Domenica 24 Novembre 2024

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  • 27/3/2024

Il disorientamento dei giovani e le strategie orientative per contrastarlo

L’adolescenza è uno dei normali periodi di transizione della vita: una fase di grandi cambiamenti, una fonte inesauribile di novità ed entusiasmi e insieme di grandi e profonde sofferenze. In questa fase della vita, i fattori intrinseci ed estrinseci che provocano profondi cambiamenti spingono gli adolescenti a sperimentare un accomodamento, ovvero una sorta di fuga in avanti, un tentativo di compiere scelte, decisioni, compiti, obiettivi propri dell’età adulta senza però essere fisicamente e psicologicamente preparati. A cura di Alessia Paglia, Orientatrice Asnor.

I fattori intrinseci di disorientamento in età adolescenziale

L’adolescenza potrebbe essere definita come il momento del cambiamento per antonomasia: trasformazioni iniziate nel periodo puberale e prepuberale, ovvero modificazioni a livello corporeo che hanno una notevolissima ricaduta a livello psicologico, perché il più delle volte l’adolescente si guarda allo specchio e non è per niente soddisfatto di ciò che vede, stenta quasi a riconoscersi.

L’adolescenza implica anche l’importante processo di costruzione dell’identità personale, quando gli adolescenti mancano di consapevolezza e sono completamente travolti dal processo di crescita, e tendono a tirar fuori e a dimostrare tutte le loro potenzialità.

Si sentono disponibili a tutto, in grado di superare gli ostacoli, ma al contempo non sono in grado di gestire i loro sentimenti, affetti e pensieri; tendono a esibirsi, ma anche ad appartarsi, fuggono dal passato, ovvero vogliono allontanarsi dall’autorità genitoriale e dall’immagine infantile di sé. Ma tutti questi desideri sono in contrasto con la paura della nuova condizione di crescente autonomia.

I fattori estrinseci di disorientamento in età adolescenziale

I cambiamenti in corso nella società attuale mostrano come il contesto in cui viviamo sia di per sé fonte di disorientamento.

Questo aspetto intrinsecamente disorientante della nostra società non deve essere visto in chiave esclusivamente negativa: se da un lato aumentano gli spazi di incertezza, dall’altro lato corrisponde un aumento di autonomia e di possibilità di scelta.

Il punto è se si posseggono le risorse necessarie per affrontare uno scenario così variegato; questo tipo di considerazione viene accolta come una mission da parte dell’orientamento.

Gli atteggiamenti pessimistici che spesso gli adolescenti e i giovani mostrano nei confronti della formazione e del lavoro sono purtroppo l’effetto della retorica pessimistica dei discorsi dei genitori: lo studio è percepito come una perdita di tempo e come un investimento poco sicuro rispetto alla futura collocazione lavorativa. Basti pensare alla messa in discussione dell’importanza degli studi accademici e della scelta del corso di laurea e il lavoro ridotto a fatica, a tempo occupato a un’attività inutile oppure a un conflitto continuo, ad ansia relazionale, a puro sfruttamento.

Leggi anche Orientamento e famiglia: le variabili che influenzano le scelte dei giovani

L’intervento dell’orientamento in età adolescenziale: l’approccio personalistico e la relazione di aiuto

L’azione orientativa è stata prevalentemente pensata per l’adolescente-studente come colui che va orientato, ovvero guidato in un percorso nel quale riceve informazioni di vario genere relative alle sue caratteristiche mentali, culturali, emotive, motivazionali, e viene invitato a seguire le conclusioni che gli vengono offerte come le migliori per lui e per la sua situazione.

L’orientamento personalistico, invece, si configura come un percorso processuale di sviluppo, di crescita e di evoluzione del soggetto che si mostra come parte attiva nelle sue scelte scolastiche e professionali, un’opportunità per maturare in modo da realizzare le proprie aspirazioni attraverso un atteggiamento-comportamento costruttivo e collaborativo, anche come soggetto utile per la società.

La relazione d’aiuto che si stabilisce all’interno della strategia orientativa personalistica diviene un vero e proprio strumento di libertà per ricreare intorno al giovane le condizioni favorevoli per la sua crescita e sviluppo, per coinvolgerlo attivamente nelle sue scelte e decisioni e per far accrescere senso di autonomia, stima, fiducia e responsabilità, soprattutto durante le sfide, svolgimento di compiti, risoluzioni di problemi, superamento di difficoltà.

L’operatore di orientamento, attraverso tali approcci si porrà come figura di aiuto e sostegno, spogliandosi completamente del proprio ruolo ufficiale attraverso un’identificazione a “effetto specchio”, in modo che l’adolescente possa attraverso di lui osservare e riconoscere una serie di rappresentazioni che non sono altro che aspetti e parti di sé.

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Letture consigliate

  • Castelli C., Venini L., Psicologia dell’orientamento scolastico e professionale, Franco Angeli, Roma, 1996.
  • Lozupone E., Orientamento e complessità. Pedagogia e psicologia dell’orientamento (dispense).
  • Pombeni M.L., Il colloquio di orientamento, Carocci, Roma, 1996.
  • Sonesi S., (a cura di), Orientamenti per l’orientamento. Ricerche e applicazioni per l’orientamento scolastico-professionale, Iter, Firenze, 2000.

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