Sabato 27 Luglio 2024

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  • 17/5/2023

Fare orientamento con limiti imposti dall'esterno, quali errori evitare

Il settore dell’orientamento sta crescendo, si sta sviluppando anche grazie a progetti che iniziano ad abbracciare nuove idee e ad affrontare questioni come le scelte professionali o scolastiche/formative in modo differente rispetto al passato. Mentre assistiamo a questa positiva ma lenta evoluzione, però, siamo consapevoli del fatto di non essere ancora giunti alla meta e di dover intanto fare i conti con la realtà, che presenta ancora numerosi limiti. A cura di Maria Grazia Sasso, Orientatrice Asnor.

Da qualche tempo si iniziano a percepire sia la volontà di coinvolgere le persone in percorsi di orientamento personalizzati che la disponibilità a riconoscere la rilevanza di aspetti come la consapevolezza di sé in termini di attitudini e competenze o la motivazione della persona. Se ci guardiamo bene intorno, possiamo notare un moltiplicarsi di eventi dedicati all’orientamento dei giovani o di percorsi per tutte le fasce d’età che prevedono bilancio delle competenze o approfondimenti sulla ricerca attiva di lavoro.

Mentre assistiamo a questa positiva ma lenta evoluzione, però, siamo consapevoli del fatto di non essere ancora giunti alla meta e di dover intanto fare i conti con la realtà, che presenta ancora numerosi limiti.

I progetti di orientamento esterni

Ad esempio, è frequente occuparsi di orientamento in contesti in cui non è possibile gestire a tutto tondo un progetto, dall’ideazione del percorso passando per l’erogazione fino al follow-up; al contrario è molto comune che un Orientatore sia coinvolto in progetti ideati da altri, in cui persone esterne hanno definito elementi come la durata nel tempo, il monte ore da dedicare ad ogni persona, le attività da svolgere, il target. Percorsi in cui spesso esistono anche vincoli normativi da conoscere e rispettare.

Si tratta, perciò, di situazioni che spesso non rispecchiano ciò che sarebbe ideale.

Lavorare stretti da questi limiti può richiedere a noi orientatori un grande impegno e qualche volta un vero e proprio sforzo attivo per mantenere alta la nostra motivazione, perché non sempre ciò che è stato progettato va a nozze con la realtà e trovarsi nell’impossibilità di rimodulare il progetto per renderlo più utile può portare molta frustrazione.

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Gli errori da evitare

Come in ogni circostanza, però, spetta a ciascuno di noi scegliere che approccio adottare ed è realmente questo l’elemento che trovo essenziale per svolgere attualmente la professione di orientatore con il massimo dell’efficacia. Perciò, in questi casi, è necessario sapere quali errori possono essere evitati e come superare i limiti imposti.

Non comprendere cosa sia un limite

Cos’è un limite? Una costrizione invalicabile che andrà a vanificare un risultato oppure il perimetro entro cui cercare il modo migliore possibile per fare la differenza per qualcuno? Un ostacolo davanti al quale arrendersi oppure uno stimolo a cercare una nuova soluzione?

E se fosse anche un modo per far emergere e coltivare quelle soft skills che spesso ci troviamo a ricercare nella storia degli altri?

Sottovalutare le proprie soft skills

Mentre il cambiamento cammina lento, dobbiamo considerare che noi orientatori abbiamo oggi molte più possibilità di qualche anno fa di farne parte, tuttavia è fondamentale lavorare attingendo non solo alle nostre conoscenze teoriche e competenze tecniche, ma anche a quel bagaglio di qualità trasversali come la creatività nel risolvere problemi e la capacità di adottare nuovi e inediti punti di vista.

Conclusioni

Il bisogno di orientamento è tanto, a volte viene espresso apertamente già in partenza dalle persone che accogliamo, altre volte riconosciuto nel mentre del percorso. La consapevolezza di questo bisogno, il sapere che altri potrebbero beneficiare del nostro lavoro, deve essere la spinta a rimboccarci le maniche anche in contesti imperfetti, trovando il modo di essere utili proprio dentro questa cornice che ci stringe, nel frattempo che la cultura di un vero orientamento si faccia definitivamente spazio.

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Dott.ssa Maria Grazia Sasso

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