto è il tema del rilancio, che è un tema super attuale e grazie per l'energia che hai deciso di condividere, con cui hai intrapreso questa nuova avventura in questa rubrica, che ricordo si chiama “Reelaunchers”.

Ascoltiamo ogni giorno storie di cambiamento, fatica e rilancio, ma ogni tanto vale la pena fermarsi e raccontarle queste storie per ispirare, per sostenere e per ricordarci che ripartire si può. Giusto?

E.B. - Si può, si può sempre.

A.P. - Grazie Endrina. E se queste parole ti risuonano, resta con noi. Ogni mese una nuova storia. A presto.

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