- 919
- 3 minuti
- 23/2/2024
Le scelte non finiscono mai
Scegliere, decidere, orientarsi: un tempo il processo era codificato solo nello spazio intercorrente tra i vari ordini di scuola, tra la scuola e l’università, tra l’Università e un lavoro che durava per sempre. Oggi, nella turbolenza dei nostri percorsi ibridi e frastagliati, le decisioni da prendere si sono moltiplicate. A cura di Vito Verrastro, Direttore responsabile del Magazine l'Orientamento, Giornalista e Fondatore di Lavoradio.
Ventaglio apertissimo fin dalla scelta delle superiori – l’ultima novità è il Liceo del Made in Italy -, tra percorsi umanistici o tecnici che intanto si stanno ibridando; poi un gran quadrivio: Università, ITS, percorsi professionalizzanti o l’entrata nel mondo del lavoro, che però è alquanto precario; e in parallelo via alla formazione continua obbligatoria (corsi di tutti i tipi, libri, eventi), mentre ci accorgiamo che la laurea non basta e quindi occorre anche avere uno o più Master. Per poi cercare la via migliore per ricollocarci se qualcosa va storto, tra costo della vita che si alza, stipendi che rimangono più o meno uguali, crisi aziendali che si moltiplicano. Restare in Italia o partire?
Un gran caos al cui centro ci siamo noi, che nel frattempo siamo stati avvolti dalla “modernità liquida” indicata da Bauman alla fine del secolo scorso e ci sentiamo storditi dalla complessità e dall’incertezza che generano fragilità; ogni scelta diventa un rischio, un azzardo, una responsabilità che a volte paralizza e altre volte si trasforma in ansia, o addirittura panico. Perchè spesso non riusciamo a domare i meccanismi emotivi profondi che incidono in maniera determinante in oltre il 60% delle nostre decisioni, e allora chiediamo aiuto.
Ma a chi? Qualche mese fa il Monitor sul Lavoro (Community Research&Analysis per Federmeccanica) ha svelato che nelle scelte orientative dei giovani italiani sul percorso scolastico da intraprendere e nella scelta del proprio primo lavoro, uno su due si rivolge ancora alla mamma, con conseguenze facilmente immaginabili.
È tempo di assumere maggiore consapevolezza e di affidarsi, invece, a professionisti seri e preparati. Perchè il saper decidere, spesso in momenti di crisi, è una nuova competenza complessa che include capacità analitica (introspezione, analisi dei bisogni e dei valori personali, delle competenze, dello scenario), pensiero critico, problem solving, intelligenza emotiva e tanto altro. Un bagaglio troppo ingombrante per essere affidato a genitori nelle cui teste, probabilmente, persistono ancora i meccanismi ormai sbiaditi del secolo scorso. E fin troppo pesante per indossarlo da soli, ignorando i complessi meccanismi connessi al processo decisionale.
Decidere fa paura ed è una cosa seria, serissima. E poiché le scelte non finiscono mai occorre allenarsi, duramente; o contare su chi questo allenamento lo ha già fatto e può trasferire conoscenze, competenze, strumenti per rendere più leggero il viaggio della vita, perfino quando questo sembra scorrere in maniera lineare.