Venerdì 30 Maggio 2025

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  • 8/5/2025

Working Genius: quali sono le 6 tipologie di talento al lavoro

Patrick Lencioni, esperto di team e leadership, ci elenca sei tipologie di talento (working genius). Vediamo quali sono e come interviene l'orientamento. A cura di Giancarlo Sabbione, Orientatore Asnor.

Il concetto di lavoro

Quando parliamo di lavoro non dobbiamo intendere solo quello remunerato in forza di un rapporto di lavoro subordinato, autonomo o professionale, ma ogni attività finalizzata a raggiungere un risultato positivo con un’apprezzabile valenza economica. Per fare degli esempi, consideriamo delle attività svolte all’interno della nostra famiglia, in un gruppo di amici o in un’organizzazione no profit.

Ma che tipo di lavoro stiamo svolgendo? Ci sentiamo adatti per quel lavoro? Lo svolgimento di quell’attività ci fornisce energia, gioia oppure frustrazione?

Una cosa è certa, gli individui che mettono in moto i loro talenti, cioè modalità naturali di comportamenti orientati produttivamente verso risultati senza un eccessivo sforzo, hanno maggiori possibilità di successo e le organizzazioni che permettono o aiutano le persone a sfruttare i propri talenti ottengono migliori risultati produttivi.

Non dobbiamo mai dimenticare che un talento per esprimersi ha bisogno anche del contesto, cioè l’ambiente nel quale un certo ruolo o funzione si deve svolgere.

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Working Genius, quali sono i 6 talenti

Patrick Lencioni, esperto di team e leadership, ci elenca sei tipologie di talento (working genius):

  1. Wonder o Riflessione: questo talento implica la capacità di contemplare, immaginare e mettere in discussione lo stato delle cose (status quo). Si pensi a un consulente che analizza processi o procedure aziendali per trovare soluzioni e modi migliori per fare le cose;
  2. Invention o Inventiva: questo secondo genio è provocato dal precedente, cioè il genius of wonder, e le persone, come un designer che progetta prodotti / servizi, amano elaborare o creare nuove idee in grado di risolvere i problemi e modificare lo status quo;
  3. Discernment o Discernimento: le persone con questo genio, si pensi ad un project manager, hanno un forte intuito e sono abili a valutare la bontà di un’idea o di un piano anche senza molti dati completi;
  4. Galvanizing o Entusiasmo: si tratta della capacità di motivare, incitare e spronare le persone ad agire, come il Coach che incita e fornisce energia a un team per raggiungere un obiettivo ambizioso;
  5. Enablement o Facilitazione: le persone con questo tipo di genio, come gli insegnanti o i formatori aziendali, sono abili nel fornire supporto, assistenza a quelli che hanno bisogno, senza restrizioni o condizioni;
  6. Tenacity o Tenacia: questa qualità, tipica di un responsabile di progetto o di produzione, porta le persone a spingere verso il traguardo, superando barriere e ostacoli che si possono trovare, per arrivare a completare il progetto secondo le specifiche.

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Le tre fasi del lavoro

Da un punto di vista teorico, un’attività lavorativa può schematizzarsi secondo tre fasi:

  1. la prima fase, rappresentata dall’ideazione che comprende la riflessione e l’inventiva, è il punto di partenza per identificare i bisogni e le soluzioni da realizzare;
  2. l’attivazione, come seconda fase, include il discernimento e l’entusiasmo, cioè la valutazione con i punti di forza delle idee generate come soluzione e lo spronare, galvanizzare i collaboratori;
  3. l’ultima fase, cioè l’implementazione, comprensiva della facilitazione e della tenacia, è idonea a garantire che tutto il lavoro svolto in precedenza venga portato a termine, offrendo supporto e garanzia di completamento.

Classificazione dei talenti: reattivi e dirompenti

Continuando la nostra analisi sui sei talenti, e rapportandoli alle tre fasi di lavoro, scopriamo la seguente suddivisione:

  • talenti reattivi, come la riflessione, il discernimento e la facilitazione;
  • talenti dirompenti, cioè l’inventiva, l’entusiasmo (galvanizzazione degli altri) e la tenacia.

Si tende sostanzialmente a dare maggior peso ai talenti “dirompenti” in quanto generano un’azione e provocano un cambiamento, ma a dire il vero, i talenti dell’una e dell’altra specie si alternano, creando un equilibrio e una sinergia, per cui:

  • l’assenza dell’osservazione dei “riflessivi”, non creerà l’esigenza di inventare;
  • la mancanza di “discernimento” di quell’ idea o soluzione, non potrà generare il valore e la portata di quella soluzione, etc.

Avere una mappa, cioè una consapevolezza dei propri talenti/punti di forza, è importante quando svolgi un lavoro e non ti senti all’altezza, e forse percepisci o ti valutano come inadeguato per mancanza di impegno o di valore. La risposta potrebbe essere che quello non è il posto giusto per te.

Non è il posto giusto per te, per il semplice motivo che non sei portato ad aiutare gli altri, sei poco empatico (facilitazione), oppure trovi difficoltà nel portare a termine un progetto (tenacia), in quanto c’ è un disallineamento tra i tuoi talenti e le tue competenze per quelle mansioni specifiche, con la conseguenza di una frustrazione.

Forse potrai sfruttare i tuoi talenti, che magari potrebbero essere l’inventiva e il discernimento, in un’altra posizione lavorativa o ruolo, con maggiore soddisfazione personale e aziendale.

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Consapevolezza e orientamento

Il segreto, quindi, è acquisire una maggiore consapevolezza di sé magari attraverso il Bilancio delle Competenze, al fine di conoscere quelli che sono:

  • i nostri talenti, cioè ciò che siamo naturalmente propensi a fare, e questi, lo ripetiamo, ci forniscono gioia ed energia;
  • le nostre competenze, ossia il nostro know how per cui siamo bravi a svolgere un certo lavoro e ottenere risultati positivi, ma le attività realizzate non sono del tutto avvilenti né del tutto piacevoli;
  • le nostre frustrazioni, vale a dire quelle aree o parti del nostro lavoro verso le quali non siamo naturalmente propensi a gestirle in generale, ma è necessario gestirle perché sono parte delle nostre mansioni, e durante l’adempimento o l’esercizio non traiamo energia e gioia dalla gestione.

Conclusioni

Solo in questo modo, e grazie all’ intervento dell’orientamento, con gli strumenti e la professionalità dell’Orientatore, avremo la possibilità di prendere coscienza che c’è una soluzione migliore per sfruttare i nostri punti di forza; infatti, tutti li abbiamo, è solo necessario individuarli, insieme alle nostre competenze e gestire al meglio i nostri punti deboli.

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Giancarlo Sabbione

Giancarlo Sabbione

Orientatore Asnor, Career Coach e Customer Care Specialist.

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