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- 14/12/2022
Colloquio di orientamento: che cos'è e come condurlo
Comprendere quali siano i nostri bisogni professionali, e come affrontare con flessibilità un mercato del lavoro sempre più competitivo definendo il proprio progetto professionale, è un percorso che richiede un grande investimento emotivo di consapevolezza e di pianificazione, oltre che di conoscenza delle professioni a cui attenzionarsi, per far convergere ciò che è dentro di noi con le opportunità professionali esistenti. A cura di Elisa Severa, Orientatrice Asnor.
Essere congruenti tra il nostro pensiero e agìto, avere consapevolezza di desideri, attitudini e preferenze professionali, al termine di un percorso formativo, o nel momento in cui ci immergiamo nella ricerca attiva di una nuova occupazione professionale, sono momenti che possono essere accompagnati da dubbi, momenti di blocco e disorganizzazione.
Ecco qui l’importanza di essere affiancati, sostenuti e non sostituiti da un professionista dell’orientamento, un facilitatore che attraverso il colloquio di orientamento agevola la comprensione e messa a fuoco di abilità e competenze dell’orientato, rilevando quali sono le figure e le relative caratteristiche che occorre possedere e sviluppare per creare in maniera autonoma la propria affermazione professionale.
Cos’è un colloquio di orientamento
Nel colloquio di orientamento non vi sono azioni direttive: l’orientatore, con empatia e ascolto attivo, non consiglia e non interpreta ma resta imparziale su quanto emergerà nel racconto, nell’esplorazione e nella decisione finale del suo interlocutore.
Il colloquio di orientamento è utile per tutti coloro che vivono un particolare momento di transizione, per poter individuare e sostenere in autonomia una decisione che sia in linea alle proprie ambizioni ed esigenze. Se ne rileva che il colloquio di orientamento si prefigge uno scopo, quello di giungere ad una scelta consapevole tra ciò che pensa, sente e agisce l’orientato.
Il colloquio di orientamento può essere strutturato in tre fasi:
1) La prima fase è quella dell’accoglienza: l’utente parla di sé, della situazione in cui si trova e di come la sta vivendo, di quali siano i suoi bisogni. Questo per consentire all’Orientatore di realizzare un percorso personalizzato e, citando il celebre psicologo e psicoterapeuta statunitense Carl Ransom Rogers, “centrato sulla persona”, sulle sue esigenze e valori.
Ciò chiaramente presuppone l’instaurazione e lo sviluppo di una relazione basata sulla fiducia, insieme all'assenza di giudizio e di interpretazione personale da parte dell’Orientatore.
2) La seconda fase è quella della raccolta delle informazioni, che va più a fondo sulle competenze e su quelle che si intende sviluppare, sulle caratteristiche e attitudini, definendo dunque un obiettivo concreto, perseguibile, individuando le azioni formative – operative eventuali da intraprendere e il settore a cui rivolgersi per affermarsi come persone realizzate e motivate.
3) La terza fase è quella dell’attivazione della scelta, attraverso la realizzazione del progetto formativo-professionale che sia in linea con il proprio profilo. Scegliere significa assumersi la responsabilità della propria esistenza, è un potere che non possiamo delegare agli altri.
Come condurre un colloquio di orientamento
Nel processo del colloquio di orientamento, l’Orientatore può sostenere l’utente nella redazione di un cv in linea con il suo obiettivo professionale, nella stesura della lettera di presentazione e nella simulazione dei colloqui di selezione.
Riguardo al setting di riferimento, il colloquio può avvenire in un Centro di Orientamento, o comunque in un contesto in cui l’utente si senta protetto e libero di potersi esprimere, per coltivare la sua personale evoluzione in un'ottica di crescita personale e professionale. Fondamentale è che l’Orientatore possa, attraverso l’uso delle domande aperte - quelle che non bloccano la comunicazione -, far maturare all’orientato il binomio consapevolezza – autodeterminazione, senza influenzarne la risposta.
L’abilità ed il compito dell’Orientatore non è quello di fornire una soluzione ma di facilitare attraverso la domanda un incontro con il mondo interiore dell’orientato, lasciando uno spazio temporale sufficiente, per contattare quei pensieri ed emozioni limitanti che bloccano l’azione.
Fondamentale sarà la capacità di riformulazione dell’Orientatore per proseguire con la scoperta e attuazione di quei cambiamenti che possiamo produrre dentro e fuori di noi, dimostrando accoglienza anche attraverso la comunicazione non verbale, e piena fiducia nell’orientato, nelle sue capacità.