Sabato 21 Dicembre 2024

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  • 27/2/2024

Come favorire lo sviluppo del talento: essere nel posto giusto, al momento giusto

A chi non è mai capitato di sentir dire, o dire di sé, di essere naturalmente portato per qualcosa? Quando si sente parlare di talento, non a caso, si fa sempre riferimento a caratteristiche innate, a quelle particolari abilità che emergono in noi senza il bisogno di grandi sforzi. La domanda, quindi, sorge spontanea: al di là della predisposizione naturale, il talento può dipendere dal contesto e dalle nostre attitudini? A cura di Fabrizio Rotta, Amministratore & Founder di BEAUX e Very Personal Consulting.

Se ci pensiamo bene, quante volte capita che una persona possieda uno o più talenti, senza però aver mai avuto la possibilità di esprimerli poiché contesto e aspetti motivazionali non l’hanno reso possibile?

Non a caso, lo psicologo Anders Ericsson, dopo aver passato oltre trent’anni a studiare grandi talenti, ha scoperto che il “talento innato” non è altro che un dono privo di valore. Questo, infatti, deve essere nutrito attraverso lo sviluppo di abilità che consentono di renderlo concreto con azioni specifiche. E diventare “abili”, che si tratti del contesto scolastico, lavorativo o sportivo, presuppone allenamento e fatica; quindi, la predisposizione a sviluppare le proprie potenzialità.

Non solo, le circostanze e il contesto in cui ci troviamo possono rappresentare un trampolino di lancio del potenziale, ma anche una catena che non gli permette di esprimersi a pieno.

Sviluppare il talento attraverso l’analisi delle attitudini

Se pensiamo a un contesto organizzativo, un talento è una persona che, se messa in condizioni favorevoli, è in grado di realizzare performance superiori alla media nel ruolo occupato e in funzione delle sue mansioni, e di esprimere comportamenti ritenuti chiave dall’azienda nella quale si trova.

Favorire lo sviluppo del talento delle persone presuppone quindi di analizzare a fondo le attitudini e i diversi ruoli assunti nella vita, poiché le caratteristiche talentuose trovano il modo di esprimersi anche attraverso attività extra-lavorative, hobby, relazioni, ecc. Ragionando in questa direzione ci si rende conto che tutte le persone rappresentano una risorsa preziosa per il buon funzionamento della vita organizzativa, a patto che si trovino al posto giusto al momento giusto.

Per individuare talenti e potenzialità, i processi di recruiting e di gestione delle persone in azienda devono tener conto delle loro attitudini che, è bene ricordare, non sono statiche e sempre uguali, ma variano a seconda del momento in cui emergono. Solo così è possibile indirizzare l’individuo verso l’espressione della massima performance.

L’analisi delle attitudini come guida oggettiva nella definizione del profilo comportamentale e motivazionale

Per riconoscere un talento possiamo utilizzare diversi strumenti di valutazione e sviluppo del personale. Tra questi, i talent assessment che esplorano le reazioni, i comportamenti, le motivazioni e lo stile di gestione delle situazioni di un individuo, possono offrire indicazioni utili sulle sue attitudini, sulle potenzialità e sul modo in cui interagisce con gli altri e con il contesto. Mettendo al centro dell’analisi tutti questi aspetti, l’assessment diventa una bussola per:

  • la definizione del profilo comportamentale e motivazionale della persona più adatto a ricoprire uno specifico ruolo professionale;
  • la definizione di un piano atto a favorire lo sviluppo, il miglioramento e la gestione del talento;
  • l’acquisizione di una maggiore conoscenza di sé e delle caratteristiche peculiari, che permette di sfruttare una percentuale maggiore del proprio potenziale.

L’utilizzo del Talent Assessment, consente di promuovere un modello di selezione, gestione e sviluppo delle persone che si basa proprio sulla valutazione delle attitudini comportamentali e su una metodologia scientifica che permette di individuare i talenti. È uno strumento che:

  • rileva le attitudini che permetteranno o meno alla persona di raggiungere gli obiettivi personali e professionali;
  • evidenzia i requisiti necessari per ricoprire uno specifico ruolo all’interno di un’organizzazione;
  • pone l’accento sugli asset su cui lavorare per incrementare le performance.

Il Talent Assessment, poiché orientato all’analisi del comportamento e non della personalità del singolo, consente di definire percorsi di sviluppo personale e professionale, proiettati verso l’acquisizione di un maggiore senso di empowerment e allineamento alla cultura aziendale, oltre che a una migliore capacità di gestione delle performance professionali.

Conclusioni

Tutti possiamo essere considerati potenziali talenti se ci troviamo nel posto giusto al momento giusto. I talenti rappresentano una “dote” innata, ma l’attitudine è il punto di partenza per poterli esprimere in modo completo e strutturato, sempre in presenza delle circostanze ideali.

Non è il talento a definire ciò che la persona sa fare, ma è quel che fa che ne è una manifestazione. Ecco perché l’attenzione alle attitudini comportamentali e al contesto divengono fattori fondamentali per fare del talento un dato di fatto e non una semplice potenzialità.

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Fabrizio Rotta

Fabrizio Rotta

Amministratore & Founder di BEAUX e Very Personal Consulting

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