Lunedì 11 Dicembre 2023

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Le differenze tra Rete formale e Rete informale nella ricerca del lavoro

Uno degli elementi chiave in ambito di orientamento e ricerca lavoro è la distinzione tra Rete formale e Rete informale, in un’ottica di ricerca passiva e ricerca attiva. Scopo di questo articolo è cercare di mettere un po’ di chiarezza su tale distinzione. A cura di Rovena Bronzi, Orientatrice Asnor.

Cos’è la Rete Formale

Per Rete Formale si intende l’insieme di tutti quei canali e strumenti per cercare lavoro, di regola considerati più tradizionali e più in linea con un tipo di ricerca considerata passiva.

Tra questi possiamo citare:

  • rispondere a offerte di lavoro, registrarsi a database, trasmettere candidature spontanee a enti specializzati nei servizi al lavoro e nella ricerca di personale (quali Centri per l’impiego, enti accreditati, agenzie interinali e di prestito del personale, ecc.) o ad aziende e società varie che impiegano personale e quindi possono avere posizioni vacanti, motori di ricerca specialistici, giornali con annunci di lavoro;
  • partecipare a concorsi, bandi pubblici;
  • distribuire CV o volantini e biglietti da visita;
  • fare il buon vecchio passaparola “se conosci qualcuno che cerca, dimmelo”;
  • partecipare a Career Day o Recruiting Day.

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Cos’è la Rete informale

Per Rete Informale si intende l’insieme di tutti quei canali e strumenti per cercare lavoro, di regola considerati meno tradizionali e quindi più in linea con le nuove esigenze e complessità del mercato del lavoro, oltre che con un tipo di ricerca considerata più attiva.

Tra questi possiamo citare:

  • l’utilizzo di social come Linkedin;
  • la partecipazione a eventi (quali presentazione di libri, conferenze, discussioni, ecc. ) organizzati da associazioni di settore; entrare a far parte di Community;
  • fare un passaparola più innovativo e di settore.

A mio avviso però, rafforzandosi sempre di più il pensiero che per trovare lavoro serve una ricerca attiva, con il tempo si è creata un po’ di confusione.

Basti pensare a nuovi paradigmi quali:

  • il CV è morto;
  • per trovare lavoro bisogna tassativamente essere su Linkedin;
  • i canali più formali e tradizionali sono ormai obsoleti;
  • rispondere ad offerte di lavoro o inviare CV non serve più poiché per trovare lavoro oggigiorno basta fare personal branding o conoscere trucchi e strategie per farsi trovare dagli HR.

Lungi da me il far passare di non essere d’accordo con queste affermazioni. O meglio sono d’accordo ma non per esempio sul fatto che il CV sia morto e che cercare lavoro in modo attivo significhi esclusivamente fare personal branding o adottare canali e strumenti di Rete Informale. In generale, infatti, non amo gli estremismi e sono sempre dell’idea che - come in tutte le cose - si debba sempre cercare un proprio equilibrio.

Ed equilibrio vuol dire per esempio arrivare a comprendere che non funziona per tutti davvero sempre e solo cosi e che a rendere una ricerca attiva o passiva non sono lo strumento, il canale o la rete utilizzata, bensì il modo in cui ci rapportiamo ad essi. Cercherò con degli esempi di aiutarvi a comprendere meglio cosa intendo.

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La ricerca del lavoro passiva

Una ricerca del lavoro è passiva quando per esempio un candidato:

  • si pone per primo in una posizione passiva, in cui si candida lasciando agli eventi e ad altri la libertà di decidere cosa ne sarà di lui;
  • quando il suo unico scopo è di far sapere che sta cercando lavoro;
  • manda CV come se non ci fosse un domani e poi va sulla cima di una montagna..a no, questa è un’altra storia.. comunque rimane il concetto che aspetta che passi il tempo, a seconda dei casi, incattivendosi o deprimendosi sempre di più’;
  • si limita ad aprire un profilo su Linkedin, a scrivere un post di ricerca lavoro o al massimo a scrivere in privato a un HR “cerco lavoro”.

In quest’ottica, quindi, possono diventare passivi persino Linkedin o il partecipare a eventi di settore, se ad essere passivo è in primis l'atteggiamento del candidato, che per esempio apre un profilo Linkedin e poi aspetta di essere magicamente trovato; partecipa a un evento distribuendo come noccioline CV agli invitati; si limita a fare sui social accorati appelli che sta cercando lavoro, a pubblicare il suo CV o a rispondere alle offerte di lavoro.

La ricerca del lavoro attiva

Una ricerca del lavoro è attiva quando un candidato:

  • prima ancora di dire che cerca lavoro, racconta, condivide, crea relazioni, si confronta;
  • racconta e dimostra chi è, cosa fa, quali competenze possiede, che cosa offre, che cosa cerca, qual è la sua motivazione, che problemi risolve e perché può essere un valore aggiunto per quella specifica azienda;
  • si interessa dell'altro e si chiede quali sono le sue aspettative, i suoi bisogni, la sua missione/visione/strategie/valori per poi creare allineamenti;
  • si rende autorevole, riconoscibile e riconosciuto attraverso post, commenti, articoli, interviste, partecipa attivamente ad eventi di settore per conoscere e farsi conoscere, aspetta con pazienza il momento e la modalità più’ giusti per offrire la sua auto-candidatura;
  • si informa.

In quest’ottica, quindi, possono diventare attivi persino l’inviare CV o il rispondere ad annunci di lavoro.

L’importante è che non siano gli unici strumenti di ricerca lavoro e che ad essere attivo in primis sia il candidato stesso che prima, durante e dopo una candidatura si attiva e si re-attiva laddove per esempio i risultati che sta avendo non sono quelli desiderati.

Conclusioni

È per questi motivi che ritengo sia doveroso, per chi fa il nostro lavoro, cercare di mettere un po’ di chiarezza e riportare al concetto di equilibrio tra Rete Formale o Informale, riportando il focus sul fatto che la differenza non è data dal canale o dallo strumento utilizzati ma dal modo in cui li utilizziamo e li facciamo entrare nella nostra ricerca.

Infine, per meglio illustrare il concetto di ricerca attiva, concludo con questo breve passaggio tratto dal libro "Manuale per orientatori - Metodi e scenari per l'empowerment personale e professionale" di Federico Batini:

"...Il nostro consiglio è di personalizzare la strategia, che va ritagliata sul tipo di professione, sulle risorse e sulla personalità di chi cerca.

In particolare la strategia deve essere:

  • diversificata, ossia utilizzare differenti tecniche contemporaneamente;
  • personalizzata, ossia adatta alla propria personalità e al proprio obiettivo;
  • qualitativa, ossia puntare alla qualità della ricerca invece che alla quantità;
  • responsabile”.

 

In questo articolo si parla di

Dott.ssa Rovena Bronzi

Dott.ssa Rovena Bronzi

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