Martedì 16 Luglio 2024

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  • 3/4/2024

Perfect Days: la narrazione del lavoro che mette al centro la dignità umana

In “Perfect days”, film del regista tedesco Wim Wenders, il protagonista Hirayama vive solo a Tokyo, parla poco e lavora come addetto alle pulizie delle toilette pubbliche. Il film racconta la vita di quest’uomo “invisibile”, una persona qualunque che fa un lavoro umile considerato degradante, senza però perdere la sua dignità e la sua umanità. A cura di Laura Fraccalanza, Orientatrice Asnor.

Komorebi, la luce che filtra tra gli alberi

Hirayama, protagonista del film “Perfect Days”, legge, cura le piante, ama la musica, la fotografia, e coltiva occasionali ma autentiche relazioni con gli altri. La sua intimità personale è scandita da una routine di azioni sempre uguali, apparentemente anonime, ma svolte con la serenità e con la straordinarietà del quotidiano.

Il Komorebi, termine giapponese il cui significato letterale è “la luce che filtra tra gli alberi”, stupisce ogni volta il protagonista del film. In questo senso, i giorni sono tutti perfetti - come canta Lou Reed nel brano che dà il titolo al film e che ne è colonna sonora - per chi sa alzare lo sguardo dalla toilette verso lo stormire degli alberi, per chi sa trasformare la soddisfazione personale in soddisfazione pubblica.

I giorni sono perfetti per chi sa mettere in luce l’unicità di ogni singolo istante della vita e delle piccole cose che donano a Hirayama un eccezionale equilibrio.

Sullo sfondo di una città caotica come Tokio, la pellicola si propone come un’opportunità unica per affrontare il tema dell’orientamento, in un modo alternativo rispetto a quanto è consuetudine.

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Il significato del lavoro in Perfect Days

Il film “Perfect Days”delinea una nuova antropologia del lavoro che supera quell’esagerata competitività che genera solamente prevaricazione e sviluppa una filosofia del lavoro in grado di rendere pensabile, in primis, il tema della dignità di ogni attività umana.

Oltre la competizione sul lavoro: una priorità in tema di orientamento

Rispondere alla domanda se il lavoro, oggi, possa essere un momento di liberazione delle energie creative di persone e di organizzazioni, è una priorità anche in tema di orientamento: per esempio, è necessario che gli studenti in formazione riacquistino lo status di persone, ovvero di soggetti che devono sia realizzarsi con il proprio lavoro sia condividere rapporti di solidarietà all’interno di una comunità.

Essi non possono essere solo egoisti competitori, forzati a percorrere percorsi di istruzione e lavorativi in base a cliché improntati alla mera ricerca del successo, e indifferenti rispetto alla propria personale realizzazione. Superare il monologo della gara a chi raggiungerà il gradino più alto e a chi guadagnerà maggiormente, senza demonizzare legittime aspirazioni a brillanti percorsi di carriera, è ormai unanecessità riconosciuta in campo orientativo, per la ricerca di un lavoro che lasci spazio sufficiente a ritrovare le proprie motivazioni, a livello personale e spirituale.

Il lavoro, dunque, non deve espletare unicamente la propria funzione economica e di prestigio sociale; il lavoro deve altresì garantire il benessere e la crescita delle persone, la loro umanizzazione e la soddisfazione dei loro bisogni.

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Conclusioni, al bene personale si unisce il bene collettivo

Come indica il film di Wenders, se la competizione si equilibra con la realizzazione di sé, si crea una “doppia logica” nel rapporto con la realtà sociale: al bene personale si unisce il bene collettivo, per cui ognuno, svolgendo responsabilmente il proprio lavoro, rende anche un servizio all’intera comunità.

Il messaggio provocatorio di Hirayama - nel film si intuisce la rottura con la sua famiglia probabilmente benestante -, è che il lavoro nobilita l’uomo, ma perché, nel suo caso, gli permette di esprimere appieno le sue priorità esistenziali.

Questo non accade sempre ovviamente, quindi compito dell’orientamento è proprio aiutare a capire se un determinato lavoro possa essere adatto alla persona orientata, soprattutto considerando la possibile soddisfazione personale e il benessere dell’individuo, e superando il giudizio sul valore che possono avere le singole mansioni da svolgere.

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Dott.ssa Laura Fraccalanza

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