Sabato 27 Luglio 2024

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  • 9/3/2023

La trappola della perfezione nella ricerca del lavoro

La psicologia identifica il perfezionismo come “la tendenza a chiedere a sé stessi o agli altri delle prestazioni al massimo delle proprie o delle altrui possibilità”. Cosa fare quando la ricerca della perfezione ostacola la ricerca del lavoro. A cura di Maria Luisa Aniello, Orientatrice Asnor.

Cosa fare se il lavoro perfetto non esiste

L’insoddisfazione e lo sforzo continuo sono caratteristiche di chi cerca invano di raggiungere la perfezione. A livello professionale, lavorare in maniera virtuosa, puntando al raggiungimento di risultati ottimali per l’azienda, è senz’altro importante. Certamente, se si è attenti ai dettagli ed amanti dell’ordine, si può trovare il lavoro ideale in un’azienda organizzata, che non ammette disordine, ambiguità o incertezza. 
Sicuramente una carriera in mansioni amministrative, di programmazione o di controllo, in cui l’ordine e l’accuratezza sono competenze necessarie, potrebbero essere la soluzione.
Eppure, preoccuparsi solo dei risultati senza guardare ai processi, può essere deleterio. 
Ma è davvero possibile non ammettere l’incertezza? 
Anche se volessimo compilare un documento perfetto, senza alcun errore, probabilmente passeremmo molto tempo a lavorare sui particolari, perdendo di vista la visione d’insieme, una scadenza o accumulando molto stress. Oppure, se investissimo anni nella ricerca del lavoro perfetto, vivremmo nella frustrazione che nulla va bene per noi, perché il lavoro perfetto non esiste. Esiste quello in cui ci sentiamo valorizzati, che incontra le nostre competenze, che ci rende felici, ma che ovviamente prevede delle sbavature.

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Orientamento: individuare un obiettivo professionale concreto

Nei percorsi di orientamento e career counseling con i miei clienti, capita spesso di toccare il tema della perfezione e dell’incertezza. Uno dei momenti a cui dedico maggior attenzione negli incontri è quello dell’individuazione dell’obiettivo professionale da raggiungere. È necessario, per me come orientatrice, guidare la persona nel focalizzare degli obiettivi realistici e raggiungibili, senza che per raggiungerli sia necessario il sacrificio della vita personale o della salute dei miei clienti.
Lavorare su un obiettivo irrealistico, invece, non farà altro che aumentare la frustrazione, e la persona perderà man mano la motivazione e la determinazione nel raggiungerlo.
Quando lavoro con la persona che vuole cambiare lavoro e si presenta con la frase “Voglio trovare un lavoro perfetto!”, ci scopriamo, pochi incontri dopo, a fare insieme una grande risata, finendo con il parlare della differenza tra “cercare di fare del proprio meglio” “cercare di essere perfetti”.

In questo caso, è utile accompagnare la persona a comprendere: 

  • Cosa intende per “lavoro perfetto
  • Qual è l’idea di “lavoro perfetto” che cerca

E una domanda “sciogli nodi” può essere “Se ti permettessi l’imperfezione, cosa succederebbe?”
Da questo punto in poi, solitamente, si può iniziare a stabilire un obiettivo professionale concreto, realistico e realizzabile.

Orientamento: sopportare l’incertezza

Il bisogno di certezze assolute su quale lavoro sia meglio per noi o come comportarsi come professionista, non trova risposte serie né potrà mai averne. Perché l’incertezza è l’unica certezza, imparare a conviverci e a navigarla è la chiave. L’incertezza e l’imperfezione hanno il potere di tenerci svegli, di mettere in moto la nostra fantasia, caratteristiche utili anche quando si sta cercando lavoro.
Sopportare l’incertezza, il fatto che niente potrà sempre essere sotto controllo, diventa un utile cambio di prospettiva. E tollerare la difficoltà di fare le cose in maniera imperfetta, può essere l’inizio di un progetto di miglioramento e cambiamento di se stessi.
L’imperfezione ha un valore, ci permette di considerare le eccezioni, di ammettere gli errori e tener conto degli imprevisti. 
Gli errori, anche nella ricerca del lavoro, sono parte del processo, senza commetterli non potremmo capire come rispondere in maniera efficace ad un colloquio, ad esempio, o come far fronte alle difficoltà future e come comprendere cosa va bene per noi e cosa invece no.

La perfezione, invece, è uno scudo che ci allontana da ciò che pensiamo di non riuscire a realizzare.
La ricerca della perfezione è dunque una trappola, ci inchioda e ci spinge a chiedere sempre più da noi stessi. Ma cosa dice di noi? Avete mai provato ad ascoltarla?

Proviamo a chiederci: 

  • “Cosa succede se commetto proprio quell’errore?”
  • “Quale imperfezione posso accettare intorno a me?”

“Io prendo delle decisioni. Forse non sono perfette, ma è meglio prendere decisioni imperfette che essere alla continua ricerca di decisioni perfette che non si troveranno mai.” C. De Gaulle 

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