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- 5/4/2023
Cosa sono il Coaching e l'Orientamento, significato e aspetti comuni
Sempre più spesso sentiamo parlare di Coaching e, ancor di più di Orientamento. Entrambi partono da un presupposto comune: ciascun individuo possiede tutte le potenzialità per poter “sbocciare” e realizzare al meglio il proprio progetto di vita. A a cura di Samanta Mancini, Orientatrice Asnor e Life Coach.
Coaching e Orientamento, di cosa parliamo
Sempre più spesso sentiamo parlare di Coaching e, ancor di più di Orientamento.
Sebbene, apparentemente, sembrino argomenti del tutto slegati, entrambi partono da un presupposto comune: ciascun individuo possiede tutte le potenzialità per poter “sbocciare” e realizzare al meglio il proprio progetto di vita. In che modo?
Quante volte il nostro self talking ha “manomesso” la torre di controllo della nostra mente? Quante volte abbiamo sentito i nostri pensieri ripeterci frasi del tipo “non ce la farai mai” o “non sei abbastanza brava” o ancora “non ce la posso fare”?
Capita molto più spesso di quanto si possa immaginare cadere in questa trappola, perché se non impareremo ad allenare la nostra mente, sarà essa al timone della nostra esistenza e, a lungo andare, ci convinceremo davvero che non saremo mai abbastanza e che non ce la faremo mai a realizzare un progetto.
Come, dunque, istruire la nostra mente?
Il Coaching è un potentissimo strumento che ci consente, tra le tante cose, di avere maggiore autoconsapevolezza. L’allenatore della squadra di tennis della Harvard University, Timothy W. Gallwey, pioniere nel mondo del Coaching, ha sviluppato una semplice equazione, pubblicata ed analizzata nel suo “The inner game” (“Il gioco interiore del Tennis”), pubblicato nel 1972:
P=p-i
Egli insegna che in ciascuno di noi vivono due Sé:
- il Sé 1 non esiste concretamente ma racchiude tutte le nostre convinzioni limitanti;
- il Sé 2, invece, è reale, perché è l’essere umano con tutte le sue potenzialità latenti e la sua capacità di metterle a frutto per raggiungere gli obiettivi.
Quindi il Sé 1 è la parte che dubita, critica ed alimenta le tensioni, il Sé 2, invece, riesce a gestire molte più informazioni, ma raramente viene lasciato lavorare come dovrebbe perché influenzato dal primo.
Questo significa che maggiore sarà la nostra capacità di “mettere a tacere” il Sé 1 e maggiori saranno le possibilità che riusciremo a raggiungere i nostri obiettivi. Ecco, allora, che il Coaching prende forma.
Coaching, significato
Il termine stesso “coach”, che significa “carrozza”, sta ad indicare un mezzo di trasporto che conduce una persona, coachee, da una stazione di partenza, stato presente (la situazione che non ci piace), ad una di arrivo, stato desiderato (l’obiettivo che si desidera raggiungere), attraversando una serie di stazioni intermedie (micro-obiettivi) e con il contributo dell’accompagnatore, il Coach.
Come lavora il Coach, cosa fa
Le domande. Strumento principale del Coach sono le domande. Non è un caso, infatti, che quando si parla di Coaching si fa riferimento al primo grande coach della storia, Socrate. Egli attraverso la Maieutica non offriva indicazioni ai suoi allievi, quanto piuttosto, attraverso l’uso delle domande, apriva il dubbio e stimolava la loro riflessione affinché essi stessi trovassero le risposte.
Le domande portano ad una riflessione profonda da parte del Coachee che, attraverso un percorso ed acquistando maggiore consapevolezza, non solo riesce a raggiungere i propri obiettivi ma li raggiunge appunto, andando a lavorare inconsciamente sul dialogo interiore e sui pensieri depotenzianti.
Egli fa conoscenza con il vero Sé e tutte le potenzialità che serba in seno, ma di cui spesso non si accorge.
Perché allora ci risulta più facile pensar “male” di noi piuttosto che “bene”? O meglio, dove e come si formano le nostre convinzioni limitanti?
La piramide dei livelli logici di Robert Dilts
Allievo dell’antropologo Gregory Bateson, Robert Dilts, studioso, trainer e consulente in PNL (Programmazione Neuro Linguistica), rielaborò la “Piramide dei livelli logici” del primo ed in un’ottica di PNL.
Trattasi di una gerarchia all’interno della quale ogni livello organizza le informazioni del livello immediatamente inferiore.
I sei livelli, che partono dall’AMBIENTE, sviluppano comportamenti, capacità, convinzioni, valori ed identità, fino a giungere al “chi voglio essere”.
Basterebbe dunque osservare i livelli per comprendere la domanda di cui sopra.
“Le fondamenta di tutto quello che abbiamo e chi siamo si trovano nell’ambiente fisico”, sosteneva Dilts.
L’Orientamento e la figura professionale dell’Orientatore
Quasi sempre l’Orientamento riconduce all’idea di quale scuola frequentare al termine della secondaria di primo grado o che università scegliere al termine di quella di secondo grado. Ma se è vero che Orientamento significa sostenere la persona nelle scelte e nell’acquisizione di maggiore consapevolezza di se, risulta evidente che non può essere considerato solo in alcuni momenti circoscritti della vita di uno studente.
L’Orientatore, in realtà, quale “potenziatore di sviluppo” ha il compito di “accompagnare”, così come farebbe un coach, ogni allievo alla conoscenza di sé stesso affinché possa comprendere non solo chi è e cosa desidera, ma anche e soprattutto cosa gli serve per trovare le risposte alle sue domande, e questo sin dalla scuola dell’infanzia.
Proprio alla stregua di un Coach, l’Orientatore ha a disposizione le domande come strumento per stimolare la riflessione, il problem solving, il pensiero critico, e le altre soft skills indispensabili nella vita.
Ma l’ambiente non è solo la scuola, perché è ancor prima la casa; quel luogo fisico in cui ciascun essere umano inizia a formarsi imitando e apprendendo dalle figure genitoriali.
Ed è per tale ragione che il genitore, quale primo educatore, ha il dovere di informarsi e formarsi per comprendere in che modo stare accanto al proprio figlio durante la stesura del suo progetto di vita, attraverso una sana e consapevole attività educativa.