Sabato 21 Dicembre 2024

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  • 17/12/2024

Il contributo di Edda Ducci alla teoria delle pratiche orientative

L’emergere e l’affermarsi della cultura dell’orientamento ha provocato un sommovimento in campo educativo e scolastico a tutti i livelli di istruzione e, considerata l’importanza della ricerca sviluppatasi in tal senso, ha imposto nuove e specifiche direttive alla ricerca sociologica, psicologica, pedagogica e filosofica, anche in relazione al recente Decreto di adozione delle Linee guida per l’orientamento del D.M. del 22 dicembre 2022, n. 328.  A cura di Laura Fraccalanza, Orientatrice Asnor e Docente.

Una prospettiva antropologica

Ancor prima di introdurre metodologie e percorsi didattici di orientamento, è necessario riflettere con attenzione sulla prospettiva antropologica che si vuole mettere alla base del processo di orientamento, inteso come la bussola che guida il soggetto in formazione a diventare ciò che è, realizzandosi al meglio in campo educativo e lavorativo, rispetto alle sue attitudini, potenzialità e desideri.

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Il contributo della filosofa Edda Ducci

Un contributo qualificato e profondo - sia in relazione alla fondazione antropologica dell’orientamento che alla sua valenza etica - viene offerto dalla filosofa Edda Ducci (1929-2007), docente universitaria, negli anni ’90 membro del Consiglio Direttivo della Biblioteca di Documentazione pedagogica di Firenze e del Comitato per le pari opportunità degli uomini e delle donne nella scuola, nonché membro della Commissione italiana Unesco e del Consiglio Direttivo del Centro europeo dell’educazione.

Le numerose pubblicazioni della filosofa Ducci rendono ragione del radicamento della sua proposta pedagogica nei classici temi filosofici della libertà, della comunicazione, del pluralismo, del rapporto identità/diversità; in particolare, ai fini della chiarificazione del concetto di “orientamento”, risulta particolarmente interessante, oltre che attuale, il libro del 1974 “Essere e comunicare”, ristampato nel 2003 dalla casa editrice Anicia di Roma.

La filosofa Ducci assegna alla filosofia dell’educazione l’arduo compito di tentare di penetrare il mistero dell’uomo e di decifrare l’enigma dell’alterità; il primo punto di partenza dell’analisi è la costatazione della necessità della relazione affinché l’individuo attui la propria umanità.

La relazione si rivela come fatto primitivo dell’esistenza, elemento necessario della quotidianità: “Nella sua poliedricità e armonica razionalità la relazione rimane l’enigma inquietante dell’esistente consapevole: lo penetra fino all’intensità più profonda, lo aliena, lo condiziona inesorabilmente, lo porta allo scacco e alla frustrazione, o lo libera dandogli di attingere il massimo di originalità e soggettività” (Essere e comunicare”, p.93).

L’espressione esclusiva della relazione umana è la parola, il nesso tra l’io e il tu, intesa come rivelazione dell’intera realtà dell’io nello sforzo di offrirsi al tu e nel sollecitarne lo svelamento: con la parola, con il linguaggio, infatti, il soggetto svela all’altro il proprio essere.

La Ducci continua affermando che, per attingere in pieno la concreta oggettività dell’io, è necessario il rapporto con l’altro, “si è uomo con gli uomini” (“Essere e comunicare”, p.117) e il problema del co-uomo, come lo definisce la filosofa, oscilla tra la relazione che condiziona l’essere e l’esistere e quella che, invece, rende effettivo il successivo attuarsi e qualificarsi di possibilità.

Tale statuto dialogico scandisce i modi e i tempi della relazione intersoggettiva che deve intendersi quale momento essenziale del divenire umano e “componente prima di un costante accrescimento di umanità e concretezza del soggetto” (“Essere e comunicare”, p.118), momento che ripropone quotidianamente il problema della realizzazione di sé, con una profondità e una compiutezza sempre maggiori.

Nello specifico, secondo la Ducci, la tecnica maieutica - ripresa da Socrate e da Kierkegaard - la cui finalità precipua è l’edificazione della persona, ha avviato il tema dell’irrepetibilità dell’altro, la cui realizzazione è prospettata come uno dei fini principali dell’impegno educativo.

Maieuta è colui che ha la profonda convinzione dell’emergere assoluto della persona, cui deve finalizzarsi ogni intervento e del suo diritto di non poter essere manipolato o strumentalizzato neppure per i più alti ideali; il maieuta si assume un impegno che non può essere né affidato al caso né a ragioni puramente burocratiche.

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Le Linee guida per l’orientamento scolastico

Certamente l’orientamento, come recitano le Linee guida, deve prefiggersi l’obiettivo di “rafforzare il raccordo tra il primo ciclo di istruzione e il secondo ciclo diistruzione e formazione, per una scelta consapevole e ponderata, che valorizzi le potenzialità e i talentidegli studenti, nonché di contribuire alla riduzione della dispersione scolastica e di favorire l’accesso alleopportunità formative dell’istruzione terziaria” poiché si tratta della piena della realizzazione della democrazia non solo formale, ma sul piano reale; ma, ancor prima, deve “facilitare la conoscenza di sé, del contesto formativo, occupazionale, sociale culturale edeconomico di riferimento, delle strategie messe in atto per relazionarsi ed interagire in tali realtà, al fine di favorire lamaturazione e lo sviluppo delle competenze necessarie per poter definire o ridefinire autonomamente obiettivi personali eprofessionali aderenti al contesto, elaborare o rielaborare un progetto di vita e sostenere le scelte relative”.

Secondo tale visione, l’opportunità offerta dal Decreto sull’orientamento (D.M. del 22 dicembre 2022, n. 328) non può essere sprecata o sminuita da iniziative episodiche o realizzate all’unico scopo di adempiere pedissequamente a prescrizioni normative: l’orientamento dev’essere la chiave di volta di interventi pedagogici strutturati e coordinati che realizzino quello che Edda Ducci definiva “l’uomo umano”, capace di instaurare il rapporto con sé e il rapporto con la realtà come i due bracci dell’equilibrio dell’io, in una dinamica integrale che mette al centro il valore assoluto della persona.

Rispetto e attenzione per l’educazione integrale del discente devono realizzarsi in sede collegiale in un progetto interdisciplinare, coerente e direzionato, che si espliciti non attraverso rigidi contenuti formali, vincolati alle difficoltà dei tempi scolastici, bensì attraverso una tensione dialogante che, attraverso la comunicazione, il dialogo tra tutor e allievo, si apra alla verità di quest’ultimo, in modo che egli possa riconoscere le dimensioni che lo costituiscono, vivere la propria interiorità, prendere progressivamente coscienza del proprio essere.

Capire la domanda dell’altro significa, secondo la filosofa, sintonizzarsi sui bisogni, sulla situazione e sul suo concreto esistere: penetrare “…nelle attese, negli scacchi, nelle angolature scelte per guardare la realtà” (“Essere e comunicare”, p.224) con una disponibilità esistenziale che vada ben oltre la mera esecuzione di un obbligo di legge.

Una sfida che sicuramente la Scuola, con la professionalità e la sensibilità dei suoi docenti, dovrà raccogliere e potrà - o vorrà - vincere.

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Laura Fraccalanza

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