Lunedì 22 Dicembre 2025

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  • 22/12/2025

Oltre l'Algoritmo: perché l'Orientatore resta la bussola nell'era dell'IA

L'Intelligenza Artificiale ha rivoluzionato, rivoluziona e rivoluzionerà il panorama della “Gestione delle Risorse Umane” per tutti gli operatori che vi operano. A cura di Bianca Bezzi e Luca Colautti, Orientatori Asnor.

Algoritmi sempre più sofisticati analizzano curriculum, mappano competenze, predicono performance e persino suggeriscono percorsi di carriera. Infatti, piattaforme come Skills Intelligence o LinkedIn Talent Insights sono diventate strumenti potenti, capaci di elaborare quantità immense di dati e fornire indicazioni preziose alle aziende.

Tuttavia, in questa corsa all'efficienza e alla data-driven decision, emerge un rischio significativo: affidarsi a dati "freddi", a “pacchetti confezionati” che ci indicano la (presunta) strada piùsemplice, omettendo il fondamentale filtro della comprensione umana.

È qui che anche il ruolo dell'Orientatore professionale si contraddistingue e dovrà affermarsi, più che mai, in modo cruciale.

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IA e Risorse Umane: efficienza, dati e nuove opportunità

I vantaggi dell'IA applicata alle risorse umane sono innegabili. L’approccio della skills intelligence che si basa sull’analisi dei dati e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per identificare, misurare, comprendere le competenze professionali - sia a livello aziendale che mediante un’analisi di un dato panorama del mercato del lavoro-, e l’approccio dello strumento analitico di LinkedIn Talent Insights, che fornisce dati in tempo reale sul mercato del lavoro a livello globale, aiutano le aziende a prendere decisioni strategiche in relazione ad assunzioni, gestione dei talenti per una migliore pianificazione della forza lavoro.

Questi approcci data-driven preparano il terreno per una comprensione ancora più approfondita del potenziale umano; infatti, l'IA supporta anche lo skill mapping e gli assessment comportamentali, offrendo un quadro ancora più completo delle capacità e competenze individuali e di team.

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Skill mapping

Pensiamo allo skill mapping automatico (o mappatura automatica delle competenze): è un processo che utilizza l'Intelligenza Artificiale e l'apprendimento automatico per identificare, categorizzare e visualizzare le competenze possedute dai dipendenti di un'organizzazione (o presenti nel mercato del lavoro) in modo rapido ed efficiente, senza richiedere un intervento manuale intensivo. Nello specifico, lo skill mapping automatico utilizza l'AI (specialmente il NLP - Natural Language Processing) per:

  • analizzare dati quali CV, descrizioni ruoli, ecc. identificando ed estraendo competenze da essi;
  • organizzarle in un sistema standardizzato;
  • collegarle ai dipendenti con livelli di proficiency;
  • visualizzare il tutto in dashboard per una chiara panoramica delle competenze aziendali.

È una pratica automatizzata di un processo che altrimenti sarebbe molto lungo, costoso, fornendo una visione dinamica e sempre aggiornata del panorama delle competenze.

Infine, un ulteriore vantaggio dell’Intelligenza Artificiale applicata al coaching, integrato o meno nei percorsi di orientamento professionale, è la sua capacità di analizzare rapidamente dati complessi – come trend di settore, contesti, organizzazioni e competenze emergenti. Questo permette al coach di avere una visione più chiara e aggiornata dell'ambito nel quale opera la persona (coachee), facilitando l’elaborazione di domande più mirate e potenti, in grado di stimolare riflessioni profonde e favorire scelte più consapevoli.

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Assessment: cosa può (e non può) fare l’Intelligenza Artificiale

Gli assessment comportamentali sono strumenti di valutazione predittivi che analizzano soft skill, tratti della personalità e tendenze individuali per comprendere come una persona si adatta a un ambiente lavorativo.

Sono fondamentali per aiutare le aziende a selezionare i talenti più in linea con la propria cultura aziendale. L’AI può migliorare significativamente questi assessment, rendendoli più performanti grazie all'analisi avanzata dei dati.

L'IA contribuisce a:

  • oggettività e riduzione dei bias: automatizzando parte del processo, l'AI può mitigare i pregiudizi inconsci umani, garantendo valutazioni più eque e basate sui dati;
  • efficienza e scalabilità: permette di gestire un maggior volume di valutazioni in tempi ridotti;
  • predittività: offre insight più precisi sui potenziali comportamenti futuri.

Nonostante l'innegabile supporto dell'AI nel rendere gli strumenti per la gestione del talento più potenti e precisi, è importante essere consapevoli delle implicazioni etiche e garantire costantemente la validità e l'equità dei risultati.

Il "rovescio della medaglia" è che i dati, per quanto accurati, non possono catturare completamente le sfumature emotive, le motivazioni profonde, le aspirazioni non espresse e il potenziale latente di un individuo. Un algoritmo non può interpretare un sogno o percepire la passione che spesso guida una carriera di successo. Questo sottolinea l'importanza di bilanciare l'efficienza data-driven con una comprensione più olistica e umana del candidato.

L’intelligenza emotiva: il tratto distintivo dell’essere umano

Ed è proprio qui che emerge l'insostituibile importanza dell'orientatore professionale e del fattore umano, elementi chiave per interpretare e guidare le aspirazioni che i dati da soli non possono cogliere. L’orientatore professionale si rivela insostituibile: le sue competenze chiave vanno ben oltre la semplice interpretazione di un report generato dall'AI.

Sebbene l’intelligenza artificiale stia rapidamente conquistando terreno nell'analisi dei dati e nell'automazione, è l'intelligenza emotiva, quella che può essere soltanto umana – con le sue capacità di empatia, comprensione delle sfumature di pensiero e di emozioni, creatività e gestione delle relazioni complesse – a rimanere il tratto distintivo e insostituibile dell'essere umano.

Leggi anche Intelligenza Emotiva, cos'è

Il valore relazionale dell’orientamento: empatia, fiducia e pensiero critico

Con ascolto attivo si intende la capacità di cogliere non solo ciò che viene detto, ma anche ciò che è implicito, le paure e le aspettative, le incertezze e i desideri che spesso non trovano spazio. Questa profonda connessione umana permette di costruire un rapporto di fiducia, essenziale per un percorso di orientamento efficace.

Al fianco dell'ascolto, il pensiero critico è una dote che la macchina non può replicare e che non solo ci permette di sfruttare intelligentemente l’AI ma soprattutto ne riconosce i limiti, valorizzando e coltivando quelle competenze emotive e relazionali che nessun dato e macchinario potrà sostituire.

Un Orientatore è in grado di analizzare i dati forniti dall'AI, contestualizzandoli con la storia personale, le esperienze e il vissuto dell'individuo. Non si limita a prendere atto di un risultato, ma lo interroga, lo interpreta, lo sfida. Questa capacità critica è fondamentale per una lettura personalizzata del potenziale: ogni persona è un universo a sé e il suo potenziale non può essere incasellato in schemi rigidi o tabelle predefinite. L'orientatore scava a fondo, identificando talenti nascosti, aspirazioni sopite e connessioni inaspettate tra competenze e interessi, spesso invisibili agli algoritmi.

Sono proprio le abilità relazionali e riflessive a essere il vero valore aggiunto dell'Orientatore: la capacità di “empatizzare”, di motivare, di porre le domande giuste che stimolino la riflessione e l'auto-scoperta, sono caratteristiche intrinsecamente umane.

La macchina può fornire un elenco di mestieri compatibili con un profilo, ma solo un Orientatore può aiutare una persona a elaborare le proprie scelte, a superare gli ostacoli psicologici, a costruire un percorso che sia non solo funzionale, ma anche appagante e sostenibile nel tempo. Se ci caliamo poi nel contesto delle aziende, ciò si traduce in scelte di talenti più consapevoli e in percorsi di sviluppo del personale che tengano conto degli obiettivi strategici di medio-lungo periodo, della cultura organizzativa, del benessere e della crescita individuale, riducendo il rischio di turnover e aumentando la motivazione.

Tra certificazioni e competenze: il ruolo dell’Orientatore nella transizione digitale

Il Piano Nazionale Nuove Competenze (PNNC) e il Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze (SNCC) sono pilastri strategici per affrontare le sfide della transizione digitale e le sue implicazioni sul mercato del lavoro; entrambi mirano a creare un ecosistema formativo e professionale più reattivo e resiliente.

Nello specifico, il PNNC, spesso legato a iniziative come il Fondo Nuove Competenze, è stato adottato con Decreto Ministeriale del 14 dicembre 2021 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 28 dicembre 2021); questo si concentra sulla promozione dell'aggiornamento e della riqualificazione delle competenze dei lavoratori.

L'obiettivo èsupportare le imprese nell'adeguamento ai nuovi scenari tecnologici e organizzativi, finanziando percorsi formativi che permettano ai dipendenti di acquisire le skill necessarie per la transizione digitale. Per l'orientatore professionale, questo significa avere a disposizione strumenti e opportunità concrete per guidare individui e aziende verso percorsi di crescita e adattamento, identificando le lacune di competenze e suggerendo le formazioni più pertinenti.

Parallelamente, il SNCC garantisce la riconoscibilità e la spendibilità delle competenze acquisite, sia in contesti formali che non formali. Il quadro normativo che lo disciplina è complesso, con le prime fondamenta poste dal Decreto Legislativo n. 13 del 16 gennaio 2013. Successivamente, diversi decreti ministeriali hanno definito e aggiornato i modelli di certificazione, come il Decreto Ministeriale n. 14 del 30 gennaio 2024 che ha raccordato i vari modelli di certificazione delle competenze.

Attraverso la definizione di standard e la validazione di processi di certificazione, il Sistema assicura che le nuove abilità e conoscenze siano ufficialmente riconosciute, facilitando la mobilità professionale e l'inserimento nel mercato del lavoro. Per l'orientatore, il SNCC è fondamentale per valorizzare il capitale umano, fornendo un riferimento chiaro sulla validità delle competenze e supportando le persone nella costruzione di un "passaporto delle competenze" che rifletta il loro effettivo profilo professionale.

L'Orientatore professionale, in questo contesto, diventa un decodificatore del cambiamento, non solo individuando le nuove abilità richieste dalla transizione digitale, ma anche facilitando l'accesso ai percorsi formativi del PNNC e assicurando, tramite il SNCC, che queste competenze siano certificate e spendibili nel mercato del lavoro.

Conclusione: l’orientatore è ancora (e sempre) umano

In conclusione, riprendendo le indicazioni fornite dal PNNC e dal SNCC, l'Orientatore professionale emerge come figura strategica per decodificare il cambiamento: la transizione digitale e le sue continue evoluzioni richiedono non solo l'acquisizione di nuove competenze tecniche, ma anche la capacità di adattamento, di resilienza e di apprendimento continuo.

L'Orientatore supporta le persone e le imprese in questa trasformazione, aiutando a navigare la complessità, a identificare le competenze trasferibili e a valorizzare il capitale umano oltre i meri dati. Egli diventa un ponte tra le esigenze del mercato e il potenziale inespresso degli individui, garantendo che l'innovazione tecnologica sia al servizio di una crescita umana e professionale più completa e significativa.

L’orientamento, in questa visione, diventa un servizio strategico in quanto supporta e aiuta a leggere il cambiamento, a valorizzare il capitale umano e a costruire scelte di lavoro sostenibili, non solo sul piano economico, ma anche personale e sociale.

L’era dell’IA non decreta la fine dell’intervento umano, ma ne cambia la forma e ne amplifica l’importanza: le macchine sanno leggere i dati ma non sanno leggere le persone. È questa la grande responsabilità – e l’opportunità – dell’orientatore professionale oggi: restare umano in un mondo automatizzato; ed è proprio per questo, che è indispensabile.

Bibliografia

  • Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (2021). Piano Nazionale Nuove Competenze.
  • Floridi, L. (2021). Etica dell’intelligenza artificiale. Raffaello Cortina Editore.
  • European Training Foundation (ETF). (2022). The Future of Work and Skills: Implications for Career Guidance.
  • World Economic Forum. (2023). The Future of Jobs Report 2023.
  • Dalla mappatura all’attivazione delle competenze: come l’AI sta cambiando la strategia HR. L’esperienza di Planet Smart City – Politecna Europa, di Angelo Bestazzi (HR Online).
  • Minna Hu, How To Use AI As Your Accountability Coach, Forbes (2024).

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