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- 12/6/2020
La Nuova Scuola dell'EducAzione, dalla Rete "Alto Potenziale" nasce il progetto "Talenti fuor d'acqua"
Quando un alunno può essere ritenuto un talento e non fonte di potenziale disturbo? Cosa vuol dire essere un’ eccellenza in ambito scolastico? Sono alcune delle domande alle quali la Rete “Alto potenziale”, fondata dall’associazione di promozione sociale “Città dei Bimbi” e dalle giornaliste Claudia Cichetti ed Elisa Forte, sta cercando di rispondere per supportare al meglio e valorizzare i 'gifted children', i bambini plusdotati. L’idea è quella di sensibilizzare, prima di tutto, le categorie interessate attivamente al tema del talento (docenti, formatori, orientatori, famiglie) al fine di riconoscere le capacità eccezionali del bambino per poi aiutarlo durante il percorso di crescita. Dal lavoro della Rete “Alto Potenziale” nasce il progetto “Talenti fuor d’acqua”, volto proprio a sensibilizzare le categorie interessate al tema del talento in ambito scolastico e a valorizzarlo in una didattica inclusiva e innovativa che riconosca tutti i talenti e ne faccia fiorire le potenzialità. Alla base del progetto la convinzione che i talenti individuali possono essere un capitale enorme sul quale investire per un futuro diverso.
Per approfondire il tema, venerdì 5 giugno, dalle 10 alle 19, si è tenuta una diretta facebook sul profilo cittatalenti.it e sul canale youtube “Talenti Fuor d’Acqua”, in cui esperti del settore si sono confrontati per sciogliere i dubbi su come valorizzare i talenti individuali, ritenuti risorse per la collettività. L’evento mira alla creazione di una nuova scuola dell’EducAzione, dove i verbi “agire” ed “educare” si trovano sullo stesso piano e all’interno di un sistema scolastico aperto a tutti e a tutte.
Imparare a riconoscere i bambini plusdotati è il primo passo di una strategia di ascolto e osservazione che può e deve partire dalla scuola. Spesso, però, bambini con un alto potenziale cognitivo vengono emarginati ed esclusi dalla società e la scuola non sempre è in grado di riconoscerli. Da qui l’importanza di preparare gli insegnanti a individuare le caratteristiche di questi bambini attraverso un lavoro di formazione.
«Prima di tutto, bisogna fare informazione», ha affermato Annie Pontrandolfo, presidente di Asnor « E’ importante che tutti gli attori coinvolti nella formazione del ragazzo siano a conoscenza della tematica in maniera approfondita sin dal principio. Da tanti anni noi di Asnor ci occupiamo di orientamento con un’attenzione particolare al mondo della scuola. Abbiamo imparato che l’orientamento è un percorso che deve coinvolgere l’alunno sia dai primi anni di scuola, perché gli offre la possibilità di conoscersi e offre la possibilità ai docenti di conoscere gli studenti e adattare così la didattica alle loro peculiarità. Crediamo sia importante focalizzare l’attenzione sul potenziale: tutte le persone hanno dei talenti, ed è giusto che la scuola li riconosca e li valorizzi. Ogni persona è una risorsa».
Dal confronto tra specialisti, è emerso che se i professori, e ancor prima i maestri, non hanno gli strumenti per riconoscere questi bambini, può accadere che i bambini “gifted” vengano fraintesi o rimandati ad un livello medico da cui escono con diagnosi sbagliate di disturbo dell’attenzione.
«Bisogna investire sulla formazione del docente» ha continuato Pontrandolfo « Per questo stiamo realizzando dei percorsi dedicati al tema. Molto spesso l’attenzione è rivolta agli ultimi anni della scuola secondaria superiore, ma noi riteniamo che bisognerebbe iniziare dalla scuola primaria proprio per accompagnarli durante tutto il percorso».
Mentre in molti paesi europei il tema dei bambini plusdotati è trattato, in Italia c’è ancora poca conoscenza in materia. È un mondo poco conosciuto, fatto di perdita di autostima, abbandono scolastico e isolamento sociale. Tra un bambino brillante e uno plusdotato ci sono alcune differenze, difficili però da riconoscere, anche agli occhi più esperti. Secondo le ultime stime disponibili, i bambini plusdotati, con un quoziente d’intelligenza superiore a 130, rappresentano il 2% della popolazione scolastica. Se però si considerano anche i bambini ad alto potenziale cognitivo, con un quoziente tra 120 e 129, si arriva a circa l’8%. Numeri - e storie di vita - tutt’altro che trascurabili.