Venerdì 1 Agosto 2025

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  • 31/7/2025

Reelaunchers | Puntata 2: Intervista a Fabio Banzato

Dall’artigianato alla formazione digitale. Qui l’esperienza di Fabio Banzato, che dopo una lunga carriera in radio si è reinventato come formatore e consulente, facendo della curiosità e dell’apprendimento continuo le sue leve di ripartenza.

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EB - Benvenuti alla seconda puntata della rubrica Reelaunchers, che abbiamo inaugurato con la Presidente di Asnor, Annie Pontrandolfo. Oggi abbiamo con noi un ospite speciale: Fabio Banzato, molto conosciuto e seguito, anche su LinkedIn. Ricordo che questa rubrica racconta storie di orientamento, di persone che si sono rilanciate e hanno intrapreso con coraggio nuove strade. Fabio, benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito.

FB - Buongiorno, grazie a te Endrina per l’invito. Ho accettato con grande piacere.

EB - Iniziamo subito: qual è stato il tuo percorso formativo e professionale?

FB - Sono un baby boomer, nato e cresciuto negli anni Sessanta, in un’epoca in cui si puntava a “sistemarsi”: trovare un lavoro a tempo indeterminato, costruirsi una famiglia, avere un futuro stabile.
Ho studiato da perito elettrotecnico, ma appena diplomato l’obiettivo era trovare subito un lavoro. Il primo impiego è stato come orafo artigiano: lavoravo le pietre preziose, rubini, smeraldi... un lavoro stimolante, che ho fatto per circa cinque anni.
Ma col tempo ho capito che non c’erano possibilità di crescita. Così ho cambiato totalmente settore, facendo leva sul diploma di perito: sono entrato in una media azienda che costruiva apparecchiature elettroniche per automatizzare le trasmissioni radio. Era una novità per l’epoca. Nel frattempo, coltivavo la mia passione per la radio. Di sera facevo lo speaker in una piccola radio privata. Mettevo i dischi, c’erano ancora i vinili! Durante il giorno consegnavo materiale per le radio clienti, la sera correvo in radio.

Borse di studio 2025

FB - Un giorno, durante una consegna, una radio mi propose di diventarne il tecnico. Era il mix perfetto: competenza tecnica e passione. Mio padre non era entusiasta: “Ma sei matto? Vai a lavorare in una radio?”. Ma io ho deciso di buttarmi. La mia passione è diventata il mio lavoro. Era il gennaio 1990. Sono entrato come tecnico, ma col tempo ho iniziato anche a condurre notiziari e interviste. E così sono diventato giornalista, iscritto regolarmente all’Ordine.
La radio è stata per me una vera palestra: mi ha permesso di fare cose diversissime, di crescere e di evolvermi col tempo.

EB - Fabio, è bellissimo come nel tuo racconto si attraversi anche la storia del lavoro in Italia. Hai parlato di aziende in cui sei rimasto per 4-5 anni, cosa oggi rarissima. Ma quando hai capito di avere una vera passione per la radio?

FB - Forse da bambino. Ricordo le serate passate seduto per terra, con le cuffie, sotto al televisore dei miei. Mentre loro guardavano la TV, io cercavo le poche radio che esistevano, mi segnavo i titoli delle canzoni. Mi affascinava quel mondo.
Forse tutto è nato lì: ho capito che un giorno avrei voluto stare dall’altra parte, a fare la radio.

EB - E il momento di “rottura”, quando è arrivato?

FB - Lo ricordo bene. Era il 4 settembre 2013. Conducevo un programma dalle 6 alle 9 in una nuova radio. Quella mattina mi convocarono e mi dissero che non avevano più bisogno di me.
Avevo appena compiuto 51 anni. Fino a quel momento avevo sempre avuto un lavoro a tempo indeterminato. Improvvisamente non solo perdevo lo stipendio, ma anche il lavoro che amavo.
Dopo due giorni andai a fare domanda per ricevere l’ASPI. Da lì è cambiato tutto.

Masterclass - Liberare il potenziale umano

EB - Una svolta importante. E in effetti, nella maggior parte dei casi le persone cambiano perché costrette. Pochi scelgono di rilanciarsi per propria volontà. Forse oggi qualcosa sta cambiando con la Gen Z...

FB - Concordo. Anche io ho ammirazione per chi cambia per scelta. Le nuove generazioni, soprattutto la Gen Z, hanno un’attitudine diversa: iniziano un lavoro sapendo che tra uno, due, tre anni cambieranno. È un altro modo di vivere il lavoro, molto lontano da quello della mia generazione.

EB - Tu, però, hai trasformato quella difficoltà in una risorsa. Quali competenze hai sviluppato nel tempo, sia tecniche che trasversali?

FB - Dopo il licenziamento, ho riflettuto molto. Dopo qualche giorno di scoramento (che è un diritto!), ho deciso di reinventarmi. Volevo trovare qualcosa che mi appassionasse come la radio. Era il 2013: esplodeva il digitale, i social.
Ho iniziato a studiare: corsi privati, investimenti in formazione, specializzazioni in social media marketing e web design. Le competenze trasversali che mi hanno aiutato? La curiosità e la capacità di non accontentarmi mai.
Nel digitale tutto cambia velocemente, e bisogna tenersi aggiornati, restare vivi, attivi, affamati di conoscenza.

EB - Mi colpisce questo tuo spirito di iniziativa. L’investire su sé stessi è uno degli aspetti che promuoviamo anche nei percorsi di orientamento. Hai aggiunto anche l’auto miglioramento continuo, una competenza oggi sempre più richiesta.

FB - Sì, e capisco chi ha difficoltà a rimettersi a studiare, soprattutto dopo i 50. Ma voglio dirlo: ne vale la pena.
Tornare a studiare ti cambia. Oggi sono una persona migliore, e se non fosse successo quel “brutto fatto”, forse non lo sarei.
Quel cambiamento, forzato, mi ha aperto possibilità che prima non vedevo.

EB - Fabio, oggi sei anche un riferimento su LinkedIn. Che consiglio daresti ai team aziendali?

FB -Bisogna uscire dallo status quo.
Il classico “abbiamo sempre fatto così” blocca il cambiamento.
Nelle aziende suggerisco di partire per gradi, formando prima le persone più predisposte. Servono manager “illuminati”, che guidino con l’esempio.
Le aziende che hanno capito il valore di LinkedIn hanno fatto enormi passi avanti.

EB - E quali difficoltà incontri oggi?

FB - Due, soprattutto.
Primo: restare aggiornati.
Secondo: affrontare l’impatto dell’intelligenza artificiale, che oggi non si può più ignorare.
Mi chiedono: “Come posso usare ChatGPT su LinkedIn?”
Devo saper rispondere. È una nuova competenza da integrare.

EB - Ultima domanda. Cosa diresti ai recruiter? Come valorizzare i candidati?

FB - Rispondo da over 60: non fermatevi all’età.
Ci sono tanti over 50 motivati, competenti, appassionati. L’età non deve azzerare tutto il resto.
Il vero valore sta nel far convivere generazioni diverse.
La Gen Z ha visione e velocità, gli over 50 portano esperienza e saggezza. Entrambi hanno moltissimo da trasmettere.

EB - Grazie, Fabio. Sei stato generoso e ispirante.
Spero che chi ci ascolta colga questi spunti e si metta in gioco. Ti aspettiamo presto con nuove novità. Grazie ancora!

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