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- 15/11/2023
L'IA alla vigilia della feeling economy
L’intelligenza artificiale (IA) è ormai entrata di prepotenza nella nostra quotidianità. E noi umani? Nel processo di orientamento potremmo avere più risorse per concentrarci sulla costruzione di relazioni intrapersonali costruttive e di supporto, avendo di fronte uno scenario con due grandi novità. A cura di Vito Verrastro, Direttore responsabile del Magazine l'Orientamento, Giornalista e Fondatore di Lavoradio.
L’intelligenza artificiale (IA) è ormai entrata di prepotenza nella nostra quotidianità. Dal rilascio di Chatgpt, qualche mese fa, si sono moltiplicati siti e piattaforme che consentono di realizzare testi, immagini, video, trascrizioni, traduzioni, siti web e tanto altro in pochi minuti e con semplici “prompt” (comandi). Una vera rivoluzione – in Europa si parla di una nuova Internet, tanto potente sarà questo impatto -, i cui esiti sono tutti da immaginare, posizionandosi nello spazio esistente tra le reazioni più entusiastiche e quelle più catastrofistiche che si stanno generando in queste settimane.
Il tema, complesso e articolato, impatta inevitabilmente anche sul tema orientamento, chiamato a fare i conti con questa novità alla vigilia di quella che negli Stati Uniti hanno già battezzato come “feeling economy”, o economia dei sentimenti, che dovrebbe diventare dominante entro i prossimi venti anni. Cosa c’è dietro questa definizione? L’inizio di una nuova realtà in cui i compiti emozionali del lavoro diventeranno la responsabilità principale dell’essere umano, mentre il compito di pensare all’operatività in senso stretto sarà delegato all’intelligenza artificiale.
Quel che è certo è che le sfide nuove non potranno più essere affrontate esclusivamente utilizzando gli strumenti e gli approcci del passato; l’impatto delle tecnologie “regala” infatti modalità più rapide e personalizzate – pensiamo ad esempio alla raccolta, elaborazione e profilazione dei dati - fornendo un supporto personalizzato, scalabile, basato sui dati e in costante miglioramento. In più, l’alleato tecnologico garantisce al contempo la riduzione di potenziali pregiudizi basati su etnia, genere e orientamento sessuale, età, disabilità, religione e status economico. Infine, gli individui che soffrano di qualche forma di isolamento (ad esempio, geografico o sanitario) o che si trovino incastrati in vincoli di tempo (come a causa di gravose responsabilità assistenziali verso i parenti) potrebbero trarre vantaggio evitando spostamenti e fruendo di piattaforme “intelligenti” e disponibili, 24 ore su 24.
E noi umani? Nel processo di orientamento potremmo avere più risorse per concentrarci sulla costruzione di relazioni intrapersonali costruttive e di supporto, avendo di fronte uno scenario con due grandi novità: le grandi dimissioni - segnale di rottura dal passato e ricerca di un nuovo senso del lavoro - e l’ingresso della generazione Z, con il suo carico emotivo in direzione della diversità, dell’inclusione e dell’equità, ma anche caratterizzata da fragilità e del più alto tasso di ansia mai registrato prima.
L’orientamento umano, combinato con l’intelligenza artificiale, diventa dunque “e-guidance” e apre il fronte a maggiori – e si spera migliori – spazi per il tutoraggio, la motivazione e la consulenza, soprattutto in direzione dei più vulnerabili: quelli che, proprio per le conseguenze dell’iniziale impatto della tecnologia, rischiano di più.