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- 14/10/2025
Connessioni vs Mutazioni: il valore delle sei lezioni di Calvino nell'orientamento
Da bambina, accanto a mia nonna, mi perdevo nella piccola magia di un gesto semplice: infilare la mano in un calzino, afferrarne un lembo e rigirarlo, restituendo ordine ai colori sbiaditi e chiarezza alla trama confusa. Oggi, quel gioco è per me una metafora. Quando la vita si aggroviglia e il cambiamento confonde, rigiro il calzino dentro di me, sposto lo sguardo per lasciar emergere, da un’altra angolazione, il filo nascosto del senso. A cura di Annunziata Di Lecce, Direttrice del CTS Asnor.
La realtà è flusso, muta, si riconfigura di continuo. Ma ciò che chiamiamo “mutazione”, termine che evoca instabilità, perdita, perfino minaccia, può diventare, se la osserviamo da un’altra angolazione, un campo fertile di connessioni.
È un cambio di prospettiva, un gesto semplice e potente insieme, un rigirare il calzino.
La realtà resta la stessa, ma lo sguardo si sposta. E in quello spostamento, nasce la possibilità di comprendere, di apprendere, di orientarsi.
Dal cervello alla cultura: la logica delle connessioni
Le neuroscienze ci offrono la base più concreta di questo gesto mentale. Il nostro cervello è un sistema dinamico, si trasforma, crea nuove connessioni sinaptiche che permettono adattamento, crescita e apprendimento. La plasticità cerebrale non è solo una metafora, ma un processo fisiologico continuo (Cramer et al., Brain, 2011). Ogni volta che impariamo, che ci relazioniamo o che affrontiamo una sfida, il cervello non “subisce mutazioni”: costruisce nuove reti di senso.
In antropologia e sociologia troviamo la stessa trama. Tim Ingold descrive la vita come un intreccio di linee. Esistere significa muoversi, incontrare altri fili, generare trame (Ingold, The Life of Lines, 2015). Bruno Latour, con la sua Actor-Network Theory (1987), ci ricorda che la realtà sociale non è fatta di entità isolate, ma di relazioni attive tra persone, istituzioni, tecnologie, simboli. Siamo, letteralmente, nodi in una rete vivente.
Nel campo delle neuroscienze sociali, anche l’empatia è una connessione. Quando incontriamo lo sguardo di un altro, si attivano reti neurali che legano memoria, emozione e decisione (Decety & Jackson, 2004). È un processo biologico, ma anche culturale e relazionale. La nostra mente si modella nell’incontro. Così nasce la resilienza, intesa non come resistenza passiva, ma come capacità di intrecciare nuovi significati, di riconoscersi parte di un flusso più grande.
La scintilla delle connessioni: un laboratorio di senso collettivo alla RFW
Durante la Rome Future Week (RFW) 2025, nell’ambito dell’iniziativa Asnor dedicata ai Futuri in mutazione, abbiamo tradotto questo principio in un’esperienza concreta: il wall delle connessioni. Ogni partecipante ha scelto una delle sei parole che Italo Calvino, nelle sue Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio (1988), ci ha consegnato come eredità per il nuovo millennio: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, consistenza.
A ciascuna parola corrispondeva un colore di post-it, e un invito: scrivere, di getto, una parola che raccontasse una connessione vissuta o percepita durante la giornata. Non una definizione, ma una scintilla.
Alla fine, il Wall non era un elenco ma un paesaggio di parole colorate: un mosaico collettivo di relazioni, intuizioni, emozioni condivise.
I risultati: la grammatica delle connessioni
Dall’analisi dei post emersi, le sei qualità calviniane hanno restituito un ritratto sorprendentemente coerente del nostro modo di generare senso insieme:
- Leggerezza (10 post): Le connessioni che “sollevano”, che liberano dal peso, evocano ilbisogno di respirare dentro la complessità.
- Rapidità (6 post): Le connessioni agili e immediate, che nascono dall’intuizione e dal ritmo fluido dello scambio.
- Esattezza (4 post): Quelle che definiscono contorni, rendono nitida la visione, mettono a fuoco ciò che prima era sfocato.
- Visibilità (9 post): Le connessioni che rendono visibile l’invisibile: pensieri, emozioni, possibilità.
- Molteplicità (11 post): Le connessioni che accolgono le differenze, intrecciano linguaggi, approcci e sensibilità.
- Consistenza (19 post): Le connessioni che danno spessore, radice, sostegno. Quelle che restano.
Colpisce che la consistenza sia emersa come qualità più rappresentata. È un segnale importante, suggerisce che in un tempo di cambiamenti accelerati, ciò che più cerchiamo non è la stabilità statica, ma una solidità relazionale, la capacità di restare in contatto mentre tutto si muove.
Il wall ha mostrato come le connessioni, cognitive, emotive, sociali, siano la vera materia dell’orientamento contemporaneo. Orientare, oggi, significa accompagnare persone e comunità a vedere le trame che le attraversano, a scegliere quali fili annodare e quali lasciare andare, a riconoscere che ogni cambiamento può essere occasione di co-creazione.
E allora, davanti alle sfide che chiamiamo “mutazioni”, possiamo chiederci: Quali connessioni posso attivare qui, ora?
Perché nel fluire delle relazioni, come avrebbe detto Eraclito, non c’è perdita, ma vita che continua a scorrere.
Bibliografia
- Calvino, I. (1988). Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio. Milano: Garzanti.
- Cramer, S. C., Sur, M., Dobkin, B. H., O’Brien, C., Sanger, T. D., Trojanowski, J. Q., Chen, R. (2011). Harnessing neuroplasticity for clinical applications.Brain, 134(6), 1591–1609.
- Decety, J., & Jackson, P. L. (2004). The functional architecture of human empathy.Behavioral and Cognitive Neuroscience Reviews, 3(2), 71–100.
- Eraclito. (2010). Frammenti. A cura di G. Colli. Milano: Adelphi.
- Ingold, T. (2015). The Life of Lines. London & New York: Routledge.
- Latour, B. (1987). Science in Action: How to Follow Scientists and Engineers Through Society. Cambridge, MA: Harvard University Press.