Sabato 5 Ottobre 2024

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  • 6/2/2023

Un progetto per giovani "NEET", tra Orientamento e Counseling

I processi di Orientamento possono trovare un valido supporto negli strumenti propri dell’intervento di Counseling dato che, in entrambi i casi, l’obiettivo primario è quello di permettere alla persona che si avvale della collaborazione del consulente di assumersi la responsabilità delle azioni che compie. In questo articolo, racconterò della mia esperienza con un gruppo di giovani “NEET”, che ho accompagnato in un progetto di tirocinio. A cura di Elisa Minozzi, Orientatrice Asnor.

Chi sono i NEET

Il termine NEET (Not in Education, Employment or Training) va ad individuare quella parte di giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono né occupati, né inseriti in un percorso di istruzione o di formazione. Nel 2022, il dato fornito dall’Istat, relativo alla quota di popolazione interessata in Italia, è pari a 2 milioni e 100 mila e nel futuro il dato è, purtroppo, destinato a crescere, tendendo a raggiungere i 3 milioni.

Cosa fanno il Counselor e l’Orientatore

La definizione di Counseling recita: “Il counseling professionale è un'attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita della persona, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione. Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento”.  

La definizione di Orientatore, così come riportata nel sito della nostra Associazione Asnor, indica questa figura come: colui che può sostenere la persona nelle fasi di transizione, in particolare quando si trova di fronte alla necessità di maturare decisioni importanti per l'istruzione, la formazione e le scelte di carriera e professionali.

Il perché è quindi spiegato dalle peculiarità stesse delle due professioni, che intersecandosi  possono beneficiare l’una degli strumenti dell’altra. È importante ricordare che, nel caso in cui emergessero, durante i colloqui, delle difficoltà che vanno oltre le proprie competenze, si deve accompagnare la persona verso un sostegno medico, facendo rete con psicologi e psicoterapeuti, così da fornire alla persona un supporto a 360°.

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Un percorso rivolto ai NEET

La scorsa estate ho avuto l’opportunità di collaborare con i Servizi Sociali dell’Unione dei Comuni del Conselvano, e precisamente con i Comuni di Conselve e Terrassa Padovana, due  cittadine situate nella provincia di Padova.

La cooperazione è nata dall’unione della mia esigenza di attuare un tirocinio curricolare per conseguire il titolo di Counselor Olistico, e dalla volontà dei Servizi Sociali di dar vita ad un progetto per quei giovani che non sentono di avere uno spazio nel quale potersi esprimersi. Abbiamo realizzato così un percorso rivolto ad un gruppo di beneficiari scelti tra i “NEET”, conosciuti ai Servizi, e che ha avuto come obiettivo primario quello di poterli accompagnare nella ricerca attiva del lavoro.

Come è nato il progetto

Nella fase di sviluppo del progetto, mi sono posta la seguente domanda:

“Quale potrebbe essere il modo più efficace per sostenere questi ragazzi, affinché siano poi in grado di procedere, responsabilmente, sul proprio percorso personale?”

Ho pensato che uno tra i modi più efficaci per creare uno spazio accogliente fosse quello di predisporre un ambiente “aperto” al dialogo, e che posasse sulla solida base dell’ascolto attivo. Sapevo di poter contare sulla mia esperienza professionale, ma avrei messo a disposizione di questi ragazzi nuovi strumenti, e tutta una serie di competenze rinnovate durante il recente percorso di Counseling.
Provavo emozione nel poter stare al loro fianco, ma senza sostituirmi, e questo sicuramente è un “must” che un Consulente nell’orientamento, così come un Counselor, deve sempre tenere a mente.

Quandoho incontrato nuovamente i Servizi Sociali, ho spiegato la mia proposta e insieme abbiamo sentito che era la direzione giusta da percorrere. 
Gli obiettivi erano quelli di rendere i giovani NEET capaci di:

  • predisporsi all’ascolto dei propri bisogni e desideri;
  • produrre un curriculum vitae adeguato alle proprie capacità, che evidenziasse i talenti, le qualità e le competenze reali;
  • indicare la strada per strutturare una ricerca attiva del lavoro, fatta di sviluppo del progetto personale e di follow up;
  • saper realizzare ed esporre un’efficace “presentazione di sé”.

I risultati del progetto

La proposta offerta ai ragazzi è piaciuta così tanto che ognuno di loro si è messo in gioco, sentendosi ascoltato e accolto; sono riusciti tutti ad elaborare un curriculum vitae fedele alle esperienze conseguite fino a quel momento, ad imparare ad ascoltarsi e a muoversi nella direzione delle competenze che li rispecchiavano, senza seguire un modello preconfezionato.

All’inizio impacciati e insicuri di fronte alla produzione di una lettera di presentazione o alla produzione dello scheletro portante della “presentazione di sé”, sono giunti poi a sentirsi sicuri nell’invio di una candidatura, ma anche a sapersi fermare, se la proposta ricevuta non li convinceva.
Si sono mossi con responsabilità e hanno effettuato le opportune valutazioni; disponendo così di nuovi strumenti hanno potuto continuare il loro percorso da soli.

In qualche caso, è stato espresso un profondo disagio che ha fatto emergere un quadro fino a quel momento non noto ai Servizi Sociali. Quest’ultimi hanno avuto quindi la possibilità di attivare le procedure volte a portare l’aiuto e il sostegno necessario, attivando la rete di professionisti dell’aiuto.

Il progetto inoltre ha portato, all’attenzione delle Amministrazioni Comunali, la necessità di investire in servizi e iniziative rivolte ai giovani adulti, che si trovano disorientati e che sentono il bisogno di avere un posto per loro, uno spazio, per manifestarsi.

Conclusioni

La recente esperienza mi ha fatto comprendere come sia davvero fondamentale fornire uno spazio di apertura, di presenza, dove poter manifestare liberamente dubbi, desideri, capacità e sogni. Quello spazio è stato creato ed è riuscito a far sentire i ragazzi a proprio agio. E già, perché dobbiamo ricordare che molti ragazzi, e non solo tra i “NEET”, hanno vissuto la pandemia.

I due anni appena conclusi saranno ricordati anche per aver acuito la lontananza, l’incertezza, la paura. Ora sta a noi, in qualità di adulti, di professionisti, di insegnanti, di responsabili delle Amministrazioni del Territorio, trovare quelle risorse che ci permettano di accorciare le distanze con i giovani, perché loro sono il futuro.

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In questo articolo si parla di

Elisa Minozzi

Elisa Minozzi

Orientatrice Asnor

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