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- 29/5/2024
Disgrafia, cos'è e come si garantisce l'inclusione dell'alunno disgrafico
La disgrafia è un Disturbo Specifico dell'Apprendimento che impedisce all'alunno di scrivere in maniera corretta. Si manifesta generalmente nei primi anni della scuola primaria. Una diagnosi più rapida possibile è fondamentale per favorire l'inclusione dell'alunno disgrafico con un piano didattico personalizzato.
Che cos'è la disgrafia?
La disgrafia è un Disturbo Specifico dell'Apprendimento (DSA) relazionato con la capacità di scrivere, intesa da un punto di vista motorio-esecutivo. Come tutti i DSA, l'origine della disgrafia è neurobiologica; non è quindi relazionata a eventuali blocchi educativi o traumi psicologici vissuti dal bambino. Non va nemmeno confusa con una difficoltà generica che può incontrare il bambino nell'imparare a scrivere o disegnare. L'alunno disgrafico ha infatti una difficoltà specifica nella riproduzione di segni grafici, numerici e alfabetici, derivante da un preciso problema nello sviluppo psicomotorio e che influisce negativamente nell'apprendimento. Per questo, la disgrafia può e deve essere accertata solo con una apposita diagnosi clinica.
I DSA e la didattica inclusiva
Quando si manifesta e come si riconosce la disgrafia?
I DSA interessano determinati processi dell'apprendimento e si manifestano solamente in età evolutiva, ovvero quando il bambino non sviluppa una capacità che per gli altri diventa invece un automatismo. Generalmente, quindi, la disgrafia si presenta solamente a partire dalsecondo o terzo anno della scuola primaria. Si riconosce quando il bambino ha problemi grafici che non gli consentono di eseguire calcoli in colonna, o di leggere quello che ha scritto. Questa situazione "a occhio" può essere dovuta a una scorretta impugnatura della penna, a un'incapacità di gestire e organizzare lo spazio, oppure ad altri problemi che segnalano in maniera chiara e visibile un problema specifico nell'esecuzione motoria della scrittura. A causa della matrice evolutiva del disturbo, la diagnosi della disgrafia non può mai realizzarsi prima della conclusione del secondo anno di scuola elementare e deve essere posta da uno psicologo o da un neuropsichiatra, possibilmente affiancati da un logopedista. Oltre che ad accertare la disgrafia, il test diagnostico serve anche a individuare la presenza di altri tipi di disturbi. L'iter diagnostico prende in considerazione diverse variabili, tra cui:
- velocità della scrittura;
- direzionalità del movimento;
- spaziatura tra lettere e parole;
- pressione, allineamento e grandezza.
L'inclusione scolastica dell'alunno disgrafico
Riconoscere e individuare precocemente il disturbo è fondamentale perché la disgrafia comporta seri problemi nel percorso scolastico. Infatti, l'alunno disgrafico non è in grado di seguire autonomamente il piano didattico del gruppo-classe. Le difficoltà grafiche causano difficoltà non solo nella scrittura e nell'esecuzione di calcoli, ma anche in varie attività ed esercizi che richiedono una motricità fine. La diagnosi è quindi il primo passo per il riconoscimento formale della condizione di difficoltà dell'alunno, sia da parte della scuola che dei genitori. Lo step successivo è l'avvio di un piano didattico personalizzato. L'intervento scolastico deve prima di tutto evitare l'effetto "a cascata", impedendo quindi che la disgrafia comporti difficoltà a catena anche negli apprendimenti più complessi. Inoltre, la didattica individualizzata ha un duplice obiettivo:
- funzionale, perché agisce sull'abilità deficitaria;
- compensativo, perché fornisce fin da subito metodi di apprendimento alternativi.
La normative sull'inclusione scolastica in Italia
La normativa della scuola italiana sulla disgrafia
La legge di riferimento per la disgrafia è la legge 170/2010 che ha l'obiettivo di tutelare e garantire il diritto all'istruzione di tutti gli alunni con Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Oltre agli esercizi funzionali e agli strumenti compensativi, la normativa prevede anche le misure dispensative. Con questa espressione si indica la possibilità per un alunno disgrafico di non svolgere determinate attività scolastiche perché gli risulterebbero eccessivamente difficili e non sarebbero comunque funzionali a un miglioramento dell'apprendimento. In linea generale, oltre a dare le linee guida per il lavoro e la formazione del personale docente e dell'istituzione scolastica in generale, la legge 170/2010 vuole promuovere anche una più ampia e corretta collaborazione tra scuola e famiglie. Infatti, la collaborazione tra i vari contesti educativi è fondamentale per ridurre i disagi e per promuovere lo sviluppo educativo dell'alunno.